TIM, la promozione che oggi rilancia l'azione

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Anche il risiko delle tlc in Francia influisce sui prezzi di Telecom Italia. Ecco il quadro

TIM, la promozione che oggi rilancia l'azione
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Telecom Italia si mette di nuovo in luce a Piazza Affari: a scaldare i motori è stavolta un report di Deutsche Bank che promuove il titolo da “hold” a “buy” e catapulta il prezzo obiettivo da 34 a 62 centesimi, con un aumento dunque del target di oltre l’82% e la valutazione del titolo come “attraente”, sia che il consolidamento di realizzi, che no.

Di cosa parlano gli analisti? Della possibilità che dopo l’ingresso nella compagine azionaria di Poste, come azionista di riferimento al 24,81%, si porti a termine la fusione con Iliad.

Ne ha discusso a più riprese lo stesso CEO di TIM Pietro Labriola, ma va ricordato che appena lo scorso 28 agosto il CEO di Iliad Thomas Reynaud era stato tranchant sul dossier sottolineando che con TIM non c’erano stati contatti da aprile e che non sarebbero ripartiti, perché il consolidamento del mercato italiano era da considerare ormai alle spalle e l’ipotesi centrale diventava quella di un mercato con quattro operatori: TIM, Iliad, Fastweb/Vodafone e WindTre.

Poco male, per Deutsche Bank TIM resta interessante comunque, d’altronde i segnali di forza della compagnia si sono rafforzati di recente, basti ricordare il recente rally del titolo dopo gli annunci sugli investimenti strategici e le attese della divisione Enterprise.

TIM, appeal anche dal risiko francese

Ma oggi il tema del consolidamento viene rimesso sul tavolo per via delle novità di Francia. Lì è scattato un vero e proprio risiko con un’offerta congiunta di Bouygues Telecom, Iliad e Orange per SFR con l’obiettivo di uno spezzatino. Sul piatto i tre big delle tlc d’Oltralpe avevano messo 17 miliardi di euro per gli attivi che salivano a circa 21 miliardi di euro se si aggiungeva il debito (enterprise value).
L’idea era precisa: il B2B sarebbe stato spartito da Bouygues e Free-iliad, il B2C e il resto sarebbe stato diviso tra i tre operatori con l’eccezione del network mobile di SFR nelle aree meno popolare che sarebbe andato a Bouygues. In percentuale il 43% a Bouygues, il 30% a Free-iliad e il 27% a Orange.

SFR è controllata da Altice France, il cui PDG Arthur Dreyfruss ha scritto alle migliai dipendenti che l’offerta era stata immediatamente respinta. SFR è il secondo operatore telefonico francese, la sua controllante Altice France ha chiuso il secondo trimestre con ricavi totali in calo del 9,1% a 2,288 mld e un ebitda in flessione del 10,8% a 801 milioni. A fine giugno aveva cablato più di 41 milioni di edifici e contava 19,3 milioni di clienti per la mobilità e 6,1 milioni di clienti sul fisso.

La crescita vigorosa degli investimenti degli ultimi anni ha però gonfiato il debito di Altice France che quest’anno ha dovuto ristrutturare le esposizioni con creditori e bondholder cedendo anche il 45% del proprio capitale, ma tagliano il debito netto da 21,4 a 15,8 miliardi di euro.

L’impressione generale dei mercati è che quindi il risiko delle telecomunicazioni in Francia, dopo il no di Dreyfuss e dietro di lui dell’azionista e fondatore Patrick Drahi, entri adesso in una fase interlocutoria. Possibili novità quindi, rilanci e negoziati che potrebbero muovere ulteriormente i titoli del settore e regalargli appeal speculativo.

TIM, intanto si torna a parlare dei potenziali earn-out dalla vendita della rete

La notizia di nuove spinte verso il consolidamento non a caso ha incoraggiato l’EURO STOXX Telecommunications (+0,57%) e la stessa TIM, che potrebbe avviare nuovi contatti con Iliad o essere coinvolta in altre manovre. In questi stessi giorni è inoltre tornato all’attenzione il dossier di Fibercop, la rete fissa che TIM ha saputo cedere a KKR tagliando il debito di circa 14 miliardi di euro, ci sarebbero attriti tra il nuovo azionista della rete fissa e il governo italiano sul piano di una fusione della stessa Fibercop con Open Fiber, altro big della rete fissa italiana in fibra controllato da CDP e Macquarie.

La fusione entro la fine del 2026 potrebbe far scattare per la stessa TIM earn-out fino a 2,5 miliardi di euro, quindi risorse fondamentali per il rilancio del gruppo, che però restano collegate a questa evoluzione ormai fuori dal perimetro decisionale di TIM.

Di certo fra uno spunto e l’altro il titolo di TIM sembra avere avviato ormai un nuovo corso. Dai minimi dell’agosto 2024 a 19,75 ai 49,98 centesimi di queste ore l’azione ha fatto un balzo del 159%. I massimi di oggi a 50,86 centesimi hanno riportato i prezzi su livelli che non si vedevano dal 2021: una seconda vita tenuta a battesimo dal CEO Pietro Labriola che è riuscito a portare a termine importanti operazioni strategiche su più fronti, dalla cessione della rete fissa, alla rifocalizzazione sulle aree di business più promettenti all’ingresso di Poste nel capitale. Dovessero cadere gli ostacoli di area 50,9 centesimi, si aprirebbero ampi spazi di apprezzamento del titolo. Deutsche Bank ci crede: il prezzo obiettivo di 62 centesimi implicherebbe infatti un balzo di quasi il 30% sulla chiusura di ieri a 0,479 euro.

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