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Come valutare il grado di rischio di un Investimento

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Per un risparmiatore, uno degli aspetti principali da tenere in considerazione, è la valutazione del grado di rischio dei propri investimenti. Ecco le linee guida da seguire

Come valutare il grado di rischio di un Investimento

Per un risparmiatore, uno degli aspetti principali da tenere in considerazione, è la valutazione del grado di rischio dei propri investimenti. Più del rendimento, dei profitti attesi, dei tassi ipotizzati, dei sogni e delle illusioni.

Quando si parla di soldi, occorre essere pragmatici e stare coi piedi ben ancorati a terra. Avere la consapevolezza di ciò che si fa è basilare, soprattutto perché permette di vivere in modo più sereno i momenti bui. E fidatevi, ce ne sono sempre.

Investire non è un gioco

Si parta dal presupposto che investire non è un gioco, ma è un’attività che richiede tempo, energie, programmazione. Che cosa si intende, esattamente per rischio? Se vogliamo dare la risposta più appropriata, possiamo definirlo come la possibilità di subire perdite in conto capitale.

Se vogliamo andare più in profondità e parlare di rischio di portafoglio, dobbiamo aggiungere al concetto espresso in precedenza, la possibilità di non raggiungere gli obiettivi prefissati e di ipotizzare anche quale potrebbe essere la perdita massima in cui si potrebbe incorrere in un determinato periodo.

Per i più esperti, parlare di rischio di portafoglio significa avere a che fare con termini quali correlazione, devianza e via dicendo. Si può però cercare di spiegare il concetto in maniera più semplice e basilare, senza addentrarsi, per forza, in tecnicismi (che pure sono utili e necessari). Detto che la pianificazione finanziaria è il punto di partenza per la creazione di ogni portafoglio, ci sono alcuni accorgimenti che permettono di valutare il grado di rischio dello stesso (una volta tracciata la via da seguire).

Va da sé che la valutazione debba essere effettuata tramite l’analisi dei mercati sui quali si pensa di investire, sull’aspetto macroeconomico, settoriale, microeconomico e così via. Insomma, qualsiasi titolo si pensi di acquistare, va rapportato al contesto generale e agli altri titoli del portafoglio. Una semplice suddivisione tra obbligazioni, azioni e fondi, ad esempio, potrebbe non essere sufficiente a ridurre il rischio.

Investire: l’importanza del tutto

Se acquisto titoli di stato italiani, azioni italiane, bond emessi da società italiane, posso affermare di aver diversificato completamente il rischio di portafoglio? No, nel modo più assoluto. Ho attuato una ripartizione a livello di strumenti di investimento, ma sono totalmente esposto sul Paese Italia.

Ergo, un peggioramento delle condizioni economiche, politiche, sociali della Penisola, può riservare brutte sorprese e ingenti perdite. Si tratta di un esempio probabilmente banale, ma utile a comprendere come, spesso, ci si fermi alla superficie, senza andare in profondità. Lo stesso problema si può presentare se, all’interno di un portafoglio azionario, ci sono titoli appartenenti allo stesso settore.

Alle volte, capita di farsi prendere dalla fretta di acquistare una azione pensando esclusivamente al profitto che potrebbe generare ma non si valuta, invece, l’impatto che può avere all’interno del nostro portafoglio globale. Una serie di operazioni slegate tra loro, ovvero senza un “fil rouge”, può ritorcersi contro e generare uno squilibrio e un rischio che si comprenderebbero solo nel momento in cui si verificasse il “patatrac”.

Ecco perché è essenziale fare una analisi a 360 gradi senza fermarsi in superficie. Allo stesso modo, non basta comprare un bond per pensare di correre meno rischi di un’azione. Chi lo ha emesso il bond? In che valuta? Quale è il rating dell’emittente? Mai galleggiare solamente in superficie, perché si rischia di andare a fondo al primo starnuto.

 

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