Azioni Ferrari in rosso, minimi da gennaio 2024
pubblicato:La Casa di Maranello ora soffre anche in Borsa, non solo in Formula 1: indicazioni negative negli ultimi report

Lo scorso fine settimana si è conclusa la stagione di Formula 1 con il trionfo di Lando Norris e soprattutto della McLaren.
Rottura prolungata in F1
Male la Ferrari con Leclerc e Hamilton rispettivamente quinto e sesto nella classifica piloti e il team di Maranello al quarto posto, peggior risultato di squadra dal 2014, se si esclude il sesto posto del 2020, una stagione particolare. Da sottolineare le zero vittorie nei Gran Premi (come nel 2021, 2020, 2016 e 2014) e il solo primo posto di Hamilton nella gara sprint di Shanghai. Insomma sono ben lontani i tempi dell'era Schumacher e delle vittorie di Raikkonen, Massa e Alonso.
Risultati in rallentamento e delusione guidance 2030
Fino a poche settimane fa le performance della rossa in Borsa sembravano immuni dall'effetto negativo dei risultati delle gare. La prima frenata è arrivata in piena estate con risultati del secondo trimestre in rallentamento e sotto le attese. Poi a inizio ottobre altro brusco stop dopo il piano strategico e la forte delusione degli analisti per la guidance 2030.
I report negativi di Morgan Stanley e Jefferies
Infine eccoci alle ultime sedute con le quotazioni di Ferrari scese sui minimi da inizio 2024. Lunedì Morgan Stanley ha peggiorato la raccomandazione sul titolo da overweight a equalweight e tagliato il prezzo obiettivo da 520 a 425 dollari (365 euro) alla luce della decisione del gruppo di limitare la crescita dei volumi al 2030 per per sostenere la desiderabilità del marchio e per mantenere il potere sui prezzi: per gli analisti la decisione è positiva nel medio-lungo termine ma penalizzante nel breve.
Oggi è stata la volta di Jefferies a uscire con un report negativo: la raccomandazione hold viene confermata ma il prezzo obiettivo passa da 345 a 310 euro. Gli analisti dell'investment bank americana hanno abbassato le stime 2026 a causa del lancio di nuovi modelli con conseguente rallentamento delle consegne e crescita di ammortamenti e svalutazioni (quindi margini in flessione).
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