Auto, buoni dati sulle vendite in Europa ad agosto, tranne che in Italia

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Recuperano immatricolazioni nel mese estivo le maggiori case, Stellantis compresa, per tutte, la crisi è pesante e ogni buon segnale viene pesato dal mercato. Ecco il quadro

Auto, buoni dati sulle vendite in Europa ad agosto, tranne che in Italia
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Agosto non è ciclicamente un mese interessante per il mercato dell’auto, non è proprio il mese tipico di chi vuole comprare una quattro ruote, eppure gli ultimi dati dell’Acea, l’Associazione europea dei costruttori di automobili, riferiti a quel mese, sono importanti perché segnalano una ripresa della domanda diffusa e articolata sui vari mercati che potrebbe inviare un primo segnale su questo settore strategico.

Una crescita del mercato del 5,3% (a 677.786 auto immatricolate in Europa) non si vedeva da un po’.
Comprime a un -0,1% il saldo complessivo dei primi 8 mesi delle vetture del Vecchio Continente: 7,168 milioni di auto circa, più o meno quindi come nel 2024. Sono sempre dati in forte calo rispetto al pre-pandemia, ma oltre l’altolà ai regolatori Ue sulle norme europee in materia di emissioni, va chiaramente evidenziato che la crisi dell’auto che ha fatto stracciare le vesti su Volkswagen e gli altri grandi tedeschi, su Stellantis e più di recente su Renault, è stata ed è essenzialmente anche una crisi di domanda.

I margini segati dagli investimenti sono stati spesso un altro fattore di un’equazione più complessa ancora abbastanza lontana da una soluzione.

Auto, ancora vendite in calo in Italia, ma ripartono gli incentivi

I dati d’agosto trovano i maggiori costruttori e i maggiori mercati delle quattro ruote in forma migliore che nei mesi precedenti, con la vistosa eccezione dell’Italia che registra ancora un calo del 2,7% (sull’agosto 2024) a 67.322 auto immatricolate.
Il saldo dei primi 8 mesi del 2025 resta su un -3,7% a 1,041 milioni di auto immatricolate.

Non sembra quindi che la decisione del Mase (Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica) di varare il nuovo decreto attuativo per gli incentivi a fondo perduto per l’acquisto di auto poco inquinanti (Ecobonus) abbia funzionato poi tanto.

La decisione è proprio dell’8 agosto, quindi è possibile che gli effetti sul mercato si vedano nei mesi a venire, anche perché la misura da 597 milioni di euro in totale, passa dai concessionari prima di tradursi in prezzi di listino.

Giova ricorda che comunque per le auto elettriche (categoria M1) la misura prevede un contributo importante, da 9 mila a 11 mila euro in base all’ISEE, e aiuti consistenti per le microimprese che vogliono acquistare veicoli elettrici commerciali (N1 ed N2) e che possono ottenere fino a 20 mila euro a veicolo, sebbene nel limite del 30% del prezzo di acquisto (con rispetto normativa “de minimis”).

Auto, il caso Stellantis

Ma torniamo ai numeri del mercato europeo, anche perché la posizione trasversale del mondo delle quattro ruote europee ha inviato diversi segnali nelle ultime settimane. È trapelato sui giornali e negli annunci ai sindacati che Stellantis nelle prossime settimane interromperà temporaneamente la produzione in diversi stabilimenti europei, 15 giorni a ottobre a Poissy (Francia) e sicuramente anche a Pomigliano (dal 29 settembre ferma la linea Panda per una settimana, poi per due Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet). Secondo Les Echos chiuderanno anche Eisenach in Germania (5 giorni), Saragozza e Madrid in Spagna (7 e 14 giorni), Tichy in Polonia.

Le notizie su questi stop che confermano la criticità della situazione su cui si cimenta i nuovo amministratore delegato Antonia Filosa sono trapelate, senza comunicazioni organiche ufficiali e questo forse ha amplificato l’impatto. Anche se graficamente l’azione ha inviato qualche buon segnale tecnico recentissimamente, va ricordato che la crisi che ha portato all’allontanamento dell’ex CEO Carlos Tavares si è tradotta in Borsa con un crollo del titolo del 73% da 27,3 al minimo a 7,26 euro dello scorso 22 aprile, un livello non troppo lontano dagli 8,25 euro di queste ore.

