La Fed taglia i tassi per la prima volta in 9 mesi: priorità al lavoro rispetto all’inflazione
pubblicato:Due ulteriori tagli possibili entro l’anno, ma il board della Federal Reserve è diviso: 7 membri non prevedono altre mosse

La decisione di settimana scorsa della Federal Reserve di tagliare i tassi di 25 punti base – il primo taglio dopo nove mesi – segna una svolta nella politica monetaria statunitense. Il nuovo corridoio dei Fed Funds è ora al 4,0%-4,25%, livello più basso da quasi tre anni.
La mossa riflette un cambio di priorità: la banca centrale vede ora le crepe nel mercato del lavoro come un rischio più urgente rispetto all’inflazione, nonostante quest’ultima sia tornata a salire negli ultimi mesi.
✅ Le motivazioni dietro il taglio
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Mercato del lavoro in affanno: i dati sugli occupati sono stati rivisti bruscamente al ribasso. La media mensile di nuovi posti è scesa da 150.000 a soli 29.000 negli ultimi tre mesi fino ad agosto. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, massimo da oltre un anno.
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Rischi al ribasso confermati: Powell ha parlato apertamente di un rischio che “è ormai realtà”, sottolineando che la forza lavoro sta mostrando segnali di fragilità non più trascurabili.
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Pressioni esterne: dazi e tariffe hanno aumentato i costi di produzione e frenato le assunzioni. Un quinto delle aziende intervistate dalla Duke University e da alcune Fed regionali ha ammesso di aver rallentato l’hiring a causa dei rincari.
📉 Divisioni interne alla Fed
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11 membri su 12 hanno votato per il taglio da 25 bp.
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Un dissenso (Stephen Miran), che chiedeva un taglio più aggressivo da 50 bp.
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Le proiezioni rivelano una Fed spaccata: 7 membri non prevedono ulteriori tagli nel 2025, 2 ne vedono solo uno, mentre la maggioranza intravede altri due tagli consecutivi a ottobre e dicembre.
📊 Inflazione e rischi
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L’inflazione core (al netto di energia e alimentari) è risalita dal 2,6% di aprile al 2,9% di luglio.
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Powell ha riconosciuto che “non esiste un percorso privo di rischi”: abbassare i tassi può alimentare pressioni sui prezzi, ma non intervenire rischiava di aggravare la frenata occupazionale.
🔎 Impatto sull’economia reale
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Consumi e credito: la riduzione dei tassi dovrebbe alleggerire i costi su carte di credito e debiti a tasso variabile, aiutando famiglie e piccole imprese.
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Immobiliare: il settore resta debole per via di prezzi elevati e mutui ancora sopra il 7%. Ulteriori tagli potrebbero rilanciare il mercato, ma i Treasury a 10 anni restano sopra il 4%, limitando il beneficio.
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Imprese: i grandi gruppi, già agevolati da mercati finanziari forti, trarranno vantaggi marginali. Le PMI, più dipendenti dal credito bancario, beneficeranno di più.
📈 Possibili effetti positivi (bullish)
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Settori sensibili ai tassi: utility, real estate e growth/tech potrebbero beneficiare della riduzione del costo del capitale. Anche le small cap, più dipendenti dal credito bancario, potrebbero trovare respiro.
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Aumento liquidità: un ciclo di tagli alimenta la narrativa di “Fed put”, spingendo gli investitori a tornare sull’azionario.
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Valorizzazioni supportate: tassi più bassi riducono il “discount rate” nei modelli di valutazione, sostenendo i multipli, soprattutto nel comparto tech.
📉 Possibili effetti negativi (bearish)
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Segnale di fragilità: il taglio è motivato da un peggioramento del mercato del lavoro. Gli investitori potrebbero interpretarlo come l’inizio di una fase di rallentamento ciclico.
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Divaricazione settoriale: i titoli legati ai consumi ciclici e alle banche potrebbero soffrire più di altri se il rallentamento della crescita si accentua.
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Incertezza sulla traiettoria: le divisioni interne al FOMC (parte dei membri non vede ulteriori tagli) aumentano la volatilità e riducono la visibilità per gli investitori.
📌 In sintesi
La Fed ha avviato un ciclo di allentamento che potrebbe proseguire fino a fine anno, ma con forte incertezza interna.
La sfida è duplice: sostenere l’occupazione senza riaccendere troppo l’inflazione.
Al momento, Powell sembra privilegiare la difesa del lavoro, segnalando che la priorità si è spostata dal contenimento dei prezzi al rischio recessivo.