Alibaba, come va e perché ci dice a che punto siamo
pubblicato:Chi ha visto Jack Ma? Ecco come è finita e oggi Alibaba si è scissa in sei e cerca di ripartire, ma le sfide per l'avversario globale di Amazon non sono poche, comprese quelle tecnologiche

Il titano cinese dell’ecommerce Alibaba ha annunciato ieri sera i risultati del trimestre al 30 giugno 2023. Numeri importanti non solo per il gruppo.
Alibaba, i risultati del trimestre in breve
In renmimbi si registra un balzo dei ricavi del 14% a 234,15 miliardi, ossia 32,29 miliardi di dollari.
L’utile operativo è cresciuto del 70% a 5,86 mld (variazione in valuta locale), l’ebitda adjusted del 32% ($ 6,257 mld).
L’utile attribuibile ai soci della capogruppo è stato di 4,73 miliardi di dollari.
L’utile non-GAAP è balzato del 48% a/a a 6,19 miliardi di dollari. L’utile per azione degli ADS (i titoli quotati all’estero e negli Stati Uniti) è stato pari a 1,83 dollari (0,23 dollari quello per azione, ma è quotato in ADS a New York e in dollari di Hong Kong nell'ex Colonia). Sugli ADS il risultato batte le attese del consensus di Factset posto a 1,69 dollari, ieri in chiusura il titolo ha segnato un balzo del 4,6% a 99,21 dollari, ma in pre-market ripiega del 2,08%
La cassa operativa è cresciuta del 34% a circa 6,25 miliardi di dollari.
Per avere un’idea delle dimensioni del gigante asiatico del commercio elettronico si può tranquillamente fare un confronto con Amazon. In questo periodo sfortunato Alibaba fattura 32,3 miliardi mentre la vendita di prodotti di Amazon ha fatturato nei tre mesi 59,03 miliardi di dollari. Utile operativo di Alibaba nel periodo 5,76 miliardi di dollari, utile di Amazon nazionale e internazionale sul fronte consegne (cioè senza AWS che è altra roba), circa 4,1 miliardi di dollari.
Vince la Cina, tutti a casa, anche Jack Ma.
Alibaba cambia tutto
L’ultimo trimestre di Alibaba è stato infatti particolarmente sfidante dal punto di vista della governance, perché è stato il primo ad implementare la nuova struttura organizzativa del gruppo che lo ha diviso in sei unità con elevata autonomia specifica, un semispezzatino che ha incuriosito i mercati internazionali. In realtà la divisione China Commerce fa quasi tutto, nel senso che fattura dieci volte ciascuna delle altre e in termini di adjusted ebita è l’unica che tiene in piedi la baracca con un segno più che è l’unico tra tutti insieme al cloud, solo che il cloud ha un ebita adj. di 1,42 miliardi di RMB e China Commerce 184,86 mld RMB. E questo dice tutto. Sicuramente insomma non saranno riaggiustamenti semplici i prossimi.
Alibaba, perché i prossimi mesi saranno decisivi
In realtà per Alibaba si preparano mesi decisi. Intanto si inizierà a capire come funziona il nuovo spezzatino e il nuovo management. Jack Ma è fuori dai giochi (e dopo spiegheremo come è andata), ma il colosso cinese del commercio elettronico ha sfide formidabili davanti.
Un breve sunto ne darà l’idea. Anche se la maggioranza dei lampadari dei locali di Milano si può ritrovare sul catalogo di Aliexpress (tanto per fare un esempio), il cuore del valore del gruppo rimane in patria, d’altronde con 1,3 miliardi di persone che significa più del doppio di Stati Uniti ed Europa messe assieme, non si può fare finta di niente, anche se i poteri di acquisto sono fortemente sbilanciati.
Qui c’è il primo problema, con una Cina in deflazione, una forte frenata economica e il peso crescente dei terremoti geopolitici, quale sarà l’impatto domestico per la società?
