Novamarine, gli investimenti che si traducono in margini

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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In occasione del Next Gems Francesco Pirro, presidente e amministratore delegato del leader dei ‘gommoni’, ci racconta i progetti per il futuro

Novamarine, gli investimenti che si traducono in margini

“La nostra impresa è nata soprattutto dalla passione per la nautica che fin da ragazzi avevamo io e mio fratello. Prima vendendo barche, poi costruendole, alla fine ne abbiamo fatto una professione. Abbiamo avuto anche la fortuna e la lungimiranza di intercettare il pieno sviluppo della Costa Smeralda, uno dei posti più belli del mondo, che serviamo con i nostri cantieri di Olbia. L’idea di creare la nostra società è nata alla fine degli anni ’80 e ci ha portato da subito ad affrontare con impegno e competenza le sfide del settore: dalla produzione ai finanziamenti che supportassero i nostri notevoli investimenti. Un punto di svolta è stato l’acquisizione del marchio “Novamarine”, una realtà di prestigio già allora capace di fare gommoni diversi da tutti gli altri, ma messa in crisi dalla scomparsa del fondatore. La sfida della produzione è venuta dopo una fase di transizione e si è concentrata nei nostri cantieri di Su Arrasolu (Olbia), dove i lavori sono cominciati nel 2018 e abbiamo messo a punto i nostri nuovi modelli.  Oggi siamo protagonisti nella produzione di imbarcazioni da diporto sotto i 30 metri e ci rivolgiamo sia al mercato privato, che professionale.  Abbiamo sfruttato e sviluppato il segmento di business delle “chase boat”, le barche a supporto degli yacht di lusso, infatti nel settore Pleasure ci rivolgiamo soprattutto ai clienti del segmento dei ricchi e dei ricchissimi (i VHNWI con patrimonio da 5 milioni di dollari e gli UHNWI con patrimonio dai 30 milioni in su). ~~
~~ Nel tempo abbiamo posto le basi per un vero distretto industriale della nautica a Olbia, dove abbiamo collaborato con il CIPNES per portare una sede distaccata della quarta Ingegneria navale italiana e una scuola internazionale a sostegno degli equipaggi e del management delle aziende locali”.  Francesco Pirro, presidente, amministratore delegato e azionista di Novamarine (in foto), racconta con passione la storia della società in occasione di questa edizione del Next Gems presso Borsa Italiana.

Novamarine, gli investimenti che si traducono in margini

Nel 2024 avete anche incrociato la Borsa con una quotazione di successo che vi ha permesso di raccogliere 9 milioni di euro con il collocamento delle azioni a 3,6 euro. Ai corsi attuali di circa 6,9 euro, significa un rally del titolo di oltre il 90%, fino a una capitalizzazione di oltre 86 milioni. Molte società vorrebbero una performance così, sicuramente avete trovato la capacità di comunicare con la comunità finanziaria, come dimostra anche questa nuova partecipazione al Next Gems. Come è andata?

