Borsa Italiana: MPS, lavori in corso su Mediobanca, ecco cosa succede
pubblicato:Siena è oltre l’86%, ma per ora Piazzetta Cuccia resta nei listini di Borsa Italiana. Lovaglio lavora al nuovo cda milanese, ecco quanto pesano ora Caltagirone e Delfin, il dossier Generali… dove vanno i pezzi del puzzle MPS-Mediobanca

Per ora Mediobanca resterà a Piazza Affari.
Con Banca MPS all’86,3% del capitale non era scontato, anzi sarà quasi sicuramente una permanenza temporanea in vista di un delisting in un secondo momento ai prezzi dell’Opas (per ogni titolo di Piazzetta Cuccia 2,533 azioni di MPS più € 0,90 in contanti).
Al 90% del capitale scatta infatti l’obbligo di acquisto, che significa che MPS deve pagare il corrispettivo agli azionisti rimasti che decidono di vendere; al 95% scatta il diritto di acquisto, ossia MPS può comprare i titoli rimasti e andare allo squeeze-out, il delisting di Mediobanca.
Se ne riparlerà senz’altro, ma per ora il management senese preferisce fare il punto, anche per non spaventare troppo quanti si interrogano sul futuro del brand di Mediobanca (resterà) e sulle integrazioni previste dal piano. Ci sono d’altronde impellenze concrete che servono proprio a salvaguardare la continuità a Piazzetta Cuccia.
Mps su Mediobanca, il nuovo cda di Piazzetta Cuccia
Il 18 settembre, giovedì scorso, il consiglio di amministrazione di Mediobanca si è dimesso e ha indetto per il prossimo 28 ottobre l’assemblea dell’istituto che sarà chiamata a nominare il nuovo cda, il bilancio al 30 giugno 2025 (quello di Mediobanca per ora è sfalsato, ma probabilmente si interverrà anche su questo) e le politiche di remunerazione.
La nuova lista del socio di maggioranza dovrà essere presentata da MPS entro il prossimo 3 ottobre, quindi il tempo stringe. Il comitato nomine della banca senese è già al lavoro, come ha sottolineato il presidente del gruppo Nicola Maione.
Secondo le indiscrezioni, dovrebbe trattarsi di un cda più snello (il numero dei componenti va da 9 a 15, probabilmente ci si avvicinerà all’estremo inferiore dell’intervallo). Il Corriere della Sera parla addirittura di casting per il nuovo CEO.
Quando era in Creval o in Unicredit l’ad di MPS Luigi Lovaglio ha mostrato una certa attitudine a lavorare con le squadre disponibili, quindi questo potrebbe rilanciare delle candidature interne, come quella del direttore generale uscente Francesco Saverio Vinci, del responsabile di Mediobanca Premier Gian Luca Sichel o di Angelo Viganò, che guida il private banking. Ma c’è anche invece qualche osservatore che dà per esplicita la ricerca di un team esterno alla Mediobanca di oggi.
Già questo rende conto del difficile equilibrio che MPS dovrà trovare tra continuità e cambiamento a Piazzetta Cuccia.
Il nuovo management dovrà varare importanti trasformazioni organizzative e integrazioni con le strutture senesi, senza però distruggere il valore di una banca storica non solo a Milano.
Così prendono piede anche nomi di gruppi esterni, da Giorgio Cocini (in Pimco dopo Bank of America ) a Francesco Pascuzzi (Goldman Sachs), ma ovviamente ce ne sono diversi altri.
Oggi un consiglio di amministrazione di MPS dovrebbe fare il punto sul dossier, con l’aiuto dell’head hunter Korn Ferry, che sta supportando il comitato nomine di MPS nelle valutazioni. Il comitato di 5 membri non esecutivi e indipendenti è presieduto Domenico Lombardi e comprende anche Alessandro Caltagirone, uno dei tre figli di Francesco Gaetano Caltagirone.
MPS, l'assetto azionario dopo l'opas
Ieri intanto le comunicazioni obbligatorie in materia di partecipazioni hanno fatto il punto sul nuovo assetto azionario di MPS e sulle sue partecipazioni facendo luce su quello snodo strategico che sono le interessenze nei vari gruppi con i dati al 15 settembre.
La holding Delfin Sarl di Francesco Milleri e degli eredi Del Vecchio è salita al 15 settembre dal 9,78% di fine 2024 al 20,949% di MPS e ne è quindi di gran lunga il primo azionista.
Francesco Gaetano Caltagirone è salito dal 5% al 12,26% di Rocca Salimbeni: il finanziere ha compilato le dovute “Dichiarazioni di intenzioni” in cui specifica che già pende presso la Bce la necessaria richiesta di superamento della soglia del 10% di Banca MPS.
C’è anche il Banco BPM che si attesta al 4,471% e potrebbe anche avere piani più ambiziosi nei rapporti con Siena. In una recente intervista alla CNBC, l’ad Giuseppe Castagna ha sostanzialmente detto di valutare sia le strade che portano a Credit Agricole Italia (sulla quale però per i francesi ci sarebbero già degli advisor in campo) che a Banca MPS, il secondo distributore dei fondi Anima dopo la stessa Piazza Meda.
C’è anche il 3,559% di BlackRock e il 4,33% di UBS oltre a un 3,37% di BPCE.
C’è poi anche tutto il nodo strategico delle partecipate, a partire da quel 12,943% di Generali “nice to have” sul quale bisognerà fare chiarezza, soprattutto alla luce dei piani per l’integrazione dell’asset management con Natixis che è al vaglio in questi giorni del management e in passato è stato criticato fortemente da molti dei nuovi soci forti di Rocca Salimbeni e Piazzetta Cuccia.
Ci sono ancora altre partite di peso, come il 6,81% che MPS controlla in Italmobiliare o il 5% di Piquadro. Ci sono tante decisioni da prendere insomma e il primo passo sarà insediare un board funzionale il prossimo 28 ottobre, quando anche le varie quote si saranno consolidate.