Big Tech, cosa ci dicono le trimestrali di Microsoft, Apple, Amazon e Meta

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
8 min

Dati in deciso rialzo, ma aumentano anche i costi e l'impatto dei dazi è in via di definizione. Amazon smentisce i rumors su doppi prezzi negli Stati Uniti (con e senza dazi), ma intanto gli investimenti nell'AI e nei server crescono per tutti

Big Tech, cosa ci dicono le trimestrali di Microsoft, Apple, Amazon e Meta

Pioggia di trimestrali tecnologiche negli Stati Uniti a cavallo tra il 30 aprile e il primo maggio, mentre Wall Street continuava con il business as usual e l’Europa fermava i mercati per la festa dei lavoratori.

In questa fase delicata della guerra dei dazi che ha già portato a una contrazione del Pil Usa nel primo trimestre (-0,3%) per la corsa all’acquisto delle merci da parte degli operatori statunitensi prima dello scatto delle nuove tariffe, il big tech attira ancora di più l’attenzione aggiungendo il tema degli impatti della guerra commerciale a quello dell’intelligenza artificiale e dei suoi costi.

Microsoft, balzo del titolo dopo i conti, gran parte del business schiva i dazi

Nel trimestre Microsoft ha aumentato i ricavi del 13% dopo un impatto dei cambi da oltre 1 miliardo, a 70,06 miliardi di dollari. L’utile netto del 18% a 25,82 miliardi. L’utile netto per azione della società di Redmond è aumentato del 18% da 2,94 a 3,46 dollari per azione oltre i $ 3,22 del consensus degli analisti raccolto dal Wall Street Journal.

Per la società guidata dal presidente e CEO Satya Nadella i capex di questo terzo trimestre dell’esercizio (sono i 3 mesi al 31 marzo) sono stati pari a 21,4 miliardi di dollari, leggermente inferiori agli investimenti previsti dal gruppo e tenendo conto anche dei leasing finanziari e di una variabilità nella consegna dei leasing dei data center.

Ma i capex dovrebbero aumentare su base sequenziale nel trimestre a giugno che chiuderà l’esercizio, pur rimanendo nel perimetro della guidance già fornita al mercato.

La guidance di Microsoft per il quarto trimestre a giugno vede ricavi a 32,05-32,35% per la divisione productivity & business process (+12-13%), tra 28,75 e 29,05 mld per l’”Intelligent Cloud” (totale divisione +21%/+22%, ma Azure e servizi cloude +34%/+35% a cambi costanti) con costi del venduto in crescita tra il 20 e il 21% e spese operative tra 18,1 e 18 miliardi (+6%/+5%).

Da segnalare che nel trimestre in corso Microsoft si attende un margine lordo del cloud in calo al 67% dal 69% con l’espansione della infrastruttura AI. Il cloud da solo ha fatturato 42,4 miliardi nel trimestre appena concluso ed è trasversale a tutto il business del gruppo.

Ieri l'azione di Microsoft ha registrato un balzo del 7,5% a 425,7 dollari dopo un allungo intraday a 436,99 dollari. Uno strappo al rialzo sui livelli di inizio gennaio e oltre la media mobile esponenziale a 200 sedute. Come visto una sfida rilevante per il gruppo è venuta dal rafforzamento del dollaro, che però ad aprile si è indebolito e potrebbe quindi apportare un punto percentuale alla crescita del fatturato.

Sul tema delle tariffe l’impatto è temuto dagli operatori soprattutto per i dispositivi fisici di Microsoft, come i pc Surface o le console di gioco Xbox. I ricavi della divisione Window OEM (le licenze originali) e Devices (i dispositivi) sono cresciuti del 3% nel contesto delle incertezze sui dazi, anche se le scorte sono rimaste elevate. Nel quarto trimestre questo business dovrebbe invece calare del 6%/9%, in particolare i dispositivi potrebbe calare tra il 16 e il 19%.

Apple, dati in crescita, ma con i dazi attuali maggiori costi per 900 milioni di dollari

Ieri ha guadagnato lo 0,39% anche Apple portandosi a 207,1 dollari dopo la pubblicazione dei risultati del suo secondo trimestre concluso lo scorso 29 marzo. La società di Cupertino ha registrato ricavi in crescita del 5% a 95,36 miliardi di dollari e un utile per azione in miglioramento dell’8% a 1,65 dollari. L’utile netto della società degli iPhone nei tre mesi è cresciuto da 23,63 a 24,78 miliardi (+4,84%).

Il CEO Tim Cook ha alzato del 4% il dividendo trimestrale a 0,26 dollari e sottolineato la crescita dei servizi della società, un balzo dell’11,64% al record di 26,64 miliardi di dollari. A grandi numeri giova ricordare che il 42% delle vendite di Apple è nelle Americhe e che gli iPhone coprono il 49% del fatturato globale, mentre tutti i servizi arrivano al 28% quasi. L’importanza della componente fisica dei prodotti di Apple sottolinea ancor di più che in altri casi il peso del tema guerra commerciale. Cook (che è in buoni rapporti con Trump da tempo) ha ribadito l’impegno a investire 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi 4 anni, rafforzando le squadre in diversi Stati e aprendo una nuova fabbrica di server avanzati in Texas.

