Bund sotto pressione: rottura del doppio supporto e nuovo regime sui tassi

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
8 min

Segnale tecnico ribassista: ora si aprono spazi verso 126,6 e 125,5, con effetti diretti sull’equity europeo

Bund sotto pressione: rottura del doppio supporto e nuovo regime sui tassi
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Cambia il vento sui titoli di Stato: il nuovo linguaggio delle banche centrali rimette pressione sui mercati

Il 2025 si sta rivelando un anno molto diverso da quanto gli investitori avevano immaginato solo poche settimane fa.

La narrativa del “great easing”, ossia un ciclo sincronizzato di tagli dei tassi da parte delle principali banche centrali, continua a incrinarsi sotto il peso di una realtà economica più complessa: inflazione non pienamente domata, mercati del lavoro ancora resilienti e rischi geopolitici in evoluzione.

La giornata di lunedì ha rappresentato un punto di svolta. Una serie di dichiarazioni, dati macro e segnali provenienti dai mercati obbligazionari hanno improvvisamente rimesso in discussione la traiettoria delle politiche monetarie globali.

Il movimento dei tassi è stato netto e, soprattutto, trasversale: Germania, Stati Uniti, Australia e Giappone mostrano oggi una sintonia inattesa verso una maggiore prudenza.


La Bce sorprende: Schnabel apre la porta a un possibile rialzo dei tassi

A far scattare la reazione è stata Isabel Schnabel, membro del board della BCE, la quale ha affermato che la prossima mossa dei tassi nell’Eurozona “potrebbe essere al rialzo”, pur precisando che non si tratta di uno scenario immediato. A preoccupare Schnabel è l’idea che tassi fermi troppo a lungo possano trasformarsi in un allentamento passivo della politica monetaria, soprattutto in un contesto nel quale l’inflazione core resta ostinatamente sopra il target.

La reazione sui mercati è stata immediata:

  • Bund decennale tedesco a +0,27% (2,85%)

  • rialzo marcato anche sulle scadenze brevi, segnale che la curva incorpora il rischio di un'inversione nella narrativa accomodante.

Si tratta del più forte balzo quotidiano da mesi: un chiaro segnale che il mercato obbligazionario europeo ha colto un cambio di tono importante.


Bund Future: rottura del doppio supporto, si apre una nuova fase ribassista

Il Bund future ha inviato un segnale tecnico estremamente importante: per la prima volta da mesi, i prezzi sono scesi sotto il doppio supporto statico e dinamico che aveva sostenuto il mercato da maggio in avanti. La zona attorno a 127,80–128,00, più volte testata negli ultimi sei mesi, rappresentava infatti:

  • un supporto orizzontale chiave,

  • la trendline ascendente di medio periodo,

  • il 61,8% di ritracciamento dell’intero rialzo marzo–ottobre.

La rottura simultanea di questi livelli non è un semplice rumore di mercato: segna il passaggio verso un regime di yield più elevati, perfettamente coerente con il nuovo “tono” restrittivo arrivato ieri dal fronte BCE e con l’incertezza legata alla Fed.

Il quadro tecnico si deteriora

Con la perdita di area 128:

  • il Bund esce dalla fase laterale che durava da mesi,

  • viene confermata una struttura ribassista con massimi decrescenti,

  • aumenta il rischio di accelerazione verso i prossimi target.

Obiettivi di prezzo:

  • 126,60 → minimo relativo di fine marzo;

  • 125,40 → supporto principale e livello psicologico;

Il recupero di 128,00 sarebbe ora necessario per neutralizzare la pressione ribassista, ma al momento appare difficile senza un cambiamento improvviso della narrativa monetaria.

Contesto macro che amplifica il segnale tecnico

La rottura non arriva in un vuoto informativo: coincide con un cambiamento significativo nel sentiment sui tassi.

  • Schnabel (BCE) ha ipotizzato che la prossima mossa dei tassi possa essere al rialzo, in caso di inflazione persistente.

  • La Fed si appresta sì a tagliare, ma con un messaggio verosimilmente hawkish e un comitato interno diviso.

  • I rendimenti globali stanno risalendo insieme, segnale tipico delle fasi in cui i mercati prezzano rischi di politica monetaria meno accomodante.

Tutto ciò alimenta un repricing delle curve, con il Bund che, strutturalmente più sensibile alle parole della BCE, sta guidando la correzione dei governativi europei.


La Fed verso un taglio, ma con un messaggio hawkish

Negli Stati Uniti, la Federal Reserve si muove in una direzione opposta ma con la stessa prudenza.

