Dovalue, grossa operazione in Germania, cambia il business
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Braccio di ferro sui prezzi di Dovalue a Piazza Affari in vista di una chiusura di ottava che la società degli NPL ha aperto con una notizia dirompente, un’acquisizione trasformativa da ben 350 milioni di euro, almeno, che potrebbe cambiare l’intero modello di business del gruppo.
Per anni la società è stata una dei malati di Piazza Affari, dal 2017 della quotazioni alla fine del 2024 il titolo ha impostato un solido, deciso trend ribassista che ha precipitato i corsi negli anni da 25 euro a 91 centesimi.
In queste ore il titolo segna un rialzo del 4,38% a 2,242 euro che giunge dopo un rally di oltre il 140% dai minimi di novembre che avevano appunto portato il gruppo allo status di penny stock, un limbo pericolosissimo che il superamento deciso delle resistenze dinamiche e statiche più importanti negli ultimi mesi sembra essersi lasciato alle spalle.
D’altronde dopo la fusione con Gardant il gruppo guidato dall’amministratrice delegata Manuela Franchi è tornato all’utile nel 2024.
Su prezzi (neanche regalati siamo sui 40x di P/E ordinario trailing), in queste ore il rally del 4,38% citato lascia però sul grafico un doji, una di quelle candele prive di corpo con lunghe ombre in entrambe le direzioni che rivelano un’assoluta indecisione del mercato tra pulsioni al ribasso e pulsioni al rialzo, tra venditori e compratori.
I massimi sono a 2,35 euro, i minimi a 2,122, il braccio di ferro è in corso e, peraltro, si combatte sulla soglia delle medie mobili esponenziali a 200 e a 50 sedute.
Dovalue, chi è COEO?
Ma andiamo sulla notizia del giorno: l’acquisizione di COEO, in pratica un nuovo business tecnologico con piattaforme innovative su mercati come il buy-now-pay-later (le soluzione per piccoli pagamenti rateizzati sempre più diffuse) e l’e-commerce. Il gruppo tedesco l’anno scorso ha registrato un ebitda di 75 milioni di euro, in crescita del 34% in media ogni anno dal 2022 (CAGR). I ricavi hanno mostrato una crescita media annua del 26% nello stesso periodo e mostrano forti flussi di cassa e stabilità grazie al portafoglio clienti di bluechip, per un totale di oltre 7 milioni di posizioni. Il gruppo su dati storici dovrebbe fornire il 35% dei nuovi ricavi, sulla base dei ricavi di Dovalue nel 2024 da 479,2 milioni dovrebbero quindi ammontare a 167 milioni circa.
Dovalue è pronta a pagare 350 milioni di euro subito, circa 4,67 volte l’ebitda (quindi un buon prezzo), che potrebbero salire nel 2028 a 390 milioni di euro con un earnout (quindi 5,2 volte l’ebitda). In compenso Dovalue si aspetta di raggiungere ricavi da 800 milioni di euro nel 2028 che significherebbero, sul dato del 2024 senza COEO, una crescita media annua del 13,7% circa (CAGR).
Soprattutto cambierebbe il volto di Dovalue che da società focalizzata soprattutto sugli NPL in Italia con alcuni mercati specifici aggiuntivi (Grecia e Spagna) diventa un gruppo paneuropeo con il business debole e ciclico degli NPL, ossia della gestione e del recupero dei crediti deteriorati, diventa soltanto il 45% del totale del giro d’affari, mentre i ricavi non NPL e per giunta in settore evoluti come i rapporti digitali con servizi come e-commerce e BNPL raggiungono il 55% delle revenue.
A quel punto la Germania diventa il secondo mercato più importante del gruppo con il 20% dei ricavi e sono 8 le geografie che il business di COEO porta con sé. Nel 2028 Dovalue si aspetta una crescita dell’ebitda ricorrente a ben 300 milioni di euro, ossia il 16% l’anno dai 164,8 milioni del 2024. E’ soprattutto la crescita dell’utile per azione però che promette e strizza l’occhio all’attesa di remunerazione dei soci dopo tanti anni difficili: +15% di eps nel 2026 e +30% nel 2027!
Già l’anno prossimo Daniele Della Seta, head of IR, M&A and Strategic Finance di Dovalue, ha dichiarato di prevedere un dividendo in denaro. E’ confermato un payout del 50-70% degli utili netti senza NRI (cioè ricorrenti senza poste straordinarie – non recurring items).
Al contempo il gruppo punta a in controllo dell’indebitamento con un leverage (debito/ebitda) che salirà quest’anno a 2,5x, per scendere poi a 2,2x e a 1,7x nel 2027.
Ma non si tratterà soltanto di integrare nuovi business (il management di COEO è confermato e reinveste) in nuove geografie, dalla Germania, al Belgio, all’Austria alla Gran Bretagna, ma anche di fondere il modello di business complessivo per esempio trasferendo i crediti di BNPL o e-commerce di COEO a Dovalue e a un partner finanziario terzo in futuro, mantenendo quindi alla base un modello asset-light.
La cAI Technology di Berlino di COEO è già una piattaforma di intelligenza artificiale che migliora efficienza operativa e scalabilità dei clienti in automatico, le potenzialità sono enormi. In definitiva tutti rami di business molto più dinamici e stabili di quelli attuali di Dovalue che punta a entrare quindi in una nuova fase sempre più europea e sempre più differenziata dopo l’acquisizione l’anno scorso di Gardant.