Banche, i tassi scendono, ma i mutui no
pubblicato:La Fabi denuncia: nonostante i tagli della Bce gli interessi restano troppo elevati. E' un problema di politica monetaria

Quando ieri è stato chiesto a Christine Lagarde se la situazione francese fosse preoccupante, con il recente balzo dei rendimenti dei titoli di Stato di Parigi a causa dell’ultimo cambiamento di governo, la presidente della BCE ha gettato acqua sul fuoco, affermando che non poteva commentare singole situazioni nazionali.
C’è comunque un framework fiscale in Europa, il nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che ci pensa.
Una risposta molto più diplomatica di quando, riguardo all’Italia nel 2020, la stessa Lagarde aveva dichiarato: “Non siamo qui per chiudere gli spread” terremotando i mercati.
Una BCE più indulgente
Anzi oggi il mercato dei titoli di Stato europei è ordinato, liquido e funzionale. In ogni caso la BCE ha tutti gli strumenti per intervenire, c’è lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria – il TPI – messo lì apposta.
Difficile dire se si sia trattato di una nuova diplomazia più consapevole, dopo gli errori del passato, o di un'indulgenza di parte (Lagarde è francese).
Di certo la BCE conserva un approccio data dependent, che significa niente previsioni e forward guidance, ma si vede caso per caso, non proprio un approccio strategico di lungo periodo, anche se l’Eurotower è in una “buona posizione” sull’inflazione e le stime di crescita Ue nel 2025 balzano dallo 0,9% all’1,2 per cento.
In fondo il peggio dei dazi Usa sembra alle spalle, così l’accento passa sulla “corretta trasmissione della politica monetaria”, che poi è il mantra della BCE per tutto quello che va ai confini della stabilità dei prezzi, spread compresi.
Mutui: Fabi, la BCE taglia i tassi, ma le banche tengono gli interessi elevati
Con una sequenza decisa di ben 8 tagli dei tassi d’interesse europei, dal 4,5% di metà 2024 si è passati così al 2,15% del giugno 2025 (prendiamo il tasso di rifinanziamento delle operazioni principali anche se ormai il riferimento è quello sui depositi, 15 punti base più in basso, quindi ormai al 2%). Quindi l’impulso espansivo all’economia deve essere importante.
Anche l’analisi economica della BCE di ieri lo sottolinea, quando afferma che “la spesa per i consumi e gli investimenti dovrebbero ancora beneficiare dei passati tagli dei tassi d’interesse”.
È il nocciolo del problema che però Fabi illumina dal punto di vista assai più concreto delle famiglie nell’ultimo report pubblicato proprio ieri. Il centro studi del maggiore sindacato bancario italiano – Fabi appunto – ribalta il tema della corretta trasmissione della politica monetaria della Bce sull’assai più palpabile tema dei mutui.
Il quadro è questo. Con il taglio dei tassi d’interesse a partire dalla metà del 2024 è scesa naturalmente il costo dei mutui a tasso variabile in Italia e tutto il mercato ne ha beneficiato. Soltanto negli ultimi 12 mesi il mercato dei mutui è balzato di oltre 12 miliardi di euro.
Una manna ovviamente per il settore bancario protagonista dei finanziamenti per l’acquisto delle abitazioni. Il tasso d’interesse applicato però ai mutui degli italiani non ha seguito il rapido ribasso dei tassi BCE.
Se nella prima metà del 2024 i tassi bancari sui mutui sono addirittura scesi sotto quelli della BCE, anticipando le attese sulla politica monetaria con un ritorno più rapido al 4%, dopo l'adattamento al costo del denaro UE ha segnato il passo. In maniera importante.
A conti fatti, denuncia la FABI, mentre i tassi BCE nell’ultimo anno sono scesi al 2% circa, i tassi bancari applicati sui mutui sono rimasti al palo, tra il 3,6% e il 3,9% circa, quindi con più di un punto percentuale e mezzo sui tassi ufficiali dell’Eurotower.
Nonostante insomma il volume dei mutui residenziali italiani accordati alle famiglie sia cresciuto di oltre 12 miliardi di euro – la Fabi calcola da 423,1 a 435,1 miliardi di euro tra luglio 2024 e luglio 2025 - le banche hanno tenuto alti gli interessi.
Come si giustifica? Secondo la Fabi, ci sono diversi fattori, dall’incertezza del quadro economico internazionale, alla volontà di difendere un alto margine d’interesse, alla debolezza della domanda dei clienti.
Di fatto però questo significa proprio un’interruzione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria della BCE, ossia un inceppo nelle sue manovre espansive che, rendendo meno cari i finanziamenti dovrebbero aumentare i consumi.
Anzi questa situazione secondo la Fabi “penalizza soprattutto le famiglie più vulnerabili, limitando l’accesso al credito e rallentando le ripresa economica”.
In definitiva è insomma politica monetaria anche e soprattutto questo: i mutui delle famiglie. Che alla Bce serva qualche nuovo strumento?