Ma lo stesso Cook ha dovuto ammettere che con i dazi attualmente in vigore il gruppo stima un aumento dei costi di circa 900 milioni di dollari. Erik Woodring di Morgan Stanley ha chiesto di più sulle forniture, anche in ottica dazi, e lo stesso Cook ha confermato che nel trimestre a giugno Apple si aspetta di approvvigionare il mercato statunitense per la maggior parte con produzioni della casa in India, mentre dal Vietnam dovrebbero venire la maggior parte degli iPad, Mac, Apple Watch e AirPods venduti negli States.

La maggior parte dei prodotti venduti nel resto del mondo da Apple proverrà invece dalla Cina. L’impatto sui costi previsto a quasi un miliardo comunque rimane, anche se, nonostante i dazi incrociati del 145% e del 125 rispettivamente di Usa e Cina negli scambi, i dazi reciproci non colpiscono la maggior parte dei prodotti Apple (iPhone e Mac compresi) in quanto il Dipartimento del Commercio Usa ha ancora in corso una indagine ai sensi della Sezione 232 sulle importazioni di semiconduttori e attrezzature per la loro produzione.

Amazon, numeri in crescita, guidance un po’ debole e il caso dei doppi prezzi

Il colosso globale dell’e-commerce e dei servizi in cloud Amazon ha chiuso il primo trimestre del 2025 con vendite nette in crescita del 9% a 155,7 miliardi di dollari. In aumento dell’8% le vendite in Nord America ($ 92,9 mld), del 5% quelle internazionali (33,5 mld) e del 17% quelle di AWS (Amazon Web Services) a 29,3 miliardi di dollari.

L’utile operativo passa da 15,3 a 18,4 miliardi e qui si nota l’apporto alla redditività di AWS al consolidato con un utile operativo segmentario dei servizi web di 11,5 mld (dai 9,4 mld precedenti) contro i 5,8 miliardi dell’utile operativo del Nord America e il miliardo dell’utile operativo dell’Internazionale.

L’utile netto di Amazon cresce da 10,4 a 17,1 miliardi di dollari ossia passa da 0,98 a 1,59 dollari per azione, ben oltre gli 1,36 dollari del consensus raccolto da Bloomberg che indicava anche ricavi da 155,1 miliardi di dollari (leggermente superati quindi).

Per il trimestre in corso Amazon si attende ricavi tra 159 e 164 miliardi di dollari (+7%/+11%) e un utile operativo da 13 a 17,5 miliardi di dollari. Quest’ultima indicazione risulta inferiore però al consensus raccolto da LSEG a 17,7 miliardi di dollari.
Le prospettive sono in crescita, ma un po’ meno delle attese insomma, il titolo di Amazon cede infatti in pre-market il 2,3% a 185,82 dollari.

Fra i numeri della società di Jeff Bezos guidata dal presidente e CEO Andy Jassy notiamo investimenti in acquisti di impianti, attrezzature e immobili per oltre 25 miliardi di dollari contro i 15 miliardi del primo trimestre del 2024. Le attività di investimento del gruppo sono balzate da 17,8 miliardi a 29,8 miliardi di dollari ben oltre la cassa fornita dalle attività operativa calata invece da 18,98 a 17 miliardi di dollari. Parliamo comunque di un colosso con 69,89 miliardi di cassa a fine periodo, anche se i capex del trimestre sono stati di oltre 24 miliardi.

Investimenti poderosi, in parte negli Stati Uniti che però non escludono il dibattito principale della compagnia in tema di dazi: l’effetto deflattivo storico di questo colosso della distribuzione sarà spesso spazzato via dalle nuove tariffe.

Ma è esploso un caso politico sui rumors di doppi listini nei propri prodotti Usa per evidenziare l’impatto dei dazi.
Trump ha scritto direttamente a Bezos. Anche se la compagnia dell’e-commerce nega di avere mai approvato la misura dei doppi prezzi, il caso politico, dopo le indiscrezioni di Punchball News era già scoppiato, con pressioni dichiarate anche della portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt che aveva dichiarato ai reporter che si trattava di un atto ostile e politico da parte di Amazon e Trump che poco dopo lodava Bezos per la risoluzione rapida del problema. Ma probabilmente gli americani si accorgeranno comunque dei rialzi dei prezzi e dei dazi, indipendentemente dai minuetti di finanza e politica.

Meta, crescono gli investimenti nel 2025

Sono cresciuti infine anche i numeri di Meta, che nel trimestre al 31 marzo ha accresciuto i ricavi del 16% a 42,31 miliardi di dollari e ha aumentato del 27% l’utile operativo a 17,55 mld con un margine cresciuto al 41%. L’utile netto del gruppo che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, ma sta da tempo puntando anche su dispositivi come i visori, è balzato del 35% a 16,64 miliardi di dollari, il consensus riportato dal Financial Times era di 13,5 miliardi. L’utile per azione del gruppo Meta è passato da 4,71 dollari a 6,43 dollari (+37%) battendo nettamente il consensus di FactSet rimasto a 5,23 dollari.

Nel 2025 Meta arriverà a investire, in termini di capex che comprendo anche leasing finanziari, circa 64-72 miliardi di dollari, di più dei 60-65 miliardi inizialmente attesi, sempre per ulteriori investimenti nei server per l’intelligenza artificiale e per il core business sociale del gruppo.