Nexi, dopo il dividendo arriva il buyback

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Per i soci il gruppo ha previsto 600 milioni tra cedole e riacquisti di azioni proprie. Anche quest'anno la maggior parte degli 800 milioni di cassa in eccesso previsti andranno agli azionisti, ma intanto il mercato valuta le opzioni possibili dopo anni di deprezzamento del titolo

Nexi, dopo il dividendo arriva il buyback

Comincia la fase due del piano di remunerazione degli azionisti di Nexi. Il gruppo ha annunciato oggi l’avvio del programma di riacquisto di azioni proprie (buyback) fino a un importo massimo di 300 milioni di euro.

Nexi, 600 milioni per gli azionisti

L’autorizzazione viene dall’assemblea dello scorso 30 aprile quando i soci hanno approvato dividendi per circa 300 milioni di euro, corrispondenti agli 0,25 euro per azione staccati lunedì 19 maggio e in pagamento oggi.

Con l’allungo di stamane a 5,34 euro circa, il titolo ha già coperto il gap apertosi nei prezzi con lo stacco della cedola. Il cda è autorizzato ad annullare tutte le azioni oggetto di buyback a riconferma, se ce ne fosse bisogno, dell’obiettivo di remunerazione dei soci con questa operazione. I 600 milioni di euro totali in distribuzione agli azionisti valevano più del 9% della capitalizzazione di Nexi alla chiusura di venerdì scorso, prima dello stacco della cedola. Un rendimento niente affatto trascurabile.

Nexi, focus su debito e leva per creare cassa da distribuire

Mercoledì scorso è inoltre arrivata un’altra buona notizia per Nexi. Il gruppo ha collocato un bond a 6 anni non convertibile senior unsecured per 750 milioni di euro con tasso fisso al 3,875% (rendimento effettivo del 3,896%, 150 punti base sopra il mid swap).

Due giorni prima il gruppo aveva dato mandato a un pool di banche, fra le quali Intesa, Unicredit e Mediobanca, ma le domande per circa 3,5 miliardi di euro, quasi 5 volte l’offerta, hanno inviato un segnale di fiducia ai mercati.

Il gruppo ha fatto leva sul raggiungimento dello status di investment grade anche con S&P Global Rating lo scorso marzo (dopo Fitch a fine 2024) e si è soffermato sulla gestione disciplinata del debito in occasione della prima trimestrale diffusa l’8 maggio scorso.
Rimborsati circa 756 milioni di euro nel 2024 e completato con successo un rifinanziamento da 2,9 miliardi di euro a marzo, la società ha esteso la durata media del debito da 2,4 a 3,3 anni (costo cash medio ponderato del debito lordo imposte al 2,35% circa).

Così ha potuto lanciare a inizio aprile il nuovo programma EMTN (ossia il piano di emissioni obbligazionarie) da 4 miliardi di euro che include i 750 milioni di questo bond senior appena collocato e prevede quest’anno di rimborsare in cash 507 milioni di euro di debito a giugno e dicembre.

La dinamica del debito di Nexi è essenziale per comprendere la politica di remunerazione degli azionisti sulla quale il management ha posto l’accento. Con i 600 milioni di euro in distribuzione ai soci, il gruppo ha aumentato il valore restituito del 20% rispetto al 2024.

La base per la generazione delle risorse necessarie è posta sull’obiettivo di ridurre la leva finanziaria (debito netto/ebitda) nel range tra 2,0x e 2,5x, pur lasciando aperta la porta a operazioni di M&A selettivo.
Il risultato è stato già raggiunto alla fine del primo trimestre con una leva al 2,5x, nel calcolo dei dodici mesi precedenti (LTM), contro i 2,8x del primo quarto del 2024.
Al contempo il debito finanziario netto è stato ridotto da 5 a 4,79 miliardi di euro e l’ebitda a 12 mesi sequenziali è passato da 1,78 a 1,88 miliardi di euro.
Un 2,5x di leva finanziaria che scenderebbe al 2,3x escludendo il buyback da 500 milioni dell’anno scorso e quasi al 2x se si escludesse la remunerazione da 600 milioni ai soci di quest’anno.