Altro problema, il reshoring comporterà inevitabilmente una maggiore produzione all’estero e quindi minori flussi commerciali tra la Cina e il resto del mondo: praticamente il core business del gruppo, ci vorranno anni, ma il processo è cominciato e bisogna reagire adesso. Certo per ora l’accento è sull’high tech, ma domani la manifattura meno pregiata potrebbe essere coinvolta.
Infine l’intelligenza artificiale: sta prospettando cambiamenti strutturali su tutti i fronti e bisognerà stare al passo. Gli Stati Uniti frenano in ogni modo uno sviluppo tecnologico cinese che potrebbe minacciare non tanto la loro sicurezza nazionale, quanto il loro predominio tecnico-finanziario e per Alibaba questo potrebbe trasformarsi in una sfida esistenziale, perché l’eventuale incapacità di sviluppare algoritmi e capacità che oggi neanche immaginiamo sulle piattaforme potrebbe fare la differenza sul mercato e nei bilanci.
Alibaba: che fine ha fatto Jack Ma
D’altronde il gigante Alibaba dalla sua fondazione è stato legato alla figura di Jack Ma, artefice del suo successo nazionale e globale, ma anche entrato in conflitto con l’elite di Beijing e quindi finito in disgrazia negli ultimi anni, scomparto dai riflettori e solo di recente riapparso in tono dimesso in alcune competizioni matematiche locali e in veste più di professore che di ciclope della finanza e dell’industria globale.
Quasi un ritorno alle origini, visto che lo stesso Ma aveva cominciato la sua vita professionale come insegnante universitario di inglese con una paga di 12-15 dollari l’ora. Un’altra epoca rispetto alla quotazione a New York nel 2014, agli onori come uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo.
Prima della caduta però.
Ancora oggi all’imprenditore Forbes attribuisce un patrimonio di circa 25,1 miliardi di dollari (63° uomo più ricco del mondo). Negli anni già nel 2019 Jack Ma aveva lasciato l’incarico di presidente esecutivo di Alibaba ed era tornato - sembra - in Cina solo nel marzo 2023 per promuovere la scissione in sei della società sopra descritta. La filantropia avrebbe preso il posto dell’ambizione, ma i suoi silenzi improvvisi sono stati anche interpretato come la pressione di un governo cinese diventato ostile.
L’origine dalla caduta sarebbe nelle critiche aperte del 2020. Reuters l’ha riassunta bene: pochi giorni prima della quotazione di Ant che sarebbe stata una nuova gloria nel suo palma res, il manager di fronte a una platea di autorità finanziarie cinesi accusa le authority e il sistema economico della Repubblica Popolare di mancare di innovazione e coraggio, di operare con una mentalità da “banco dei pegni”. E’ il 24 ottobre del 2020 a Shanghai, c’è il gotha finanziario e politico nazionale, è l’inizio della fine. Forse i toni, più degli argomenti, ma anche questi ultimi decretano la caduta del manager. Dopo pochi giorni viene bloccata l’IPO di Ant.
La CNN la semplifica così: ha perso circa la metà dei suoi soldi in pochi giorni, aveva un patrimonio stimato in oltre 61 miliardi di dollari e ora ne ha meno di 30 miliardi.
Un caso che in Occidente fa rabbrividire, ovviamente, non proprio ai livelli di quello del miliardario russo imprigionato Mikhail Khodorkovsky, ma di certo non un caso di pluralismo di opinione a Beijing.
Da un form di luglio alla Sec si ottiene conferma dell’attuale compagine azionaria di Alibaba: primo socio la giapponese Softbank con il 13,9% del capitale, Seguono nella compagine azionaria tutti i top manager con un complessivo 2,2% del capitale del gigante. Jack Ma non compare e dal 2020, periodo della sua “quasi scomparsa”, il manager ha anche lasciato il consiglio di amministrazione di Softbank.
Insomma l'uomo non guida più Alibaba, ormai è chiaro. Ma Alibaba saprà dove andare senza di lui?