Dazi USA, anche l’Ocse teme un impatto per tutti

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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L’organizzazione di Parigi riduce le stime sulla crescita mondiale al 3,1% quest’anno, per l’Italia allo 0,6%

Dazi USA, anche l’Ocse teme un impatto per tutti

Anche l’Ocse conferma che la nuova guerra dei dazi avviata dagli Stati Uniti rischia di avere un peso per tutti. L’organizzazione internazionale di stanza a Parigi ha ridotto le attese sulla crescita mondiale nel 2025 dal 3,1% al 2,9% e quelle per il 2026 dal 3,0% al 2,9%

Ocse, l'outlook rivede al ribasso la crescita e al rialzo l'inflazione

A causa delle crescenti incertezze e dei sostanziali potenziali aumenti delle barriere al commercio la crescita globale del Pil dovrebbe rallentare significativamente quest’anno e rimanere compressa anche nel 2026.

In questo contesto anche le pressioni sull’inflazione potrebbero aumentare a causa sia delle concrete barriere agli scambi, che delle stesse attese sui prezzi. Questo potrebbe generare delle reazioni più restrittive della politica monetaria e causare anche un repricing dei mercati finanziari. Il livello dei prezzi è atteso in crescita al 3,2% e al 2,8% negli Stati Uniti nei prossimi due anni mentre le attese l'inflazione europea restano al 2,2% e al 2,0% rispettivamente.

Sul fronte dei potenziali upside, l’Ocse invece individua possibili spunti positivi da eventuali passi indietro sulle barriere commerciali, da una riduzione degli oneri regolatori o anche da una pronta risoluzione dei conflitti geopolitici.

Ocse, le incertezze impongono disciplina sulla finanza pubblica

In questo contesto generale, appare quindi ancora più importante per tutti i Paesi stabilire un percorso fiscale credibile che assicuri la sostenibilità del debito, che fornisca un supporto temporaneo ai vulnerabili agli shock economici, che consenta l’attuazione di riforme capaci di rafforzare le prospettive di crescita e di investimento.

Solo per poche economie di peso, come Cina e Germania, è prevista una crescita degli investimenti in infrastrutture e in difesa capace di supportare la crescita.
In Europa è però previsto un aumento generale della spesa militare in conseguenza del conflitto in Ucraina. Diversi Paesi del Vecchio Continente - dalla Cechia alla Polonia ai Nordici, dalla Francia al Regno Unito - si sono posti obiettivi più ambiziosi di spesa in difesa. La Commissione UE ha stimato possibili investimenti fino a 500 miliardi di euro nel prossimo decennio in questo campo. In questa direzione si muovo anche diverse economie asiatiche e in particolare il Giappone.

In generale indicatori dell’attività economica recente, come i PMI compositi, si sono indeboliti da dicembre a oggi (sostanzialmente dall’insediamento di Donald Trump e dall’avvio delle pressioni commerciali sui partner globali degli Stati Uniti) in geografie distanti come gli Stati Uniti e la Cina, il Canada e il Messico, la Gran Bretagna e la Cina.

Con la rapida accelerazione dei dazi Usa alle importazioni, si è registrato un balzo temporaneo dei volumi di scambio globali (forti acquisti degli operatori in vista del rapido peggioramento delle condizioni commerciali), ma adesso è previsto un deterioramento.

Ocse, impatti anche sulla crescita dell'Italia

L'Ocse denuncia un peggioramento generale e diffuso delle previsioni economiche.

Per gli Stati Uniti la previsione sulla crescita del Pil passa dal 2,2% all’1,6% nel 2025 e dall’1,6% all’1,5% nel 2026.

Nell’Eurozona quest’anno è prevista una crescita del Pil dell’1% e l’anno prossimo una dell’1,2%.

LE STIME SULLA CRESCITA AGGIORNATE DALL'OCSE

Paese

2024

2025

2026

Mondo

3,3

2,9

2,9

Stati Uniti

2,8

1,6

1,5

Eurozona

0,8

1

1,2

Germania

-0,2

0,4

1,2

Francia

1,1

0,6

1

Italia

0,7

0,6

0,7

Spagna

3,2

2,4

1,9

Regno Unito

1,1

1,3

1

Giappone

0,2

0,7

0,4

Corea

2,1

1

2,2

Cina

5

4,7

4,3

India

6,2

6,3

6,4

In Italia il 2025 dovrebbe registrare un aumento della crescita dello 0,6% (vs. 0,7%) e il 2026 una dello 0,7% (vs. 0,9%).

Sul Bel Paese - nota l’Ocse - pesa ancora il rallentamento della produzione industriale in preoccupante contrazione ormai da un paio d’anni.
L’uscita dal Superbonus ha ridotto gli investimenti nel settore delle costruzioni, ma la crescita dell’occupazione e dei salari ha supportato i consumi privati.

L’Italia appare particolarmente esposta, però, ai dazi visto che nel 2023 il 10% delle sue esportazioni di beni era diretto negli States. Pericoli giungono inoltre dalla concorrenza industriale cinese e dai cambiamenti delle filiere globali dell’automotive.