I mercati tornano a guardare al rally di Natale tra inflazione in calo e ritorno del tech
pubblicato:Europa più prudente ma costruttiva: fiducia ancora fragile, banche centrali caute e attenzione ai prossimi dati macro

Sentiment in progressivo miglioramento
Il quadro che si sta delineando sui mercati globali è quello di un sentiment in progressivo miglioramento, che inizia a guardare con maggiore convinzione al tradizionale “rally di Natale”, pur senza ignorare le fragilità ancora presenti sotto la superficie.
Non si tratta di euforia, ma di un ritorno graduale dell’appetito per il rischio, alimentato da una combinazione di fattori macro, monetari e settoriali.
A livello globale, l’indice azionario MSCI ha chiuso in rialzo venerdì, con Wall Street nuovamente trainata dal comparto tecnologico.
Questo movimento riflette un cambio di tono rispetto alle settimane precedenti, durante le quali le valutazioni elevate e i timori sui tassi avevano innescato prese di profitto.
Ora, il mercato sembra più disposto a premiare la crescita di qualità, soprattutto quando supportata da numeri solidi e prospettive credibili.
In Europa, il quadro resta più sfumato
In Europa, il quadro resta più sfumato ma non privo di segnali incoraggianti. In Germania, l’indice GfK sulla fiducia dei consumatori per gennaio rimane in territorio fortemente negativo a -26,9 punti, ma il miglioramento rispetto alle attese suggerisce che la fase più acuta di pessimismo potrebbe essere alle spalle.
Le famiglie restano prudenti, ma il ritmo del deterioramento sembra rallentare. Allo stesso tempo, i prezzi alla produzione crescono del 2,3% su base annua, leggermente sopra le stime: un dato che conferma come le pressioni sui costi non siano del tutto scomparse, anche se lontane dai picchi del passato.
In Francia, il dato sui prezzi alla produzione (+3,2% annuo) risulta invece inferiore al consenso, rafforzando l’idea di un’inflazione che, pur ancora presente, non sta accelerando.
Il focus resta comunque sulle banche centrali
Il focus resta comunque sulle banche centrali. Dopo una settimana intensa di decisioni, l’attenzione si sposta ora sulle previsioni macroeconomiche che verranno pubblicate da numerosi istituti dell’area euro.
Questi aggiornamenti saranno cruciali per capire se il rallentamento della crescita è destinato a rimanere contenuto o se rischia di trasformarsi in qualcosa di più strutturale.
La Bank of England, dal canto suo, continua a muoversi con grande cautela: il mercato del lavoro mostra segnali di raffreddamento, ma la crescita dei salari resta elevata e rappresenta un vincolo importante per qualsiasi allentamento della politica monetaria.
Negli Stati Uniti scenario di “soft landing
Negli Stati Uniti, i segnali restano contrastanti ma complessivamente compatibili con uno scenario di “soft landing”.
L’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan scende a 52,9 punti, leggermente sotto le attese, confermando che le famiglie americane restano prudenti e sensibili al costo del denaro.
Tuttavia, il rallentamento dell’inflazione – con il CPI di novembre al 2,7% – continua a rappresentare un punto di svolta importante.
Alcuni analisti avvertono che il dato potrebbe essere stato parzialmente distorto da fattori tecnici, come la chiusura del governo, ma il messaggio di fondo resta chiaro: l’inflazione sembra aver superato il suo picco, almeno per ora.
Questo è un elemento chiave per la Federal Reserve e, di riflesso, per i mercati finanziari.
Il mercato obbligazionario riflette questa ambivalenza
Il mercato obbligazionario riflette questa ambivalenza. I rendimenti dei Treasury USA sono risaliti leggermente – con il decennale intorno al 4,15% – segnalando che gli investitori non stanno ancora prezzando un taglio dei tassi imminente, ma continuano a scommettere su almeno due riduzioni nel corso del prossimo anno. Le aspettative restano fluide e altamente dipendenti dai dati macro in arrivo.
Un capitolo a parte lo merita il Giappone
Un capitolo a parte lo merita il Giappone. Il rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan, ampiamente atteso, ha innescato una reazione paradossale: lo yen è stato venduto, spingendo la valuta verso livelli che riaccendono le ipotesi di un possibile intervento delle autorità.
Nel frattempo, il rendimento dei titoli di Stato decennali giapponesi ha toccato un massimo da 26 anni, mentre il Nikkei ha chiuso in rialzo dell’1%. Il mercato azionario sembra quindi interpretare la normalizzazione della politica monetaria come un passaggio delicato ma gestibile, almeno nel breve periodo.
Ritorno di entusiasmo sul tema dell’intelligenza artificiale
Il vero catalizzatore del miglioramento del sentiment globale resta però il ritorno di entusiasmo sul tema dell’intelligenza artificiale.
Le trimestrali e le guidance di Micron Technology hanno avuto un effetto dirompente: non solo il titolo ha segnato un nuovo record con un rialzo del 7%, ma l’intero comparto dei semiconduttori e delle megacap tech ne ha beneficiato.
Nvidia, Oracle e altri big hanno esteso i guadagni, rafforzando l’idea che il recente storno fosse più una pausa tecnica che l’inizio di una fase ribassista strutturale. Come ha osservato un gestore, dopo settimane di pressione “forse gli investitori possono tornare a comprare questi titoli”.
Storicamente dicembre è uno dei mesi più forti per le azioni
A questo si aggiunge un elemento stagionale non trascurabile. Storicamente, dicembre è uno dei mesi più forti per i mercati azionari, e il cosiddetto rally di Babbo Natale ha spesso offerto rendimenti positivi tra la fine dell’anno e l’inizio di gennaio.
Questo non garantisce nulla, ma contribuisce a creare un contesto psicologico più favorevole agli acquisti, soprattutto in assenza di shock macro improvvisi.
I mercati non sono ancora “fuori dai guai”
In sintesi, i mercati non sono ancora “fuori dai guai”, ma il quadro è sensibilmente migliorato rispetto alle settimane precedenti.
L’inflazione in rallentamento, la resilienza della crescita, il ritorno di forza del settore tecnologico e la stagionalità positiva stanno creando le condizioni per un sentiment più costruttivo.
Resta da vedere se questo sarà sufficiente a trasformare l’attuale rimbalzo in un vero rally di fine anno, ma i presupposti, oggi, sono decisamente più solidi di quanto non fossero solo pochi giorni fa.
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