FTAOnline

Investimenti alternativi: vini italiani, opportunità interessanti

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Pensare al vino come ad uno strumento d'investimento farà storcere il naso ai puristi del campo enologico. Avere in cantina bottiglie pregiate e non poterle bere, può essere frustrante ma può permettere di portare a casa dei bei rendimenti in termini finanziari.

Investimenti alternativi: vini italiani, opportunità interessanti

Investimenti alternativi: perché il vino è una opportunità 

La storia del vino è fatta di step che lo hanno portato dall’essere considerato esclusivamente come un alimento di consumo all’essere identificato come simbolo di esperienza non solo alimentare ma edonistica, sensoriale, meditativa. 

Infine, specie negli ultimi tempi, il vino inizia a farsi largo anche tra le opzioni di investimento: ovvero, investire nel vino (non in tutti i vini, sia chiaro) può rivelarsi, nel tempo, un ottimo affare

Come già evidenziato, è ovvio che non sia sufficiente comprare una qualsiasi bottiglia di vino pensando di trarre un profitto immediato o nel giro di tot anni. 

Occorre selezionare bene e puntare su quei marchi, quelle zone, quelle denominazioni che, per le loro peculiarità, per la loro rarità e produzione limitata, sono in grado di apprezzarsi nel corso degli anni. 

Il tutto, partendo dal presupposto che, a differenza di molti mercati che sono strettamente correlati tra di loro, il vino fa storia a sé e quindi costituisce una ottima alternativa di investimento in un contesto di diversificazione dei propri asset di portafoglio. 

Vino: non solo Francia 

Anche solo per sentito dire, la maggior parte delle persone, associano all’idea di investimento e di pregio principalmente i vini francesi.

Nello specifico, la zona della Borgogna e di Bordeaux l’hanno fatta da padrona per anni. 

Ultimamente, però, gli investitori, spinti da un desiderio di diversificazione dei propri portafogli, hanno iniziato a puntare su altre zone e regioni, anch’esse ricche di vini qualitativamente pregiati ed eccelsi. 

Ecco che quindi, il Liv-ex Power 100, che elenca le cento principali etichette a livello mondiale sul mercato secondario, è passato dall’essere costituito per oltre il 75% da vini della Borgogna e Bordeaux, ad una percentuale poco superiore al 60%. 

Quali sono i parametri da tenere in considerazione quando ci si avvicina al mercato del vino pensando di investire parte del proprio portafoglio? 

La regione, l’annata, il produttore, i periodi di bevute e i punteggi ottenuti dalla critica rappresentano elementi da monitorare attentamente e da valutare prima di scegliere il vino su cui puntare. 

Non solo vini francesi, però.

Investire nel vino: l’Italia promette bene 

Come evidenziato, non è necessario guardare oltre i confini per cercare vini pregiati e in grado di garantire, nel tempo, percentuali di apprezzamento interessanti. 

Anche il nostro Paese, in fatto di qualità e pregio, non scherza. 

In particolare, le regioni più interessanti in ambito di vini da investimento, sono sicuramente il Piemonte e la Toscana. 

Ad esempio, il Barolo GB Burlotto Barolo Monvigliero del 2016 (Barolo DOCG) che, sul mercato secondario aveva, nel giugno 2020 una quotazione pari a 200 dollari la bottiglia, nel febbraio 2022, valeva circa 950 dollari. 

Una percentuale di rivalutazione enorme, in nemmeno due anni (circa 4 volte tanto). 

Ampliando lo sguardo, possiamo comunque dire che i vini a base Nebbiolo, per quanto riguarda il Piemonte sono quelli all’interno dei quali fare l’opportuna selezione.

Produttori come Giacomo Conterno, Aldo Conterno, Roagna e via dicendo, sono tra le migliori opzioni a disposizione. 

Per quanto riguarda la Toscana, oltre ai soliti Super Tuscan come Sassicaia, Ornellaia e Solaia, ci sono vini tradizionali come il Brunello o il Vino Nobile da prendere seriamente in considerazione.