Mercati globali in tensione: tra Fed più dura, valutazioni tech estreme e ripartenza dell’Eurozona

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

La correzione delle borse di ottobre–novembre è stata amplificata dai dubbi sulla sostenibilità dei titoli tech, dalle incertezze sulla politica monetaria e dalle attese per i dati macro dopo un mese di blackout statistico

Mercati globali in tensione: tra Fed più dura, valutazioni tech estreme e ripartenza dell’Eurozona
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Mercati globali: tra correzione, tassi incerti e valutazioni stressate. Il confronto USA – Eurozona

Dalla metà di ottobre i mercati finanziari stanno attraversando una fase correttiva ampia e trasversale, che ha colpito non solo gli asset di rischio — azioni, tech, semiconductors — ma anche i tradizionali beni rifugio come Treasury e oro. Una dinamica atipica, che traduce un quadro di incertezza generalizzata.

La traiettoria dei mercati ruota oggi intorno a tre grandi filoni:

  1. 1.

    La normalizzazione delle valutazioni delle mega-cap dell’intelligenza artificiale, dopo anni di rialzi quasi ininterrotti e multipli considerati “tirati” da buona parte della comunità finanziaria.

  2. 2.

    La pubblicazione dei risultati di Nvidia, cruciale perché avviene dopo i nuovi maxi piani di investimento in AI da parte degli hyperscaler.

  3. 3.

    Le mosse di Berkshire Hathaway, che sta riequilibrando la sua esposizione tecnologica vendendo parte della posizione Apple e costruendo un’importante partecipazione in Alphabet.


USA: valutazioni tech sotto pressione, Fed più hawkish e blackout dei dati

Negli Stati Uniti il driver principale della correzione resta l’incertezza sui tassi.

📉 Probabilità di un taglio della Fed a dicembre in forte calo: dal 62% al 43%
Il mercato — complice una serie di commenti molto hawkish da parte dei membri della Fed — sta rapidamente rimuovendo l’aspettativa di un taglio dei tassi a dicembre. La causa è duplice:

  • inflazione ancora "sticky" (appiccicosa), alimentata in parte dai nuovi dazi globali di Donald Trump;

  • divisioni profonde all’interno della Fed, con falchi e colombe sempre più distanti sulla lettura dell’economia.

Per molti strategist (HSBC, Deutsche Bank), questo irrigidimento della Fed ricorda molti dei più significativi sell-off multi-asset dell’ultimo decennio, spesso legati proprio a fasi di politica monetaria più restrittiva.

Blackout dei dati USA
A complicare il quadro è stato il mese di “buio informativo” dovuto allo shutdown federale, che ha ritardato la pubblicazione di tutti i principali indicatori macro.

Questa settimana, però, la situazione si sblocca con:

  • job report di settembre (giovedì);

  • minute del FOMC (mercoledì);

  • PMI flash (venerdì).

Sarà una vera prova di stress per il mercato.

Oggi i primi dati in arrivo, è stata la volta di:

  • Empire State Index: balzo a 18,7, ben sopra attese e precedente — segnale di attività in miglioramento;

  • Costruzioni: +0,2%, sorprendente dopo due mesi negativi.

Il nodo centrale negli USA
La crescita continua, ma meno del previsto.
L’inflazione rallenta, ma non abbastanza.
Il mercato del lavoro si indebolisce, ma non cede.

È un mix che non permette alla Fed di prendere una direzione chiara.


Eurozona: crescita modesta ma più coesa, inflazione in calo e outlook in miglioramento

In Europa il quadro è diverso.

Il Pil dell’Eurozona cresce dello 0,2% nel terzo trimestre
Un dato modesto ma superiore alle attese, e in accelerazione rispetto allo 0,1% del trimestre precedente.

Su base annua, il Pil cresce dell’1,4% (attese 1,3%), mostrando una resilienza insospettata.

La Commissione Europea ha rivisto al rialzo le stime per il 2025: +1,3% dal precedente +0,9%

Una revisione significativa, spinta da:

  • l’impennata delle esportazioni nella prima metà dell’anno, prima degli aumenti tariffari globali;

  • un contesto finanziario europeo meno teso rispetto agli USA;

  • l’inflazione in discesa verso il target BCE (2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026).

Sul lato fiscale, però, emergono rischi:

  • deficit dell’Eurozona in aumento al 3,2% nel 2025;

  • debito in crescita verso il 90% del Pil;

  • Germania con deficit previsto al 4% del Pil per l’aumento della spesa militare.

Il nodo centrale in Europa
L’Eurozona cresce poco, ma non è sotto pressione come gli USA sul fronte inflazione.

Il mercato guarda con più fiducia a un possibile supporto dalla BCE nel 2025, anche grazie a condizioni finanziarie più distese.


USA vs Eurozona: due economie, due narrative, un unico fattore comune: l’incertezza

USA: nervosismo sui tassi e bolla AI sotto osservazione

  • Mercati molto più dipendenti dalle big tech

  • Fed spaccata e più nervosa

  • Dati macro mancanti che aumentano la volatilità

  • Valutazioni elevate che amplificano ogni correzione

Eurozona: macro più stabile ma crescita debole

  • Crescita sorprendentemente più forte del previsto

  • Inflazione in calo e meno divergente dal target

  • BCE più prevedibile della Fed

  • Rischi fiscali in aumento, ma senza pressioni immediate sui tassi


In conclusione

La correzione di ottobre–novembre è figlia di un mix di fattori:

  • valutazioni tech estreme negli USA

  • incertezza totale sulla Fed

  • inflazione frammentata tra settori

  • tensioni politiche e tariffarie

  • blackout dei dati macro USA

  • aspettative molto elevate su Nvidia e sull’AI in generale

In Europa invece il ciclo è più “tranquillo”, con numeri moderati ma regolari, e stime in miglioramento.

Nei prossimi giorni la direzione dei mercati dipenderà soprattutto da tre elementi chiave:

  1. 1.

    job report USA di giovedì

  2. 2.

    minute del FOMC

  3. 3.

    risultati di Nvidia

Da questi tre fattori dipenderà se tornerà la narrativa del buy-the-dip… o se la correzione avrà ancora strada davanti.

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