Italia, di nuovo un cattivo segnale dalla produzione industriale

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Delude il dato di maggio, in calo un po' tutti i settori, con l'eccezione dell'energia

Italia, di nuovo un cattivo segnale dalla produzione industriale

Nuova delusione dalla produzione industriale italiana a maggio. Il dato pubblicato stamattina dall’Istat mostra di nuovo un saldo negativo, una flessione dello 0,9% a fronte di attese più ottimistiche per un rialzo dello 0,2% Anche il dato precedente di aprile, il primo positivo dopo 26 mesi, è stato rivisto al ribasso da un +0,3% a un più timido +0,1%
In altre parole fino a stamane si sperava che la produzione industriale italiana fosse cresciuta dello 0,3% ad aprile e fosse soltanto rallentata a un +0,2% a maggio, mentre ora i due dati in sequenza vedono un +0,1% ad aprile e un -0,9% a maggio.

Anche il saldo congiunturale della produzione di maggio su quella di aprile delude con un -0,7% (consensus -0,2%) e viene da un +0,9% precedente (revisione da una prima lettura su un +1,0%).

L’Istat certifica quindi a maggio un calo congiunturale dello 0,7% e una modesta crescita trimestrale dello 0,6 per cento.

Produzione industriale, bene energia, metallurgia e raffinati

L’unico settore in crescita mensile è l’energia(+0,7%), mentre flettono mese su mese i beni intermedi (-1,0%) e i beni di consumo (-1,3%) a fronte di beni strumentali stabili.
Anche su base tendenziale l’energia mostra una crescita (+5,3%), mentre flettono gli altri maggiori beni: gli strumentali (-0,2%), i beni di consumo (-1,8%), quello intermedi (-2,7%).

Lo sguardo ancora più approfondito della produzione industriale per attività economica perimetra ancora più precisamente le attività sondate.

Cresce la produzione industriale dell’attività estrattiva (+5,1%) e della fabbricazione del coke e di petroliferi raffinati (+6,1%), cresce anche la prodizione dei settori della fabbricazione di computer, prodotti elettronici, apparecchi elettromedicali (+2,7%) e della metallurgia (+1,2%). 
Va bene anche la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (+4,7% a maggio sul maggio del 2024).

Ma il resto è tutto in contrazione, dagli alimentari (-0,6%), al legno/carta (-0,9%), dai prodotti chimici (-4%) ai farmaceutici (-5,2%), da gomma e plastica (-2,9%) alle apparecchiature elettriche (-3,9%) al tessile (-3,4%), fino alla fabbricazione dei mezzi di trasporto (-5,6%) e di macchinari e attrezzature (-1,4%).
Uno scenario un po’ desolante.
A volte sono deboli settori chiave come i macchinari che da soli coprono il 12,57% della produzione industriale complessiva o i mezzi di trasporto e il tessile (entrambi con una quota superiore al 7% del totale), altre volte resistono settori importanti come la metallurgia (ha un peso del 16,37%) o le forniture energetiche (9,2%).

Difficile non condividere la delusione dell’associazione dei consumatori Codacons, che sottolinea il calo dell’1,8% dei beni di consumo. Difficile non condividere il timore che questi numeri, già negativi, non peggiorino nei prossimi mesi alla luce della situazione dell’economia globale e dell’incertezza derivante dalle misure protezionistiche di Trump.

Paolo Pizzoli, senior economist di ING, conclude che “i dati pubblicati oggi confermano che il settore manifatturiero italiano fatica ad uscire dalla prolungata fase di stagnazione”. Siamo su livelli di produzione che oscillano sul minimo ciclico di metà 2024 e con scarse evidenze di un’inversione di tendenza.

Anche Pizzoli evidenzia il peso dell’incertezza dello scenario geopolitico che hanno visibilità limitata e non hanno avviato un ciclo di scorte. Secondo l’economista, una maggiore visibilità sui dazi e il piano di investimenti infrastrutturali tedesco dovrebbero aiutare l’Italia nei prossimi mesi, ma probabilmente qualche segnale concreto si potrà misurare soltanto nell’ultima parte dell’anno. Alla luce di questo scenario Pizzoli prevede un rallentamento del Pil nel secondo trimestre e una crescita media nel 2025 dello 0,6 per cento.

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