doValue, l'azione è reduce da una brutta seduta, ecco cosa è successo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Borsa Italiana, Fincantieri si indebolisce ancora a Piazza Affari

doValue, l'azione è reduce da una brutta seduta, ecco cosa è successo
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Seduta complicata per doValue, che dopo un avvio in rialzo è scivolata fino a chiudere con un calo del 7,5% a 2,382 euro, in una giornata caratterizzata da forti prese di profitto.

Dovalue, i risultati dei nove mesi

Il titolo, che in mattinata aveva toccato 2,81 euro, è stato penalizzato nonostante risultati trimestrali giudicati solidi dagli analisti, conferme sulle guidance e segnali di miglioramento nella generazione di cassa.

Secondo Intesa Sanpaolo, che ha ribadito la raccomandazione buy e il target price a 3,40 euro, la trimestrale evidenzia “una performance solida su margini e cash flow” e rafforza la capacità del gruppo di riprendere il pagamento dei dividendi nel 2026.

Più prudente la posizione di Equita Sim, che mantiene la raccomandazione hold con target a 2,70 euro, sottolineando come la maggior parte delle buone notizie fosse già scontata nei prezzi.

Nei primi nove mesi del 2025, doValue ha registrato ricavi lordi per 404,4 milioni di euro, in aumento del 28,9% su base annua, e un EBITDA adjusted di 137,2 milioni (+43%), grazie all’espansione delle attività non-NPL e al contributo crescente delle sinergie industriali. L’utile netto adjusted è salito a 11,6 milioni, più che raddoppiato rispetto al 2024, mentre il cash flow operativo è balzato a 101 milioni, da 24 milioni di un anno fa.

Il Gross Book Value gestito si è mantenuto su livelli record, a 138 miliardi di euro, sostenuto da 12,4 miliardi di nuovo business (già oltre il target annuale) e da una dinamica commerciale molto positiva, con le collection in crescita del 21% a 3,8 miliardi. La leva finanziaria resta sotto controllo a 2,3x, con un indebitamento netto di 493 milioni e una solida posizione di liquidità (122 milioni di cassa più 135 milioni di linee non utilizzate).

Il gruppo ha confermato la guidance 2025, con un EBITDA tra 210 e 220 milioni di euro e una leva netta di circa 2,0x, a conferma della disciplina nella gestione finanziaria. L’acquisizione di coeo, il cui closing è atteso entro gennaio 2026, procede regolarmente, mentre la recente emissione di un bond da 350 milioni con scadenza 2031 permetterà di ridurre i costi finanziari e migliorare la struttura patrimoniale.

La reazione negativa del mercato sembra quindi riflettere più una fase di consolidamento tecnico che un peggioramento dei fondamentali. Dopo il forte recupero degli ultimi mesi, gli investitori attendono ora segnali concreti di integrazione efficace di coeo, di stabilità dei margini e della ripresa della politica dei dividendi prevista dal 2026.

In sintesi, i conti confermano la solidità operativa di doValue e la credibilità del suo percorso di rilancio, ma per tornare attrattiva in Borsa la società dovrà dimostrare di poter tradurre la crescita del business in valore per gli azionisti, in un contesto di mercato che resta selettivo e sensibile alle prospettive di cash flow e rendimento.

doValue: pressione ribassista in aumento dopo la rottura dei supporti chiave

Il quadro tecnico di doValue si è deteriorato in modo significativo nelle ultime sedute. Il titolo è infatti sceso al di sotto del supporto di area 2,50 euro, corrispondente sia alla base del gap rialzista del 7 agosto sia al 38,2% di ritracciamento di Fibonacci dell’intero rialzo partito dai minimi di novembre 2024.

La debolezza è stata accentuata dalla violazione delle medie mobili esponenziali a 50 e 100 giorni, passanti rispettivamente a 2,77 e 2,71 euro, che ora si comportano come resistenze dinamiche di rilievo.

Fino a quando i prezzi resteranno al di sotto di 2,80 euro, il rischio di una estensione del ribasso rimane elevato, con target a 2,20 euro come primo livello di supporto intermedio e area 1,95 euro come obiettivo successivo, in corrispondenza dei minimi di inizio anno.

Un ritorno sopra 2,80 euro costituirebbe il primo segnale di miglioramento del sentiment di breve, mentre solo oltre area 3,00 euro si potrebbero avere conferme più convincenti di un’inversione rialzista.

In sintesi: il titolo si trova in una fase tecnica delicata, con la perdita di livelli chiave che impone prudenza operativa e un monitoraggio attento delle prossime sedute per valutare eventuali segnali di stabilizzazione.

Fincantieri: struttura tecnica indebolita dopo la rottura dei supporti chiave

Il quadro grafico di Fincantieri mostra un chiaro deterioramento tecnico. Il titolo ha infatti violato in sequenza due livelli fondamentali: la trendline rialzista tracciata dai minimi di aprile, rotta il 6 novembre, e la media mobile esponenziale a 100 giorni, in area 20 euro, che coincide anche con il 38,2% di ritracciamento di Fibonacci dell’intero rialzo partito la scorsa primavera.

La perdita di questi riferimenti dinamici e statici rafforza l’ipotesi di un cambio di trend nel medio periodo, con il rischio di ulteriori estensioni ribassiste verso 16,50-15,50 euro, area dove si collocano i successivi supporti di rilievo.

Per il momento, solo un ritorno sopra 22 euro permetterebbe di allentare le pressioni negative e segnalare un possibile tentativo di recupero verso 25 euro, livello corrispondente ai massimi relativi di ottobre e resistenza chiave per un ritorno a un’impostazione costruttiva.

In sintesi, la dinamica recente indica una fase di correzione profonda, con segnali di inversione ancora assenti: la prudenza resta d’obbligo finché i prezzi non torneranno stabilmente sopra area 22.

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