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PIR: cosa sono e dove investono

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Dei PIR (Piani Individuali di Risparmio) se ne è parlato molto verso la fine dell’anno 2016 quando erano prossimi allo sbarco sul mercato (inizio 2017) e nel biennio immediatamente successivo. Poi, piano piano, l’attenzione su questi prodotti è andata scemando. Che cosa sono esattamente i PIR?

PIR: cosa sono e dove investono

PIR: di che cosa stiamo parlando?

Come già evidenziato in precedenza, i PIR sono stati introdotti sul mercato italiano poco meno di sei anni fa. Si tratta di forme di investimento già presenti in altri Paesi che presentano alcune caratteristiche e peculiarità particolari.

Il primo fattore che contraddistingue questo strumento di investimento, è il fatto di essere destinato esclusivamente alle persone fisiche che abbiano la residenza fiscale in Italia. Quindi, alle aziende e alle persone giuridiche in generale, è preclusa la possibilità di accedere a questa forma di investimento, così come alle persone fisiche che, ai fini fiscali, hanno la residenza in un Paese estero.

Questi strumenti sono nati con lo scopo di raccogliere i risparmi soprattutto dei piccoli investitori); a tal fine, infatti, sono stati previsti, sin dall’origine, dei limiti massimi (a livello di importi) sia in termini di conferimento annuale che complessivo.

Tali piani di investimento hanno uno spirito nazionalistico, in quanto, non solo sono destinati ai risparmiatori fiscalmente residenti nel nostro Paese ma, dovrebbero rappresentare un collettore di risorse destinate, principalmente, allo sviluppo della piccola e media imprenditoria italiana. In poche parole, quindi, dovrebbero raccogliere risorse finanziarie utili alle nostre imprese per sviluppare le proprie attività.

PIR: i benefici

Perché un risparmiatore italiano dovrebbe sottoscrivere un PIR? Quali benefici può offrire un investimento simile? Si tratta di un prodotto adeguato a tutti?

Innanzitutto, occorre evidenziare come si tratti di un investimento di medio/lungo periodo e quindi va approcciato in questa ottica. Se detenuto per almeno cinque anni, i titoli che ne determinano la composizione, sono esenti dalla tassazione ordinaria in caso di smobilizzo. Ergo, successivamente al quinto anno di possesso, il PIR concede una agevolazione fiscale che permette di risparmiare il 26% in caso di dismissione di titoli, ridotta al 12,50% nel caso di titoli di Stato e simili).

Ricordiamo che, nel caso di versamenti periodici (sia mensili che annuali), i cinque anni utili ai fini dell’esenzione fiscale sono da calcolarsi in relazione a ciascun versamento. Si tratta di un aspetto importante, che spesso viene trascurato o ignorato.

Possono inoltre essere suddivisi in due categorie, ovvero i PIR ordinari, che presentano connotazioni e limitazioni più stringenti ed i PIR alternativi, caratterizzati da minori vincoli e maggiori limiti in fatto di capitali investibili.

Giova anche evidenziare come, ogni persona fisica possa sottoscrivere un solo PIR ordinario (fa fede il codice fiscale del sottoscrittore) mentre tale limitazione non è in vigore sui PIR alternativi.

PIR: quali i rischi?

Come qualsiasi forma di investimento, anche i PIR presentano rischi generici e specifici. Innanzitutto occorre considerare il fattore tempo (si tratta di investimenti con un orizzonte temporale di media/ lunga portata) oltre alla possibilità di ritrovarsi con delle perdite in conto capitale, ovvero minusvalenze.

In seconda battuta, va considerato il mercato di riferimento che, come già ricordato in precedenza, è principalmente quello domestico. In un Paese, come quello italiano, caratterizzato da una congiuntura economica particolarmente zoppicante, le problematiche, in relazione ai possibili ritorni economici dell’investimento effettuato, potrebbero essere diverse. Rischio geografico quindi e ridotta diversificazione territoriale.

Essenziale, poi, è considerare come le somme raccolte dal gestore del PIR, siano destinate, per una fetta rilevante, ad imprese non quotate e quindi, di riflesso, nel portafoglio del risparmiatore acquirente, finiscano titoli non quotati. Con tutto ciò che questo può significare in ottica di liquidabilità e smobilizzo delle posizioni.

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