È nella dinamica di riduzione del debito e rafforzamento dell’ebitda che s’inserisce la politica di distribuzione di valore agli azionisti. Il gruppo Nexi si è infatti impegnato a restituire la maggior parte della cassa in eccesso agli azionisti. Si tratta di circa 700 milioni di euro l’anno scorso che gli obiettivi del 2025 prevedono a 800 milioni di euro. La cassa in eccesso è definita come l’operating cash flow dopo i pagamenti degli interessi e altre voci monetarie (tasse, IFRS 16, etc.), quindi le dinamiche di debito ed ebitda sono essenziali.

Nexi, la conferma della guidance in un contesto incerto

E il business? In genere gli analisti hanno definito in linea con il consensus e solidi i risultati del primo trimestre, nonostante la perdita di alcuni contratti che secondo Equita potrebbe impattare nei prossimi mesi.

Nel primo trimestre i ricavi di Nexi sono cresciuti del 3,7% a 810,2 milioni di euro e hanno fatto bene tutti i rami di business, dal merchant solutions (+4,5%, i Pos) alle issuing solutions (+3,3%) alle digital banking solutions (+0,7%). I costi sono cresciuti meno del fatturato (+0,8%) e questo ha permesso all’ebitda di crescere più del giro d’affari: +7,1% a 386,9 milioni di euro.

In un contesto estremamente incerto sul fronte dei mercati internazionali – nel pieno della crisi dei dazi lo scorso 7 aprile il titolo Nexi ha aggiornato i minimi storici a 3,9 euro circa – la conferma della guidance 2025 è stata accolta positivamente.

Nell’esercizio sono attesi ricavi in crescita “low-to-mid-single digit a/a”, ossia una crescita dei ricavi tra l’1% e il 6%, con un ebitda margin in crescita di almeno 50 punti base (era al 48% nel primo trimestre dopo un balzo di 149 punti base in 12 mesi). In un contesto in evoluzione con la vendita dell’acquiring di alcune banche e rinegoziazioni di contratti importanti, il gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo confida in una accelerazione dei ricavi ordinari.

Nexi, ma il mercato valuta operazioni straordinarie

All’attenzione rimane la Digital Banking Solutions. La divisione che ha fatturato poco meno di 87 milioni di euro (circa il 10% del business) nel primo trimestre è da tempo al centro di indiscrezioni su una possibile cessione. Sono circolati rumors su una possibile valutazione tra gli 800 e gli 850 milioni e anche Nexi ha confermato il focus sulla razionalizzazione del portafoglio di digital banking solutions. Secondo i rumors si sarebbe posta in quest’ordine di grandezza una proposta di TPG, ma erano circolate nel frattempo anche voci di una possibile controfferta di CDP e BFF Bank per questi asset.

In questo contesto il rafforzamento di CDP nel capitale del gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo ha imposto probabilmente una pausa di riflessione. Con la recente acquisizione delle quote di Poste Italiane la Cassa Depositi e Prestiti si è portata al 18,24% circa di NEXI, ma l’ad della Cassa Dario Scannapieco si è detto pronto a valutare tutte le opzioni possibili sulle quote detenute.

Ci sono azionisti di lungo periodo che hanno visto il titolo perdere quasi l’80% dai massimi del 2021 e c’è chi ipotizza a questo punto un possibile delisting, senza grossi scossoni sulla compagine proprietaria.

Altri sondano l’ipotesi francese di Worldline. La crisi dell’operatore d’Oltralpe, però, non agevola le cose: nel primo trimestre i suoi ricavi sono in calo del 2,3% a 1,06 mld, ha rinviato l’aggiornamento della guidance 2025 ai risultati semestrali e ha aggiunto un piano ulteriore di taglio dei costi da 50 milioni quest’anno.

Rimane poi l’ipotesi, per ora prevalente, di razionalizzazione degli asset, ma al riguardo bisognerà trovare l’offerta giusta e non è detto che sia dietro l’angolo.
Di certo il mercato rimane attento sul dossier. Martedì scorso (13 maggio), dopo la trimestrale e il ritorno del titolo sui livelli di dicembre; in concomitanza con il collocamento dei bond, sono passati di mano in una seduta poco meno di 47 milioni di titoli, circa il 3,8% del capitale di Nexi, contro una media giornaliera dell'ultimo mese di appena 7 milioni e mezzo di azioni. Movimenti sicuramente interessanti.

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