“Nel gennaio del 2024, insieme ai nostri consulenti, abbiamo deciso di aprire il capitale dell’azienda agli investitori, avviando un percorso di quotazione per cogliere le opportunità di crescita. Per sei mesi abbiamo lavorato instancabilmente a questo progetto. Il percorso è stato agevolato dai bilanci già certificati, ma dovevamo anche affrontare la sfida di strutturare l’azienda per inserirci appieno nelle dinamiche che governano i mercati finanziari: fino a quel momento eravamo sempre stati focalizzati sulla produzione e vendita delle nostre barche. Ad agosto abbiamo suonato la campanella di Borsa Italiana.  La storicità del marchio Novamarine ha rappresentato un vantaggio presso gli investitori che - insieme ad un piano strategico chiaro - ci ha consentito di chiudere agevolmente il book e continuare ad avere l’interesse del mercato. Riteniamo di avere obiettivi industriali chiari individuabili in due segmenti di mercato: **Pleasure **e Professional, dove abbiamo ereditato grandi competenze. Puntiamo a sviluppare la nostra capacità produttiva in entrambi i segmenti e al tempo stesso migliorare la nostra efficienza. Per questo vogliamo anche separare la produzione delle imbarcazioni del segmento Professionale da quelle della linea Pleasure: a fine anni Ottanta Novamarine ha persino vinto delle forniture per i Navy Seals, ma il segmento professionale, con commesse che arrivano - per esempio - dai corpi speciali, richiede sempre più velocità ed efficienza. Così abbiamo deciso di ampliare il sito produttivo di Su Arrasolu con un cantiere la cui realizzazione impiegherà i prossimi anni e che sarà dedicato soltanto al segmento Professional, che dovrebbe quindi accrescere il proprio peso specifico sul fatturato complessivo.
Intendiamo anche trasformare il deposito attuale in un impianto di produzione per le barche oltre i 18 metri e, rafforzandoci ed efficientando ulteriormente, affiancheremo a quella attuale una nuova area di costruzione per la linea Pleasure, per cui abbiamo già i terreni. I nostri cantieri godono già del vantaggio competitivo di una banchina in concessione demaniale da circa 70 metri dove abbiamo integrato gran parte della produzione degli scafi in vetroresina e dove eseguiamo anche molte delle lavorazioni come carpenteria, assemblaggio, verniciatura: questo ci permette di progettare i nostri gommoni sulle esigenze del cliente, offrendo una personalizzazione elevata e una qualità superiore”.

Il vostro primo semestre presenta numeri lusinghieri. Se limitiamo il confronto alla capogruppo per omogeneità di comparazione, ai ricavi in leggero calo a 13,8 milioni corrisponde un balzo dell’ebitda del 13% a 3,7 milioni di euro, con un margine del 26,9%, mentre l’utile netto cresce del 28% a 1,9 milioni di euro. Il valore della produzione consolidato balza a 19,3 milioni di euro, anche con il supporto di rimanenze cresciute a 3 milioni di euro che sembrano testimoniare una certa vivacità della domanda. Come è andata?

“Stiamo raccogliendo i frutti dei nostri investimenti e del nostro lavoro, che iniziano a riflettersi anche nei risultati e nella marginalità. In particolare, l’ebitda margin della capogruppo è balzato in un anno dal 21,9% al 26,9%. Abbiamo migliorato con decisione i processi produttivi e abbiamo così dato nuovo slancio alla nostra redditività. Sul fronte della domanda, non abbiamo difficoltà e anzi nel prossimo futuro la produzione dedicata al segmento Professional dovrebbe crescere ancora. Già nella prima metà di quest’anno abbiamo tratto in parte vantaggio dalla fornitura al Ministero dell’Interno di 14 imbarcazioni destinate alla Libia. Stiamo effettuando forti investimenti, per esempio centinaia di migliaia di euro in attrezzature per la lavorazione, ma abbiamo una situazione patrimoniale molto solida con un patrimonio netto consolidato di 25,9 milioni a fronte di un indebitamento finanziario netto consolidato sceso a 2,3 milioni e inferiore persino al nostro ebitda semestrale consolidato di 3,9 milioni di euro.”

Altre direttive strategiche?

“La nostra concentrazione sull’innovazione di prodotto è assoluta, conosciamo il mercato della nautica e ne cogliamo tendenze che ci confortano sulla forza del nostro posizionamento. L’acquisizione strategica recente dello storico marchio Tornado Yachts, nato nel 1968 e noto per le sue prestazioni sportive, si tradurrà in alcuni specifici modelli dai 38 piedi in su. Intendiamo poi rafforzare la nostra presenza sui mercati esteri per i quali abbiamo assunto una risorsa specifica dedicata a migliorare il nostro sviluppo internazionale. Già prima di questa estate 2025, il 77% del fatturato era riconducibile a clienti finali italiani, l’11% dal resto d’Europa e il 12% extra UE. La presenza alle fiere più importanti conferma la nostra attenzione anche per il mercato degli Stati Uniti, dove temiamo poco i dazi perché non sono piccole differenze di prezzo a spaventare la fascia di clientela molto alta a cui ci rivolgiamo. Ci aspettiamo poi uno sviluppo del segmento Professional, come anticipato. I grandi investimenti anche nella produzione che abbiamo effettuato guardano con fiducia e ambizione al domani di Novamarine”.

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