Generali, dati oltre le attese, il mercato approva
pubblicato:Diverse incognite rimangono in campo, da Natixis alle partnership. Oggi però l'azione apprezza i risultati e i target del piano sembrano a portata di mano. Anche il dividendo potrebbe confermarsi generoso.

È solo apparentemente lineare il rialzo del titolo di Generali, importante il +1,89% del titolo a 34,47 euro se si considera che, un po’ come tutto il settore assicurativo e un po’ per le caratteristiche anche dimensionali proprie, l’azione del Leone di Trieste solitamente si muove poco. In numeri si potrebbe riassumere che ha un beta mensile su 5 anni di 0,67, ma sarebbe solo un pezzo di un puzzle, che va oltre la visione trimestrale del mondo tipica dei mercati finanziari e guarda al riassetto del risiko bancario che ha comportato anche uno storico cambiamento del socio di riferimento della compagnia triestina, non più la Mediobanca di Alberto Nagel, ma quella controllata da MPS, che ha già insediato a Piazzetta Cuccia un nuovo consiglio di amministrazione guidato dal presidente Vittorio Grilli e dall’ad Alessandro Melzi d'Eril (Sandro Panizza, Paolo Gallo, Massimo Lapucci, Tiziana Togna, Giuseppe Matteo Masoni, Federica Minozzi, Donatella Vernisi, Andrea Zappia, Ines Gandini e Silvia Fissi gli altri componenti del nuovo esecutivo a trazione senese).
Sembra passata un’epoca da quando lo scorso 28 marzo Mediobanca depositò la lista di maggioranza del nuovo consiglio di amministrazione forte del suo 13,02% del Leone di Trieste e forse è davvero così.
Il presidente Andrea Sironi e l’ad Philippe Donnet riconfermati in quell’occasione ancora oggi guidano Generali come prima e bisognerà capire quali discontinuità nel prossimo futuro una MPS sicuramente più vicina a Delfin e a Caltagirone potrà chiedere al gruppo, a partire dal piano per la fusione dell’asset management con le attività in questo campo del gigante francese Natixis, un piano veramente europeo per un business in cui l’Italia conta ancora troppo poco, ma che è stato fortemente avversato dallo stesso Caltagirone che teme (a torto o a ragione, gli operatori sono divisi) una fuga del risparmio italiano all’estero.
Generali, nei 9 mesi dati oltre le attese degli analisti
Oggi però a Trieste le cose vanno bene e il gruppo continua a confermare e superare le attese con quelle performance positive che poi sono state finora la più importante ancora di Philippe Donnet al suo incarico. I I numeri battono in larghissima parte e qualche volta notevolmente le attese del mercato e il consensus raccolto dalla stessa compagnia.
Vale per i premi lordi contabilizzati, una sorta di giro d’affari di una compagnia assicurativa, nel caso di Generali pari nei 9 mesi a oltre 73 miliardi di euro con una crescita del 3,3% oltre i 71,6 miliardi della media del consensus.
Un po’ per tutti, ma in particolare per Generali, questa voce incorpora i vari e diversi business della compagnia dal Vita, che aumenta i volumi dell’1,8% a 46,2 mld di euro di premi lordi e riesce a incrementare della stessa percentuale il risultato operativo che raggiunge quindi i 3,09 miliardi: i volumi superano di più di un miliardo e mezzo le attese e l’utile operativo lo batte di una quarantina di milioni.
Le polizze danni vendute nei 9 mesi da Generali (premi lordi contabilizzati) sono hanno fatto anche meglio con un balzo del 7,2% a 26,83 miliardi di euro, ma in questo caso gli analisti si aspettavano ancora di più (€ 26,91 mld). Il risultato operativo del Property & Casualties è balzato del 23,8% a 2,737 miliardi, ma il consensus era un po’ più su a 2,799 mld. Difficile dire però che sia andata male.
Viene poi il rampante settore dell’asset & wealth management l’attività che riporta più alla mente il ruolo di Mediobanca e che è potrebbe registrare un’evoluzione industriali importantissima il progetto, già slittato con Natixis decollasse.
I numeri sono diversi, ma molto importanti, perché l’utile operativo dell’asset management in casa balza del 9,9% a 429 milioni e si somma ai risultati del gruppo Banca Generali che invece ha registrato un risultato operativo in calo del 7,3% a 414 milioni di euro nel periodo. L’area complessivamente registra una crescita del risultato operativo dello 0,7% a 843 miliardi.
I numeri sono molto intrecciati (basti pensare che in termini di utile operativo si devono poi sottrarre dalle cifre di cui sopra 399 milioni di holding e altro e altri 330 milioni di elisioni intersettoriali), ma lo schema è creato per rendere conto dell’andamento delle varie attività e fa il suo lavoro.
