Rally di Prysmian, l'ipotesi di dual listing piace

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il gruppo non teme i dazi di Trump e valuta anzi acquisizioni negli USA dove si vedono opportunità nella filiera dei data center. Ma lo scacchiere del colosso cavi resta globale

Rally di Prysmian, l'ipotesi di dual listing piace

 

Prysmian non ha paura di Trump. Sostanzialmente è questo il significato delle ultime dichiarazioni rilasciate dal CEO Massimo Battaini al Financial Times. Il dual listing è un’opzione concreta sul tavolo del management che quest’anno potrebbe lavorare alla quotazione anche a Wall Street, ma in ogni caso il colosso dei cavi nato da uno scorporo di Pirelli non teme eventuali dazi USA.

Perché? Perché ha già pagato ben 4,34 miliardi di euro per Encore Wire e ha una solida base produttiva negli Stati Uniti dove già fa più di un terzo del suo giro d’affari mondiale. Non è esclusa neanche qualche acquisizione in loco per sfruttare le opportunità del boom dei server che non sono ancora colte appieno, per esempio mancano i componenti per la connettività dei cavi ottici, ma questa apertura è già una novità perché dopo Encore Wire (pagata non poco) il gruppo aveva parlato solo di crescita organica.

Prysmian, i prossimi appuntamenti

Ma tant’è… Di certo tutto sarà più chiaro il prossimo 26 marzo al capital markets day, proprio a New York, mentre per i dati dell’intero 2024 bisognerà aspettare il 27 febbraio.

Prysmian, i primi nove mesi del 2024

Nei primi nove mesi del 2024 il gruppo Prysmian ha registrato ancora una leggera contrazione dell’1,4% del giro d’affari a 12,362 miliardi di euro. L’ebitda adjusted ha però fatto un balzo del 9,6% a 1,409 mld e l’utile netto uno del 7,7% a 619 milioni.

Ma va detto che sono ormai incorporati nei risultati gli impatti dell’acquisizione di Encore Wire. Il debito netto è balzato in nove mesi da 2 a oltre 5 miliardi di euro, con un impatto diretto della nuova controllata americana di oltre 4 miliardi, solo parzialmente bilanciato dalla conversione di bond a luglio (con una riduzione del debito di 733 milioni). Anche il patrimonio netto del gruppo comunque è salito da 4 a 5 miliardi (ma l’avviamento è passato da 1,66 a 4,2 mld).

Prysmian si è quindi concentrata sui flussi di cassa per bilanciare il debito che a oggi rimane uno dei driver dei prezzi insieme alle varie prospettive nei principali mercati (cavi di comunicazione sottomarini, cavi per l’offshore eolico, cavi in fibra per le tlc). Nei 12 mesi precedenti lo scorso 30 settembre, il free cash flow (LTM) del gruppo è balzato del 34,3% a 979 milioni di euro, quindi con la capitalizzazione attuale di circa 18,35 miliardi di euro siamo a un P/FCF di 18,7x circa. Detto questo anche i capex sono importanti per il gruppo (nei 12 mesi al 30 settembre) e comunque Prysmian ha chiuso i 9 mesi con cassa per 525 milioni di euro, in calo di oltre 1,2 miliardi dagli 1,74 miliardi di inizio periodo.

Prysmian, la guidance 2024

La guidance per l’intero 2024 di Prysmian prevede un adjusted EBITDA tra 1,9 e 1,95 miliardi di euro. Il free cash flow tra 840 e 920 milioni (ma su un cambio euro/dollaro di 1,08 contro gli 1,03 attuali). Per l’ebitda significherebbe comunque una crescita del 18,2% importante anche in termini di cassa, per il free cash infatti il punto medio a 880 milioni comporterebbe un balzo del 21,5% sul dato del 2023. Numeri importanti ed è ancora in corso il buyback approvato ad aprile con scadenza a 18 mesi e tetto massimo al 10% del capitale, al 3 gennaio la società era ancora al 2,99% del capitale proprio.

Prysmian, segnali di forza dal titolo

Il titolo Prysmian oggi ha inviato un segnale di forza con il superamento di massimi del 4 dicembre scorso a 65,44 euro, ha anche superato i top del 30 ottobre a 66,68 e potrebbe quindi coprire il gap down apertosi quel giorno e tornare sui 67,78 euro. Serviranno delle conferme per tentare l’assalto dei massimi storici a 69,9 euro segnati il 29 ottobre scorso, anche perché i volumi di oggi non sono particolarmente brillanti e altri indicatori indicano suggeriscono prudenza.

I recenti contratti EPCI da 700 milioni di euro con il gestore della rete elettrica francese RTE e il capacity reservation agreement da 250 milioni in Nuova Zelanda incoraggiano.

Prysmian è posizionata sui maggiori business della sostenibilità e della transizione energetica e il potenziale economico delle reti (sia energetiche, che di telecomunicazione) nell’attuale fase non è forse stato ancora pienamente scoperto dal mercato.

Ma la notizia di oggi del possibile dual listing a New York alimenta la speranza di una più grande platea potenziale di investitori e di per sé è positiva per il titolo. Al tempo stesso il drill baby drill trumpiano non è un buon segnale per il gruppo e in Italia si attendono gli esiti dell’investigazione antitrust AGCM.

Il mercato non ha comunque preso bene i dati dei 9 mesi dello scorso anno passando alle prese di profitto dopo i nuovi massimi del giorno prima.

Su quei livelli il titolo tenta di tornare oggi dopo diverse incertezze nelle ultime settimane.

Lo scenario è in evoluzione, con un P/E a 31,52 volte gli utili ordinari degli ultimi 12 mesi e a 20,86 volte gli utili attesi, il titolo non è economico. Soltanto nel terzo trimestre i costi delle materie prime sono aumentati di quasi mezzo miliardo a 2,89 mld (vs. 2,41), nei 9 mesi l’aumento è più contenuto e da allora i prezzi del rame sono calati. Le variabili sono insomma numerose e la redditività del gruppo resta all’attenzione dopo il grosso investimento in Encore Wire.

I prossimi appuntamenti sono quindi da mettere in calendario. Insieme alla data cardine del 20 gennaio in cui Trump salirà alla Casa Bianca.