Mercati in attesa di indicazioni tra dazi, BCE e rendimenti

Altra settimana complessa per i mercati alle porte. Domani i dazi USA su acciaio e alluminio verranno alzati dal 25 al 50 per cento, a meno che gli altri Paesi non facciano proposte migliorative alla Casa Bianca entro 24 ore. Il tempo stringe e l'effetto maggiormente visibile è l'indebolimento del dollaro: nella notte EUR/USD ha toccato 1,1455, il massimo (minimo per il biglietto verde) dal 22 aprile. Si tratta di un vantaggio di non poco conto per gli esportatori USA in quanto possono contare in tal modo su una maggiore competitività dei loro prodotti sui mercati internazionali, e viceversa per chi invece invia merci verso gli USA.

Tra gli altri temi della settimana troviamo la riunione della BCE di giovedì: il mercato prevede un taglio da 0,25% dei tassi ufficiali dell'eurozona, mossa che potrebbe però essere l'ultima prima di una lunga pausa. Agli ultimi dati macro indicano un rallentamento dell'inflazione e dinamiche dell'economia meno stagnanti di quanto atteso in precedenza. In più le incertezze commerciali e geopolitiche sembrano consigliare all'Eurotower l'adozione di un atteggiamento riflessivo in attesa di maggiori schiarite all'orizzonte.

Oltretutto nelle ultime settimane si è riaccesa l'attenzione sui debiti pubblici sovrani, con primo indiziato quello USA in scia al declassamento deciso da Moody's e i piani di spesa dell'amministrazione Trump che implicano un incremento del debito pubblico USA. Recentemente assistiamo anche a un aumento delle tensioni sui tassi a lungo termine di Regno Unito e Giappone. Sorprendentemente l'Italia non è nel mirino: lo spread BTP-Bund decennale è sceso sotto quota 100 per la prima volta dal 2021. Pur restando il debito pubblico su livelli molto alti, la spesa corrente è in calo e il Paese attraversa un fase di stabilità politica che da molto tempo mancava dallo stivale. Gli investitori apprezzano.