Domani è atteso un taglio dei tassi di 25 punti base, ma gli investitori non si aspettano un’apertura a una serie rapida di interventi. Al contrario, cresce l’ipotesi di un “taglio hawkish”:

  • sì all’allentamento,

  • ma accompagnato da toni duri,

  • nessun impegno per ulteriori mosse a gennaio.

La Fed è divisa internamente su quale lato del suo mandato abbia oggi la priorità: inflazione ancora sopra il 2% o mercato del lavoro in rallentamento?

A complicare ulteriormente lo scenario c’è il blackout statistico legato allo shutdown di Washington: mancano dati ufficiali su inflazione e lavoro, costringendo la banca centrale ad affidarsi a:

  • ADP,

  • Challenger,

  • ISM,

  • NFIB,

  • Conference Board.

In questo contesto, il rapporto JOLTS di oggi mostra:

  • posti di lavoro vacanti in aumento,

  • assunzioni in rallentamento,

  • licenziamenti in crescita,

  • tasso di abbandono ai minimi dal post-COVID.

Un mercato del lavoro che rallenta, ma non crolla: esattamente il tipo di ambiguità che tiene la Fed in posizione difensiva.


Treasury: rendimenti instabili, nervosismo da rischio Fed

Il rendimento del Treasury decennale resta inchiodato intorno al 4,17%, dopo aver cancellato il calo iniziale legato ai dati sul lavoro.

Il mercato è col fiato sospeso perché teme:

  1. 1.

    una Fed divisa, evento raro e destabilizzante;

  2. 2.

    un messaggio restrittivo, che potrebbe riaprire il tema “higher for longer”.

L'incertezza politica interna, unita ai dati mancanti, aumenta il rischio di errore di policy.


Non solo USA ed Europa: anche RBA e BOJ virano in modalità “hawkish caution”

La Reserve Bank of Australia ha lasciato invariati i tassi, ma ha esplicitamente dichiarato che non esclude nuovi rialzi se l’inflazione dovesse dimostrarsi persistente.

La Banca del Giappone, dal canto suo, potrebbe sorprendere con un rialzo già questo mese, soprattutto dopo il recente rafforzamento dello yen e il contesto inflattivo interno più solido del previsto.

È una convergenza globale:
➡️ meno certezze sui tagli
➡️ più attenzione ai rischi di inflazione “di ritorno”


Effetti per i mercati azionari: un nuovo regime di volatilità

Questa combinazione di fattori ha un impatto diretto sui listini azionari.

1. Le borse europee sono più sensibili al cambio di toni della BCE

Un possibile rialzo dei tassi nell’Eurozona è l’ultima cosa che gli investitori si aspettavano.
I settori più a rischio:

  • real estate

  • utility

  • telecom

  • tech europeo ad alto leverage

Si tratta dei comparti più esposti al costo del capitale.

2. Wall Street teme un “taglio che non taglia”

Un taglio hawkish:

  • riduce l'effetto espansivo della manovra,

  • mantiene elevato il costo del capitale,

  • lascia in sospeso il potenziale di re-rating dei multipli.

I settori più vulnerabili:

  • growth e tecnologia, molto sensibili ai tassi reali;

  • consumer discretionary, per via dell’indebolimento del mercato del lavoro.

3. Il ritorno dei rendimenti al rialzo riattiva il “bond equity shock”

Quando Bund e Treasury salgono insieme, storicamente:

  • gli indici azionari entrano in fase laterale o correttiva;

  • i flussi si muovono verso strumenti a reddito fisso;

  • aumenta la volatilità implicita.

È uno scenario che ricorda molto la parte finale del 2022.

4. In questo contesto, i settori meglio posizionati sono:

  • banche, che beneficiano di tassi più alti più a lungo;

  • energy, favorita da un’inflazione strutturale più alta;

  • industrials, sostenuti da reshoring e investimenti pubblici;

  • value stocks, in generale più robuste ai tassi.


Conclusione: i mercati entrano in una nuova fase, fatta di meno certezze e più volatilità

Il messaggio combinato delle banche centrali è chiaro:

✔️ stop al ciclo di tagli rapidi e sincronizzati
✔️ ritorno della prudenza
✔️ rischio di tassi più alti più a lungo
✔️ attenzione a un'inflazione ancora non domata
✔️ mercati del lavoro meno solidi ma ancora non sufficientemente deboli

Per gli investitori, questo significa una cosa sola:

👉 il costo del capitale resterà elevato più a lungo del previsto
👉 i listini dovranno riadattare multipli e aspettative
👉 la volatilità è destinata a salire

È un cambio di regime, e chi saprà leggerlo in anticipo potrà beneficiarne in portafoglio.

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