ETF, flussi in crescita in Europa, qualche deflusso dagli States
pubblicato:I movimenti nei portafoglio di questi strumenti passivi si desumono dall'ultimo money monitor di Amundi e sono confermati anche da altre classifiche

Come sempre interessante l’ultimo money monitor di Amundi che consente di effettuare un’altra analisi di mercato in questo periodo quantomai incerto e dinamico per il risparmio, il mercato e l’economia. I dati sono quelli di giugno, ma è significativo che il gigante del risparmio europeo controllato dal 68,7% dal Credit Agricole abbia deciso di focalizzarsi sugli ETF d’Europa.
D’altronde nel settore Amundi gioca in casa, essendo il secondo emittente europeo per asset in gestione dopo la iShares degli americani di BlackRock e prima della XTrackers dei tedeschi di DWS.
ETF, mercato europeo ancora dominato dall'azionario
I suoi dati sono comunque interessanti e indicano che gli ETF hanno complessivamente raccolto nel secondo trimestre del 2025 64 miliardi di euro, dei quali 45,1 miliardi destinati all’azionario e 18,3 miliardi all’obbligazionario.
La torta dell’azionario si conferma quindi la più rilevante e risulta composta per ben 15,4 miliardi di euro da flussi destinati all’Europa, mentre 11,3 miliardi vanno nei tre mesi a panieri mondiali e All Country in termini di esposizione geografica. Solo 5,2 mld vanno agli emergenti e altri 2,8 miliardi all’Asia, mentre gli Stati Uniti assorbono appena 100 milioni (ma, se si distingue per categoria, siamo a 8 miliardi negli States).
Complessivamente gli ETF settoriali censiti in Europa da Amundi mostrano un calo di 1,5 miliardi nelle Americhe, un aumento di 2,9 miliardi in Europa, uno di 1,1 su scala globale.
A livello settoriale in particolare crescono di 3,9 miliardi gli ETF su industria, mentre cedono 1,5 miliardi quelli finanziari, che registrano deflussi soprattutto nelle Americhe (0,9 mld).
ETF Europa, anche nel fixed income più diffidenza verso gli States
Si conferma quindi l’impressione che gli europei stiano ritirando masse dagli Stati Uniti.
Anche il Fixed income rivela un balzo da 10,5 miliardi dei governativi con deflussi da 500 milioni in dollari e afflussi da 1,3 miliardi in euro. Stessa dinamica per gli ETF su corporate bond con 5 miliardi raccolti in euro e 900 milioni defluiti dal dollaro.
Di segno simile la recente analisi del mercato europeo degli ETF di Detlef Glow pubblicata dal LSEG. Secondo questo rapporto i promotori di ETF in Europa hanno registrato a giugno afflussi per 20,1 miliardi di euro con asset in gestione dell’industria europea degli ETF cresciuti a 2,17 trilioni di euro alla fine del mese e un motore della crescita essenziale negli 11,6 miliardi di euro attirati dagli ETF azionari.
L’analisi di Detlef Glow conferma però anche il ruolo essenziale di diversificazione dei portafoglio fornito dagli strumenti degli Exchange Traded Fund. In particolare il miglior tipo di ETF di giugno sarebbe stato l’Equity Global con 3,9 mld di raccolta, seguito da Equity Sector Industrials (+1,8 mld) ed Equity Emerging Markets Global (+1,5 mld).
Il migliore promotore di giugno viene confermato dalla classifica Lipper di Glow iShares con 6,8 miliardi raccolti in ETF nel mese, seguono però UBS ETF al secondo posto (2,1 mld) e Amundi ETF (+1,6 mld).
L’ETF più venduto in assoluto è stato UBS MSCI ACWI Universal UCITS ETF, che avrebbe raccolto da solo circa 1,2 miliardi di euro. Anche questa classifica trova una preponderanza dell’azionario a oltre il 75% di tutti gli ETF a fine giugno in termini di asset in gestione.
La composizione degli attivi mostra ancora la storica predominanza USA: 535,9 miliardi di euro in equity Usa, poi 400,2 mld in equity global e solo 107,4 miliardi di euro in equity europeo.
La suddivisione per asset in gestione conferma più o meno classifica che davamo all’inizio: iShares (939 mld), Amundi ETF (280,9 mld), XTrackers (235,7 mld).
Una piccola fuga dall’America però si registra anche in questo caso nella classifica dei 10 migliori/peggiori Lipper: il peggiore in assoluto con 1 miliardo di vendite in meno ha come benchmark i titoli di Stato USA, il terzultimo (-400 mln) traccia small & midcap Usa e deflussi si hanno anche tra i bond corporate Usa (-300 mln). Come molti hanno sintetizzato, più che una fuga dagli Stati Uniti, è un ritorno alla diversificazione.
Ma non è detto che anche questo movimento non celi importanti opportunità per l’Europa.