Il nuovo CEO, che ha già inviato segnali importanti dimostrando ottimismo sulla ripresa dei volumi, dovrà mettere a terra i numeri di una ripresa concreta sull’asse tra i ricavi e i flussi di cassa che il mercato attende da tempo.

Stellantis nel primo semestre 2025 ha registrato ricavi in calo del 13% a 74,3 miliardi e una perdita netta da 2,3 miliardi di euro che incorporava, tra l’altro, flussi di cassa industriali netti negativi per 3 miliardi di euro.

Qualche segnale c’era sul fronte delle consegne in recupero sequenziale, da 1,22 milioni (in tutto il mondo) a 1,447 milioni di veicoli, comunque meno degli 1,53 milioni del secondo trimestre 2024 e molto meno dei 2,966 milioni di veicoli che Stellantis consegnava nel secondo quarto del 2023.

La cassa industriale (Financial net position) si è logorata da quasi 30 miliardi nella prima metà del 2023 ad ‘appena’ 9 miliardi a fine giugno a causa appunto dei flussi di cassa industriali fortemente negativi (-6 mld nel 2024 e appunto -3 nella prima metà di quest’anno). Né i capex (investimenti operativi in immobilizzazioni) hanno sottratto più di tanto, il livello è costante di circa 6 miliardi a semestre, 12 e qualcosa all’anno…

Ma le difficoltà a cavallo della crisi del paradigma elettrico in Europa, non sono un unicum di Stellantis.

Auto, lavori alla Porsche e alla Renault

Hanno fatto scalpore pochi giorni fa le dichiarazioni di Porsche, fascia alta come noto a tutti, che ha sostanzialmente allungato le tempistiche dell’auto elettrica e tagliato le stime reddituali di quest’anno (in  particolare ha tagliato di un quarto nel midpoint l’ebitda margin atteso nel 2025 (all’11,5%) e di due terzi il ROS (2%).

Mentre Renault, che in Francia pare voglia produrre anche carri armati (ma il copyright è tedesco), fa i conti con il nuovo CEO Francois Provost che ha preso il posto di quel Luca De Meo che lasciando la casa francese per passare dall’automotive al lusso aveva gettato nello sconforto molti analisti timorosi che fosse un po’ come dire: c’ho provato per ora le quattro ruote niente. La nuova squadra della casa della Losanga è stata rivista a inizio settembre con una vera e propria riprogettazione dei vertici esecutivi. Per Renault l’anno sta andando malissimo: c’è sempre il rischio delle scelte del nuovo CEO, che spesso fa pulizia di bilancio alle prime mosse per mostrare poi un pattern di crescita, ma a un +5,8% delle vendite nei primi 8 mesi dell’anno (in termini di volumi), ha corrisposto nei primi 6 mesi una perdita netta di 11,14 miliardi di euro con un free cash flow precipitato a 47 milioni dagli oltre 1,29 miliardi di un anno prima. Ma va detto che ha pesato un impatto di 9,3 miliardi connesso al trattamento contabile di Nissan.

Volkswagen, che nonostante le valutazioni sulla chiusura di almeno tre impianti in Germania, ha comunque chiuso i primo 8 mesi del 2025 con vendite in crescita, per volumi, del 4,1%, ha segnato un calo del fatturato globale nel semestre dello 0,3% a 158 miliardi (nel trimestre -3%), con un utile operativo crollato del 32,8% e un utile netto di 4,46 miliardi (-38,5%). Per la maggiore casa automobilistica europea il deflusso di cassa netta (net cash flow) è stato di 1,35 miliardi, in questo caso a causa di investimenti (cash flow da investimenti) da ben 11,76 miliardi, invariati, ma rilevanti.

Mercedes ha registrato nel primo semestre un calo dei ricavi complessivi del 10% a 33,15 miliardi, mentre l’utile è crollato del 69% a 957 milioni di euro. Eppure le vendite in termini di volumi, almeno nei primi 8 mesi dell’anno e in Europa sono cresciute dell’1,6%

La sfida un po’ su tutti i fronti insomma pare aperta e il giro d’affari, forse per le revisioni di prezzo al ribasso e un po’ per la debolezza della domanda, è il punto di partenza un po’ per tutti. Gli investimenti elevati hanno segato i flussi di cassa, ma se il motore riparte, come lascia sperare agosto, allora cambia il quadro. Ancora è soltanto una rondine, ma è comunque un bel dato agostano che potrebbe anticipare una ripresa a lungo attesa.