FTAOnline

La Fed si prepara a tagliare i tassi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

La banca centrale USA conferma che siamo al picco dei tassi d'interesse (o in prossimità), la discesa quindi è in vista. I documenti pubblicati suggeriscono due o tre tagli già l'anno prossimo. Entusiasmo dei mercati, il dollaro cala. Resta un'incognita il quando del primo taglio, l'economia Usa dovrebbe andare verso un soft landing. Ecco cosa ha detto ieri la FED

La Fed si prepara a tagliare i tassi

Tutto fermo in pratica, ma al tempo stesso la retromarcia sui tassi viene innestata apertamente.
Abbiamo cominciato a rifletterci” ha ammesso ieri Jerome Powell con i giornalisti, affermando per la prima volta che il FOMC - il direttivo della banca centrale USA, ossia la Federal Reserve - ha avviato le discussioni sul taglio dell'attuale livello dei tassi.

Restano per ora al 5,25%-5,50% contro il 4,5% della BCE, ma ora diventa probabile che il percorso di rientro e quindi di graduale ribasso dei tassi d’interesse americani sia più rapido del previsto, ossia che l’anno prossimo ce ne siano addirittura tre da 25 punti base, quindi che il 2024 si chiuda al 4,50%-4,75%

FED, le previsioni sui tagli

Intendiamoci. Raramente una banca centrale fornisce una previsione sul futuro, in particolare sulle decisioni sui tassi esplicita e chiara. La forward guidance, come verrebbe chiamata la prospettiva in Europa, è però desumibile nei meeting della FED, come quello di ieri corredati dalle nuove proiezioni economiche dello staff della banca centrale USA.

In particolare sono infatti periodicamente fornite, con le nuove previsioni, anche i famosi “dot plot”. Cosa sono? In pratica in forma anonima i membri della FOMC forniscono le loro “stime” sul livello futuro dei tassi e per ciascuno si pone un puntino (“dot” appunto) su un grafico con il livello dei tassi atteso per ogni anno futuro. Chiaramente è un’indicazione prospettica, visto che in futuro saranno proprio gli stessi membri del FOMC a decidere i tassi.

Bene se si guardano i livelli del 2024 forniti ieri, la mediana del livello dei tassi si pone proprio al 4,75%, la media ponderata per il numero di membri aderenti a ciascun livello di tasso si pone al 4,70% circa.

Procedendo a un ritmo di 25 punti base a meeting (0,25%) allora servirebbero tre tagli per arrivare al 4,50%-4,75% circa. Quindi alla peggio il primo taglio dovrebbe essere al 18 settembre (terz’ultimo meeting 2024), ma sarebbe forse persino più probabile qualche intervento prima, anche a luglio o giugno con una pausa o più tra i vari tagli.

Si tratta di un taglio delle stime sui tassi, quindi di un annuncio di rallentamento della stretta monetaria importante: le ultime proiezioni di settembre avevano una mediana del 5,125% e una media ponderata del 5,04%

A guardare anzi il FedWatch Tool del CME, che stima le decisioni sui tassi sulla base dei prezzi (volatili) dei future sui Fed Fund a 30 giorni sarebbe addirittura al 71,1% la probabilità di un primo taglio il prossimo 20 marzo e al 70,2% la probabilità di un secondo taglio il primo maggio 2024. Sicuramente previsioni meccaniche un po’ ottimistiche e da leggere più come una reazione entusiastica a segnali positivi concreti che come una tabella di marcia della FED, che probabilmente comunque attenderà dati concreti sul fronte dell’inflazione prima di invertire la marcia e si prenderà – come ha dichiarato lo stesso Powell – ribadendo prudenza:

“Se è vero che crediamo che il nostro tasso d’interesse probabilmente sia al picco o in prossimità di esso per questo ciclo restrittivo, l’economia ha sorpreso gli analisti in molti modi fin dalla pandemia e i progressi in corso verso il nostro obiettivo del 2% non sono assicurati”

FED, non solo tassi, anche l’economia è vista bene

Il raffreddamento controllato dell’economia e con essa dell’inflazione è fondamentale per la Fed perché le può garantire quel rallentamento dei prezzi che è il suo obiettivo insieme alla piena occupazione e in questo senso le proiezioni dei suoi analisti sembrano avvalorare la tesi del “soft landing”.

Gli esperti della FED vedono infatti, in termini di mediana delle previsioni raccolte, un calo dal +2,6% del Pil del 2023 a un +1,4% nel 2024, quindi un rialzo al +1,8% nel 2025 e al +1,9% nel 2026. In pratica le previsioni di settembre sono state riviste sul Pil in forte rialzo per quest’anno 2023 (erano a settembre al 2,1%) e in leggero calo per l’anno prossimo (erano al +1,5%).

Il tasso di disoccupazione dovrebbe crescere in maniera controllata dal 3,8% al 4,1% che dovrebbe restare stabile dal 2024 al 2025.

L’inflazione PCE (sui prezzi al consumo, la preferita dalla FED) è vista in calo più rapido rispetto alle previsioni di settembre dal 2,8% di quest’anno al 2,4% nel 2024, quindi 2,1% nel 2025 e quindi 2,0% nel 2026 (la traiettoria precedente era 3,3%, 2,5% , 2,2%, 2,0%).
La core PCE, senza energetici e cibo fresco, si appiattisce anch’essa dal 3,2% del 2023, al 2,4% nel 2024, quindi 2,2% nel 2025 e 2,0% nel 2026.

FED, i mercati reagiscono con slancio

Segnali ottimi dunque per i mercati e infatti ieri i mercati hanno reagito con vigore. L’S&P 500 ha guadagnato l’1,37%, il Nasdaq 100 l’1,27%, Dow Jones l’1,40% Un rally che conferma il forte ottimismo seguito sui mercati alle decisioni e alle parole di Powell, alle previsioni della Fed e alla view sul prossimo anno.

Anche le valute ovviamente hanno reagito con l'Euro in recupero sul dollaro fino a un massimo dell'EUR/USD a 1,0915 (poi ridimensionato) e il dollar index in calo fino a minimi rivisti in queste ore a 102,43, su livelli che non si vedevano da agosto. Questo dice due cose: che il mercato sconta ribassi dei tassi più rapidi delle attese e che forse pensa che la BCE procederà dopo la FED nelle sue manovre di taglio dei tassi.

Ma questo diventa già un altro discorso che dovrà confrontarsi con quello della Lagarde di oggi.