Inflazione USA al 3% in settembre: Fed verso nuovi tagli dei tassi, ma i mercati restano divisi

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Powell (Fed) tra due fuochi: inflazione ancora alta e segnali di rallentamento economico

Inflazione USA al 3% in settembre: Fed verso nuovi tagli dei tassi, ma i mercati restano divisi
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Inflazione USA al 3% in settembre: la Fed verso nuovi tagli dei tassi, ma il quadro macro resta incerto

L’inflazione statunitense è aumentata al 3% su base annua a settembre, in linea con le aspettative ma ancora sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve. Il dato è arrivato dopo settimane di incertezza legate allo shutdown governativo, che aveva ritardato la pubblicazione delle principali statistiche macro.

Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3%, un’accelerazione guidata principalmente dai comparti energia (+1,8%) e alimentari (+0,4%), mentre la componente “core” (che esclude energia e cibo) è salita solo dello 0,2%, segnalando un rallentamento della dinamica dei prezzi sottostanti.

Questo mix di dati conferma una situazione complessa: l’inflazione headline mostra ancora resistenza, ma la dinamica dei prezzi nei servizi e nei beni durevoli tende a indebolirsi. Gli economisti parlano di un’economia americana che sta entrando in una fase di disinflazione strutturale, ma ancora non abbastanza profonda da consentire alla Fed di interrompere del tutto la stretta monetaria.


Powell tra due fuochi: inflazione ancora alta e segnali di rallentamento economico

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha riconosciuto che il quadro economico si è fatto più incerto: da un lato l’inflazione mostra segni di decelerazione nei suoi elementi di fondo, dall’altro il mercato del lavoro si sta indebolendo più rapidamente del previsto.

A settembre, infatti, il rapporto sull’occupazione ha mostrato la creazione di soli 22.000 nuovi posti di lavoro, il dato più basso da due anni, mentre i sussidi di disoccupazione hanno toccato i massimi dal 2021.

Gli indici ISM manifatturiero e dei servizi sono entrambi scesi sotto quota 50, indicando una contrazione dell’attività economica.

Powell ha sottolineato che la Fed resta “fortemente impegnata a riportare l’inflazione al target del 2%”, ma ha anche ammesso che “un eccesso di restrizione monetaria potrebbe generare danni permanenti al mercato del lavoro e alla fiducia dei consumatori”.

Per questo, i mercati si aspettano che il FOMC del 29-30 ottobre porti un nuovo taglio dei tassi di 25 punti base, il secondo consecutivo dopo quello di settembre. Tuttavia, Powell ha precisato che “la traiettoria dei tassi dipenderà dai dati”, mantenendo un tono cauto e condizionale.

Parallelamente, la Fed sta rallentando il processo di riduzione del bilancio (quantitative tightening), sceso da 9 a circa 6,6 trilioni di dollari, segnale di un progressivo ritorno verso una politica monetaria più accomodante.


Rischi geopolitici e politica commerciale: Trump alza la tensione

Sul fronte politico e commerciale, il contesto si complica ulteriormente. Il presidente Donald Trump, in corsa per un terzo mandato (anche se improbabile vista la legislazione attuale), ha annunciato nuove tariffe del 10% su farmaci, camion e beni per la casa, e minaccia dazi del 100% sulle importazioni cinesi a partire dal 1° novembre.

Queste misure, volte a proteggere la produzione interna e a compattare l’elettorato industriale, rischiano tuttavia di riaccendere pressioni inflazionistiche proprio nel momento in cui la Fed cerca di consolidare la disinflazione.

Il Tesoro, nel frattempo, ha segnalato che il deficit federale ha superato i 2 trilioni di dollari su base annuale, alimentando ulteriori timori di squilibri fiscali e possibili tensioni sul mercato dei Treasury.


Mercati finanziari: tassi in calo, ma la volatilità resta alta

I mercati hanno reagito positivamente al dato sull’inflazione, giudicato “benigno” rispetto alle attese di una possibile sorpresa al rialzo.

  • I rendimenti dei Treasury sono scesi di circa 7 punti base, con il decennale tornato al 4,28%, segnale che gli investitori scommettono su un prossimo taglio dei tassi.

  • Il dollaro si è leggermente indebolito contro euro e yen, mentre Wall Street ha aperto in rialzo, con l’indice S&P 500 che si è riportato sopra i 5.150 punti.

  • Sul fronte settoriale, tecnologici e finanziari sono in recupero, mentre il comparto energia beneficia del rialzo del petrolio, sostenuto dalle nuove tensioni in Medio Oriente.

Gli analisti restano però divisi: secondo Goldman Sachs, la Fed effettuerà due ulteriori tagli entro gennaio 2026, portando i tassi al 4,25%, mentre Morgan Stanley ritiene che “l’economia americana sia già troppo vicina alla stagnazione per sostenere un atterraggio morbido”.


Conclusione: una Fed più accomodante, ma con margini di manovra limitati

In sintesi, l’inflazione al 3% conferma che la fase più acuta della corsa dei prezzi è alle spalle, ma la Fed non può ancora dichiarare missione compiuta.

Il rallentamento del mercato del lavoro e la debolezza degli indicatori di attività spingono verso una politica più morbida, ma la combinazione di nuove tariffe, deficit elevato e incertezza geopolitica limita i margini d’azione.

I mercati scommettono su un “pivot” graduale della Fed, ma il rischio è che la banca centrale resti intrappolata in un equilibrio precario: troppo lenta per stimolare la crescita, troppo cauta per sconfiggere del tutto l’inflazione.

In altre parole, l’America resta sospesa tra disinflazione e stagnazione, e la prossima mossa della Fed sarà decisiva per definire la traiettoria economica del 2026.

Lo S&P 500 ha aggiornato i massimi storici, superando l’area dei 6.780 punti.

📈 Analisi tecnica sintetica:

  • La candela odierna rompe al rialzo la resistenza precedente, confermando la forza del trend di medio termine.

  • La media mobile esponenziale a 50 giorni resta ben al di sotto dei prezzi, in ulteriore rafforzamento, segno di una struttura tecnica solidamente rialzista.

  • La media a 100 giorni continua a salire con pendenza regolare: non ci sono segnali di inversione.

🔍 Interpretazione di mercato:
Il superamento dei massimi riflette un mix di fattori positivi:

  • dati sull’inflazione in linea con le attese, che riducono la pressione sulla Fed,

  • aspettative di nuovi tagli dei tassi d’interesse entro fine anno,

  • e una stagione degli utili finora migliore del previsto, soprattutto nel comparto tech e finanziario.

💡 Tuttavia, la forza del mercato si accompagna a volumi in leggero calo e a un sentiment ormai molto ottimista: due elementi che suggeriscono prudenza nel breve periodo.

Il prossimo obiettivo tecnico si colloca a 6.850-6.880 punti, mentre un ritorno sotto i 6.700 sarebbe il primo segnale di debolezza.

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