La Fed taglia i tassi: due mosse ancora in arrivo, ma i mercati restano freddi

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Rally iniziale, poi prudenza: perché Wall Street non esulta dopo il taglio dei tassi

La Fed taglia i tassi: due mosse ancora in arrivo, ma i mercati restano freddi

Taglio di 25 punti base da parte della Fed dopo nove mesi di pausa

La Federal Reserve ha deciso di tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto, il primo intervento da nove mesi, segnalando inoltre la possibilità di altri due tagli entro fine anno, probabilmente nelle riunioni di ottobre e dicembre.

📌 5 cose da sapere sulla decisione della Federal Reserve

  1. 1.

    Taglio dei tassi
    ➝ La Fed ha ridotto i tassi di 0,25%: è il primo taglio da 9 mesi.

  2. 2.

    Altri due tagli in arrivo?
    ➝ La maggioranza prevede altri due interventi entro fine anno (ottobre e dicembre).

  3. 3.

    Motivo principale
    ➝ Debolezza del mercato del lavoro: nuove assunzioni in forte calo, disoccupazione al 4,3%.

  4. 4.

    Divisioni interne
    ➝ 11 voti favorevoli, 1 contrario (il governatore Miran voleva un taglio da 0,50%).

  5. 5.

    Reazione dei mercati
    ➝ Rally iniziale di azioni e bond, poi ritorno alla cautela. L’S&P 500 chiude vicino alla parità.

Il mercato del lavoro preoccupa i decisori

La decisione di tagliare riflette una crescente preoccupazione per la debolezza del mercato del lavoro, che sta mostrando segnali di rallentamento più marcati rispetto a qualche mese fa, nonostante l’inflazione sia rimasta un tema ancora sensibile.

Jerome Powell, i rischi di ribasso sono ormai una realtà

Jerome Powell ha sottolineato che i rischi al ribasso, evocati più volte durante l’estate, sono ormai diventati una realtà concreta. I dati sul mercato del lavoro parlano chiaro: la crescita delle assunzioni è rallentata drasticamente, passando da una media di 150.000 nuovi occupati al mese fino a giugno, a soli 29.000 nei tre mesi terminati in agosto.

Contestualmente, il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, oltre la fascia del 4-4,2% che si era mantenuta stabile per circa un anno.

Il mercato del lavoro non è più "solido"

La dichiarazione post-riunione della Fed ha quindi abbandonato la descrizione del mercato del lavoro come “solido” e ha giustificato il taglio dei tassi con il cambiamento dell’equilibrio dei rischi.

Tuttavia, all’interno del board non è mancata la divisione: 11 membri su 12 hanno approvato il taglio da 25 punti base, mentre il nuovo governatore Stephen Miran, nominato da Donald Trump, avrebbe preferito un taglio più deciso da mezzo punto percentuale.

Anche le proiezioni future mostrano opinioni divergenti: 7 membri della Fed non prevedono ulteriori tagli quest’anno, mentre altri 2 ne stimano solo uno.

Sul fronte dei mercati, la reazione è stata tiepida

Sul fronte dei mercati, la reazione è stata tiepida. Azioni e obbligazioni hanno inizialmente registrato un rally dopo l’annuncio, ma hanno poi restituito i guadagni, chiudendo in modo contrastato.

L’S&P 500 ha oscillato attorno alla parità, mentre i rendimenti del Treasury decennale sono risaliti. Molti investitori avevano già anticipato la mossa della Fed, scontando la possibilità che i tassi scendano sotto il 3% il prossimo anno, un livello più basso rispetto a quanto stimato dalla maggioranza dei funzionari della banca centrale.

Per la Fed l'obiettivo è ridurre i rischi di rallentamento del mercato del lavoro

Powell ha definito la mossa come un “taglio di gestione del rischio”, più che un intervento di stimolo aggressivo, spiegando che l’obiettivo è ridurre le probabilità di un deterioramento più serio del mercato del lavoro.

Nel frattempo, l’inflazione “core”, depurata da alimentari ed energia, è risalita leggermente al 2,9% in luglio, dal minimo quadriennale del 2,6% di aprile, mantenendo comunque un livello gestibile agli occhi della Fed.

In sintesi

In sintesi, la Federal Reserve ha aperto un nuovo ciclo di allentamento monetario, ma in maniera prudente e graduale. Powell e il board restano concentrati su un difficile equilibrio: da un lato la necessità di sostenere l’occupazione, dall’altro il rischio che un taglio troppo rapido e deciso alimenti nuove pressioni inflazionistiche.

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