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Gas: prezzi in risalita, ma potrebbe essere temporaneo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
3 min

Uno sciopero in Australia minaccia il 7% del gas liquefatto del mondo. Si riattivano le tensioni sul fronte dell’offerta, che poi è l’incognita principale del prossimo inverno. Ma finora la situazione sembra sotto controllo

Gas: prezzi in risalita, ma potrebbe essere temporaneo

Schizzano di nuovo i prezzi del gas. Il famigerato TTF olandese innesca il rally e balza del 9,5% in queste riportandosi a 35,88 euro per megawattora. Toccato in mattinata anche un massimo in zona 36,83 €/MWh.

Livelli senza dubbio bassissimi rispetto alla scorsa estate dei record, ma da monitorare, anche perché, dopo il primo rimbalzo di ieri, potrebbero confermare l’interruzione dei ribassi estivi che avevano limato bene i prezzi del gas dai massimi di periodo intorno ai 47 euro.

Gas, lo sciopero australiano scalda i prezzi

Il Financial Times non ha dubbi, la vampata del gas viene dall’Australia. Lì Chevron ha litigato con gli operai rappresentati da Offshore Alliance, che alla fine hanno incrociato le braccia negli impianti di Gorgon e Wheatstone, due stabilimenti chiave per le forniture globali di gas naturale liquefatto (GNL), con una quota del mercato mondiale del 7% circa.

Gli ultimi tentativi di mediazione sono falliti e così i sindacati hanno avviato interruzioni di lavoro fino a 11 ore. Si arroventa dunque il confronto e se entro il 14 settembre - giovedì prossimo – non sarà stata raggiunta un’intesa, le tute blu bloccheranno completamente gli impianti per due settimane.

Al momento i danni sono limitati, in pratica il blocco di un paio di cargo, ma se questi impianti andassero in blocco per un paio di settimane, ci sarebbero conseguenze sui mercati globali.

Europa: sul gas rischi limitati per ora

Attualmente gli stoccaggi di gas in Europa sono a livelli da record un po’ dappertutto. Dopo gli shock dell’anno scorso seguiti al distacco dalle forniture russe, le capitali del Vecchio Continente sono corse ai ripari.

Già lo scorso 21 agosto GIE (Gas Infrastructure Europe), associazione dell’industria a livello europeo, sottolineava che gli stock avevano raggiunto il 90% della capacità con ben due mesi di anticipo.

L’inverno è in arrivo e a Bruxelles si vogliono scongiurare in tutti i modi i rischi del freddo e delle speculazioni, dell’inflazione energetica e degli impatti sull’economia. Soprattutto ora che la recessione si materializza.

In realtà il GNL australiano molto raramente arriva in Europa, in genere è destinato ai mercati asiatici, ma se questi sperimentassero un calo importante delle forniture – come nel caso di uno sciopero di due settimane – allora potrebbero entrare in competizione con l’Europa sui mercati internazionali e questo potrebbe alterare anche i nostri prezzi.

E’ uno dei timori del mercato. I rischi sul fronte della domanda di gas in Europa sono limitati: il Vecchio Continente ha fatto i compiti a casa, viaggia con una flessione a due cifre sulla media dell’ultimo lustro e dovrebbe mantenere questa disciplina anche in caso di meteo avverso. Alle prese con l’emergenza l’Europa è riuscita ottimizzare i processi e tagliare i consumi su più fronti, inoltre i rischi di recessione e il rallentamento dell’economia suggeriscono che non ci saranno picchi inattesi.

Le incertezze vengono invece dal fronte dell’offerta. Lo sciopero australiano in parte li materializza, se i mercati asiatici entrassero in competizione con l’Europa, sarebbero inevitabili delle ripercussioni.

L’incertezza geopolitica dettata dal dossier ucraino resta sullo sfondo e le fonti alternative rinnovabili o nucleari non sono ancora in grado di fornire le stesse garanzie di affidabilità.

Qualche tensione insomma non è da escludere questo inverno, ma per ora la situazione resta sotto controllo.