Eni, Plenitude torna all’attenzione
pubblicato:Le rinnovabili di nuovo all'attenzione, il management conferma negoziati sulle minority. Torna a circolare il nome di Energy Infrastructure Partners (EIP) come possibile acquirente
Plenitude, la ex Eni gas e luce torna all’attenzione dei mercati. Era inevitabile che la presentazione dei dati trimestrali del colosso energetico italiano passasse anche per un aggiornamento sulla corazzata green del cane a sei zampe.
Plenitude, lavori in corso sulla cessione delle minority
Così alle scontate domande sul tema il CFO di Eni Francesco Gattei ha confermato che le negoziazioni per la cessione di una quota di minoranza di Plenitude sono in fase avanzata.
Allo stato delle cose i rumors ipotizzano un 10-15% della controllata e circola con crescente insistenza il nome di Energy Infrastructure Partners come possibile acquirente.
D’altronde il fondo svizzero era stato posto nel novero dei possibili interessati a queste quote – sempre secondo le indiscrezioni di mercato – già almeno un mese fa.
Gattei ha comunque anche precisato che ci vorrà tempo per chiarire i dettagli dell’eventuale operazione, dal prezzo alla governance della società, ma il percorso sembra a una svolta.
Nuove risorse consentiranno di investire ancora di più e l’ingresso di un investitore strategico è un’opzione che non esclude, ma affianca il percorso verso la quotazione di Plenitude.
Di recente lo stesso ad Claudio Descalzi aveva auspicato un collocamento in Borsa del gruppo o nel 2023 – se le condizioni di mercato lo consentiranno - o nel 2024.
In passato si era parlato di una valorizzazione complessiva di Plenitude di 8 miliardi di euro (cifra ritornata nelle cronache finanziarie di questi giorni), ma chiaramente una crescita a due cifre del business potrebbe spostare in seguito l’asticella della proposta al mercato (qualcuno già porta il valore a 10 miliardi).
Tutto da verificare però (ovviamente) sulle condizioni specifiche dell’operazione che varrà progettata e poi sui dati del mercato al momento del collocamento.
Di certo il contesto di forte contrazione dei prezzi dell’energia convenzionale, sia petrolio che gas, da record insostenibili di un anno fa sta riportando l’attenzione dei mercati sulle rinnovabili, che non hanno d’altronde mai perso le loro caratteristiche di megatrend che guarda al futuro.
Eni, crolla l’idrocarburo e torna all’attenzione Plenitude
Anche se Eni con gli ultimi dati ha battuto le attese del mercato, il gruppo ha segnato una forte contrazione dei risultati rispetto al primo semestre e al secondo trimestre del 2022. \
L’utile netto adjusted di Eni è infatti crollato del 49% nel secondo trimestre di quest’anno (a 1,93 mld) e del 32% nel primo semestre (a 4,84 mld).
D’altronde il riferimento del 30 giugno 2022 aveva per Eni un Brent da record a 113,78 dollari, un prezzo spot PSV del gas italiano a 1032 euro per mille metri cubi, un margine di raffinazione (quello di Eni SERM) di 17,2 dollari al barile.
Al 30 giugno 2023 questi valori sono crollati (per fortuna dei cittadini, ma meno delle compagnie energetiche) 78,39 dollari al barile per il Brent (-31%), a 393 euro per mille metri cubi di gas al PSV (-62%) e a 6,6 dollari al barile in termini di margini di raffinazione (-62%).
Inevitabile che il business “alternativo” delle rinnovabili di Plenitude ritornasse prepotentemente all’attenzione, anche perché in un contesto di questo tipo le sue performance risaltano e in prospettiva la divisione diventa nuovamente uno dei driver di valore di Eni.
La sola Plenitude, a fronte dei risultati generali di Eni visti sopra, ha chiuso il secondo trimestre del 2023 con un balzo del 19% a/a dell’utile operativo adjusted a 165 milioni di euro e la divisione Plenitude & Power ha registrato nei tre mesi un utile netto adjusted di 102 milioni in crescita del 7% a/a.
Nel semestre Plenitude ha accresciuto l’utile operativo adjusted dell’8% a 351 milioni e con Power ha portato l’utile netto adjusted a 229 milioni di euro (+7%) nei sei mesi.
Business minori – si dirà – rispetto ai 4,84 mld di euro di utile netto adjusted di tutta Eni nel semestre, ma business strategici e capaci anche in questo caso di aprire una nuova strategia di valore.
Plenitude i numeri e i target
I numeri di Plenitude possono sicuramente dare un’idea delle dimensioni della controllata green di Eni. In un anno la capacità installata da fonti rinnovabili è cresciuta di circa un GW a 2,5 GW alla fine di giugno. Un balzo sia alla crescita per linee esterne con le acquisizioni in Italia (PLT), in Spagna (Boreas ed Helios) e negli Stati Uniti (Kellam) che allo sviluppo organico su progetti come Brazoria (Stati Uniti), Cerillares (Spagna) e Shaulder (Kazakhstan).
A fine luglio e conteggiando sia i punti di ricarica operativi, che quelli in attesa di connessione dalla rete la controllata di Plenitude Becharge calcola ormai ben 17.380 punti di ricarica per la mobilità elettrica. Entro il 2023 l’obiettivo è di superare le 20 mila unità ed entro il 2026 dovrebbero essere superate le 30 mila unità. La rete sta crescendo rapidamente e a maggio Commissione UE e CDP le hanno assegnato più di 100 milioni di euro per realizzare entro il 2025 oltre 2 mila punti ricarica ultraveloci in 8 Paesi UE. A giugno inoltre Becharge aveva siglato con Ikea un accordo per 250 stazioni di ricarica.
Sempre a giugno è entrato inoltre in funzione il più grande impianto di accumulo di energia di Plenitude in Italia: si tratta di quello realizzato in Sardegna ad Assemini con capacità installata di 15 MW e capacità di accumulo di 9 MWh. Quella dello storage è un’altra frontiera calda del PNRR e della transizione energetica italiana ed Eni ha voluto dimostrare di essere sul pezzo.
La tecnologia di Plenitude è pure sbarcata in Kazakistan dove sarà impiegata in una nuova centrale ibrida rinnovabili-gas da 250 MW a Zhanaozen.
In termini di vendite di elettricità, Plenitude contava 4,90 TWh venduti nel secondo trimestre 2023 (-13% nel contesto di un calo generale della domanda dei clienti liberi e della borsa elettrica).
A fine 2022 Plenitude contava quasi 2.350 persone, per il futuro la società prevede l’obiettivo net zero (impatto zero) per l’energia elettrica nel 2030 e per il gas nel 2040. Passando dall’introduzione del biometano entro il 2026 e dell’idrogeno entro il 2030.
Più da vicino l’amministratore delegato di Eni ha alzato già per quest’anno 2023 gli obiettivi dell’ebitda proforma adjusted dagli “oltre € 7 mld” di prima a circa 0,8 miliardi di euro. Di certo sarà un elemento di cui si terrà conto nei negoziati per la cessione delle minority a un investitore strategico e per la successiva IPO. Quando ne matureranno le condizioni, ovviamente.