Stellantis chiude sei mesi difficili

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Perdite da 2,3 miliardi di euro nel semestre, consegne -6% Il gruppo brucia cassa industriale per 3 miliardi

Stellantis chiude sei mesi difficili

 

Poteva andare peggio, ma di certo non va bene. Il titolo Stellantis segna un ribasso del 2,11% in avvio di settimana dopo pubblicazione dei conti del primo semestre 2025, che sono, come ampiamente previsto dai mercati, negativi.

L’azione passa ora di mano a 7,746 euro, dopo un affondo a 7,612, che è scivolato sotto i minimi del 23 giugno a 7,714. Quella con cui si confrontano le quotazioni è un’area critica di supporto, ma eventuali affondi sotto i 7,267 euro dei minimi del 22 aprile scorso potrebbero far precipitare le cose e compromettere il tentativo del titolo di creare una base su questi livelli riavviando il forte trend ribassista ormai in forza da più di un anno.

Dopo si potrebbero individuare target ribassisti in area 6,5 euro, a 5,3, a 4,5 euro, ma è un po’ come fissare le tappe di un coltello che cade, mentre al contrario recuperi sopra gli 8 euro e sopra gli 8,28 aprirebbero la strada a rimonte fino a 8,40 euro almeno.

Stellantis, cosa succede?

Una crisi storica ed epocale del settore automobilistico globale nel mezzo della transizione energetica si è mescolata con la guerra dei dazi della seconda amministrazione Trump e proprio Stellantis, che delle tre big USA (oltre alla sua Chrysler ci sono General Motors e Ford) è la più internazionale, rischia quindi di pagare una multa salatissima al contesto sfidante.

Già è saltata la testa dell’amministratore delegato Carlos Tavares che ha subito le conseguenze di un crollo dei volumi proprio nel mercato chiave del Nord America.

Dopo mesi di ricerca, passati anche dalla decisione a fine aprile di sospendere la guidance finanziaria per il 2025 proprio per le incertezze sui dazi, è giunta la designazione del manager interno che ha ottenuto una ampia apertura di credito, almeno sulle cronache finanziarie, per il suo track record industriale e per i risultati conseguiti in diverse aree del business della casa.

Il via libera decisivo degli azionisti è giunto appena venerdì scorso con una maggioranza bulgara dei soci all’assemblea straordinaria di Stellantis: 71,53% del capitale presente, ok al nuovo manager con oltre il 99%

Ma che la strada fosse in ripida salita era già chiaro a tutti. Oggi le indicazioni preliminari sui primi sei mesi lo confermano.

Stellantis, i dati dei primi sei mesi

Nella prima metà dell’anno Stellantis ha registrato ricavi da 74,3 miliardi di euro, in calo del 12,6% sul dato di un anno fa, e una perdita netta da 2,3 miliardi di euro a fronte dell’utile da 5,6 miliardi di euro della prima metà del 2024 che pure già mostrava un pesante calo del 48%

Nella prima metà dell’anno il risultato operativo rettificato del gruppo (l’AOI, che esclude poste straordinari di varia natura) si è compresso a 500 milioni di euro, era di 8,4 miliardi un anno fa.

Il cash flow operativo del gruppo mostra che Stellantis brucia molta cassa, 2,3 miliardi di euro contro il saldo 4,89 miliardi della prima metà del 2024.

Il più preciso dato del cash flow industriale mostra una perdita da 3 miliardi di euro, quasi decuplicata rispetto ai -392 milioni di un anno fa.

A falciare i conti contribuisce l'impatto decisivo di ben 3,3 miliardi di euro di oneri netti (lordo imposte) per cancellazione di programmi (di recente quello dell'idrogeno), svalutazione di piattaforme e altro ancora.

La sfida di Filosa è insomma davvero ardua.

Stellantis, grosso problema USA

Il mercato chiave degli Stati Uniti, come anticipato rimane il fulcro del destino della casa automobilistica. Come visto, le incertezze sui dazi hanno già portato al ritiro delle stime sull’andamento di quest’anno.
Oggi Stellantis ha anticipato che i primi effetti dei dazi USA ammontano a 300 milioni di euro (dazi netti sostenuti) e c’è già la prevista perdita di produzione.
Con dazi aggiuntivi del 25% su tutte le auto di importazione negli Stati Uniti dallo scorso 3 aprile, non c’è molto da stupirsi purtroppo.

Il mercato degli Stati Uniti è la maggiore sfida per i volumi del gruppo (oltre che per la sua redditività).
Nella prima metà del 2025 Stellantis ha perso nel mondo consegne per 90 mila veicoli, tornando a un totale di 1,44 milioni di veicoli circa.
Nel Nord America la casa ha registrato nello stesso periodo l’ammanco di ben 109 mila consegne rispetto a un anno fa, appena 322 mila veicoli in totale. Significa che la crisi dei dazi è già nei numeri e che le altre geografie provano soltanto a tamponarne l’impatto, spesso senza successo.  

Spunti molto positivi giungono in realtà da Medioriente e Africa, dove le consegne sono balzate del 30% (a 125 mila unità), e dal Sudamerica, dove sono cresciute del 20% a 260 mila unità.

Nel mercato a stelle e strisce le vendite sono calate del 10%, riduzione della produzione e delle spedizioni di veicoli importati hanno fatto il resto, anche se alcuni marchi storici come JEEP e RAM hanno registrato una crescita del 13% delle vendite confermando che in qualche modo il prodotto ancora c’è.

Stellantis, anche l’Europa è debole

Nell’attuale assetto di mercato, l’Europa allargata è di gran lunga la maggiore pila di valore, con ben 722 mila consegne nella prima metà del 2025, più del doppio degli States. Ma le cose non vanno bene neanche nel Vecchio Continente, perché nei sei mesi le consegne sono calate del 6% con l’ammanco di ben 50 mila veicoli.

Insomma i due mercati principali del gruppo sono in affanno e per ora non si vede la luce alla del tunnel.