L’asset management del gruppo conta asset in gestione stabili a 697 miliardi di euro (+0,2%), Generali è ancora per molti versi la cassaforte degli italiani, ma il suo peso relativo muta nel tempo, anche perché l’industria è in forte evoluzione. I dati di Assogestioni si sono fatti sempre meno precisi e completi e già da anni trascuravano player di peso per questioni di perimetro e sede legale, ma probabilmente su un patrimonio gestito italiano di 2.565 miliardi di euro a fine agosto, il peso relativo delle soluzioni di Generali è diminuito.
Quando si parla di assicurazioni, poi, altri dati qualitativi assumono un peso particolare, come il Solvency Ratio asceso al 214% e tiene conto del nuovo quadro europeo e del buyback da 500 milioni di euro e batte di un punto percentuale le attese di consensus. Importante anche il combined ratio che migliora, ossia cala, al 92,3% (ma il consensus era al 91,9%).
Alla fine il conto economico si chiude con un utile netto normalizzato che balza del 14% a 3,282 miliardi di euro battendo di misura il consensus degli analisti posto a 3.213. La sensazione è che l’asticella fosse alta, ma che comunque Generali abbia superato la prova e il mercato l’abbia notato. Con crescite a doppia cifra del risultato operativo e dell’utile adjusted sarebbe difficile sostenere il contrario, anche se il grafico, mentre scriviamo a metà seduta indica una fase ancora carica di incognite.
Generali, il quadro grafico necessita comunque di nuovi impulsi
Il titolo con i massimi intraday a 34,56 euro ha superato con bassi volumi la trendline discendente dai massimi del 16 maggio scorso a 35,25 euro, ma poi i prezzi hanno fatto un passo indietro, forse a consolidare. Il prossimo ostacolo statico è sui top del 22 agosto a 34,81 euro, ma già il superamento delle resistenze di 33,8-33,9 avvenuta in avvio potrebbe essere considerato un risultato costruttivo se fosse confermato in chiusura. Generali non è un titolo da strappi vertiginosi, anzi e tre candele verdi consecutive non si vedono spesso sul suo grafico.
Per titoli come le assicurazioni in generale e Generali in particolare la prospettiva è assai più importante del day-by-day non foss’altro per l’attenzione tipicamente prestata a meccanismi di remunerazione degli azionisti come il dividendo, cui si si è affiancato con peso crescente anche il riacquisto di titoli propri (buyback).
Generali: cosa indica il piano “Lifetime Partner 27: Driving Excellence”?
Generali, che ne conferma i target ha indicato nel triennio 2025-2027 una forte crescita degli utili, con un utile per azione in aumento dell’ 8-10% l’anno in media (CAGR) e una solida generazione di cassa che dovrebbe nei tre anni superare gli 11 miliardi di euro di flussi di cassa netti cumulativi (espressi in visione di cassa).
Anche il dividendo per azione dovrebbe crescere nel triennio con un aumento medio superiore al 10% ogni anno per superare i 7 miliardi cumulativi nel triennio. Nell’arco del piano inoltre 1,5 miliardi di euro dovrebbero essere dedicati al buyback che già, come anticipato nel 2025 ha visto un investimento da 500 milioni di euro risoltosi poi nella cancellazione dei titoli acquistati.
Proviamo a fare un po’ di stime su queste cifre. L’utile per azione normalizzato dei 9 mesi è balzato del 16% a 2,16 euro. Un aumento del 9% dell’utile netto normalizzato del 2024, pari a 2,45 euro, lo porterebbe a 2,67 e il cumulato dei 9 mesi mostra già, come anticipato 2,16 euro (+16%), ne mancano circa 51 centesimi, ma nei tre trimestri trascorsi il gruppo in media ne ha fatti 72 centesimi, sembra insomma un obiettivo a portata di mano. Se comunque l’eps adjusted di fermasse a 2,67 euro significherebbe utili da oltre 4 miliardi e un P/E di 12,9 sul numero di titoli attuale e sui prezzi da 34,47 euro. Se il gruppo riuscisse a mantenere il +16% dei primi nove mesi l’utile però balzerebbe a oltre 4,31 miliardi e il titolo sconterebbe un P/E forward di 12,13x circa, in entrambi in casi una valutazione non generosissima, ma neanche troppo cara.
Ancor più interessante si farebbe il titolo in ottica di dividendo perché la cedola sul 2024 è stata di 1,43 euro e se dovesse crescere del 10% passerebbe a oltre 1,57 con un interessantissimo 4,55% di rendimento sui corsi attuali da aggiungere correttamente alla proposta di valore.
Nel mezzo però c’è il guado. Il vecchio management, forte di risultati robusti, al vaglio di una nuova compagine azionaria che potrebbe non gradire operazioni chiave come quella con Natixis. I cambiamenti si sono già visti con la nomina dopo tanto tempo di un direttore generale nella figura di Giulio Terziariol. Sicuramente le strategie di partnership, M&A e governance rientreranno nel dibattito delle prossime settimane. Sicuramente il mercato vorrà chiarezza sul piano e la proposta di valore di Generali.
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