Richemont in rally dopo i conti, ma gli orologi e l’Asia restano indietro
pubblicato:Europa, Americhe e Giappone salvano le vendite dal calo asiatico. I gioielli bilanciano la flessione degli orologi. Luci e ombre dai conti. La vendita di YNAP alleggerisce i bilanci di Richemont, che però resta azionista di peso nella nuova LuxExperience

Il mercato approva di nuovo i conti di Richemont. La casa svizzera di brand di fama come Cartier e Buccellati, come Piaget e Montblanc, ha chiuso il quarto trimestre e l’esercizio al 31 marzo 2025 con vendite in crescita del 3,8% e con molte indicazioni in linea con quello che gli analisti volevano sentire, ossia con una crescita del settore gioielli che bilancia i cali dell’orologeria e con un aumento delle vendite nei mercati maturi che bilancia i cali del mercato chiave asiatico.
Il titolo Richemont in queste ore a Zurigo segna un rally del 6,68% a 165,1 franchi. Era già successo l’ultima volta il 16 gennaio scorso, quando i conti del terzo trimestre di Richemont erano stati accolti con euforia e con un balzo dei prezzi di circa il 16%
Poi c’era stata la rincorsa ai massimi di San Valentino oltre i 187 franchi, ma anche il crollo dei prezzi del 36% con la guerra dei dazi. Dai primi di aprile i prezzi si sono ripresi, lasciando qualche pericoloso vuoto nel grafico (gap up) e oggi sembrano volere recuperare i livelli di inizio anno.
Ma i numeri del gruppo del miliardario sudafricano Johann Rupert, presidente di Richemont affiancato dal CEO Nicolas Bos (nell’incarico dallo scorso giugno 2024, ma nel gruppo dal 1992), mostrano luci e ombre e rivelano, in trasparenza, dodici mesi carichi di sfide.
Richemont, le vendite in crescita nonostante Cina e orologi
Nel terzo trimestre c’era stato un inatteso exploit delle vendite con un +10% che aveva sorpreso i mercati e spinto in precipitoso rialzo le azioni di Richemont.
Anche il quarto trimestre dell’esercizio, quello tra gennaio e marzo, ha confermato un ritmo sostenuto di crescita: un +8% delle vendite che ha incoraggiato gli analisti.
Richemont riesce così a chiudere l’esercizio da marzo a marzo con un +3,8% delle vendite a 21,4 miliardi di euro circa. Asimmetrie importanti emergono però nella ripartizione geografica dei ricavi.
L’Europa cresce del 10%, le Americhe del 16%, il Giappone del 25%. Tutte insieme riescono a bilanciare e superare i cali del 13% nell’area chiave dell’Asia-Pacifico, che da sola copre il 33% del fatturato, 7,15 miliardi di euro, nonostante il calo a doppia cifra.
La Cina ha mostrato una flessione della domanda del 23% che è stata bilanciata da un aumento della spesa locale e dei turisti in Europa, dalla domanda domestica americana, dal boom del Giappone dove sia i locali che i visitatori hanno speso in prodotti di Richemont.
Region | 2025 (€m) | 2024 (€m) | Actual exchange rates |
---|---|---|---|
Europe | 4898 | 4442 | +10% |
Asia Pacific | 7150 | 8220 | -13% |
Americas | 5236 | 4530 | +16% |
Japan | 2186 | 1751 | +25% |
Middle East & Africa | 1929 | 1673 | +15% |
Total | 21399 | 20616 | +4% |
In termini di canali di vendita il 70% del fatturato di Richemont viene dalle vendite in negozi gestiti direttamente, solo il 24% passa da canali mono- o pluri-marca.
Ma è lo spaccato dei ricavi per tipologia di prodotto che fornisce indicazioni rilevanti, come nel caso delle geografie.
Cresce del 7,6% a 15,33 miliardi la gioielleria di Richemont che arriva a coprire il 71% del giro d’affari. Uno sviluppo che bilancia la fase di calo dei business degli orologi (che vanta brand di pregio come Piaget e Panerai): l’area “Specialist Watchmakers” segna un pesante calo del 12,8% a 3,28 miliardi di euro. Gli altri business recuperano 2,78 miliardi con un +7% quasi. In definitiva anche sul fronte del prodotto il bilanciamento del business di Richemont ha la meglio su alcuni venti contrari.
Richemont, ma la redditività mostra delle fragilità
A conti fatti però i costi di Richemont continuano a crescere nell’ultimo esercizio, più di quanto non facciano le vendite. Nei 12 mesi al 31 marzo 2025 il costo del venduto è cresciuto del 7,6% contro l’aumento delle vendite del 3,8%. La performance del margine lordo rimane positiva del 2% a 14,32 miliardi, ma quando poi si aggiungono spese di distribuzione per 5,6 mld (+7,4%), spese di comunicazione per 2,09 mld (+4,3%), spese amministrative per 1,99 mld (+5,4%) e altre spese operative, si arriva a un utile operativo in calo: -6,8% a 4,46 miliardi di euro.
La gestione finanziaria positiva aggiusta il calo dell’utile ante imposte a un -3,57%, ma si arriva comunque a un risultato delle attività ordinarie in flessione dell’1,47% a 3,76 miliardi di euro.
Allora perché in molti riportano di una crescita degli utili di Richemont del 16,7% a 2,75 miliardi? Perché nel mezzo intervengono perdite da attività straordinarie in forte calo da 1,45 a 1,01 miliardi. In poche parole dall’”extraordinary” Richemont subisce un impatto minore di oltre 400 milioni che rilancia gli utili.
Si tratta però di calcoli che hanno una rilevanza nella storia del colosso svizzero del lusso perché incorporano una delle più importanti operazioni recenti di Richemont, ossia la vendita di YNAP, la ex Yoox-Net-à-Porter del lusso online, che nel bilancio della capogruppo è stata riclassificata come asset disponibile per la vendita dopo l’accordo vincolante per la cessione del suo 100% a Mytherese dello scorso ottobre.
A esercizio chiuso le perdite di periodo collegate a YNAP calano quindi da 1,46 a 1,01 miliardi di euro e fanno una grossa differenza tra un calo degli utili di Richemont dell’1,47% e un balzo complessivo del 16,7%
Oltretutto la vendita di YNAP (che comunque fattura 1,88 mld) non separa Richemont definitivamente dal gruppo, in quanto il colosso svizzero ha venduto la controllata del lusso online ottenendo in cambio azioni di Mytherese pari al 33% del capitale e ha dovuto aggiungere cassa per 466 milioni di euro (e una linea di credito da 100 milioni).
L’operazione è stata così rilevante che MYT Netherlands Parent B.V. (la Mytherese quotata a New York di cui parliamo) ha cambiato nome e ora è LuxExperience BV. L’anno scorso aveva intermediato con i suoi oltre 250 brand venduti online circa 913 milioni di euro di merci, con l’acquisizione di YNAP ora punta a un gross market value (cioè appunto un volume di vendite) da 4 miliardi l’anno con un margine dell’ebitda adjusted oltre l’8%.
Lo ha dichiarato Martin Beer, il CFO di LuxExperience BV, ad aprile. Ci vorranno però dai due ai tre anni per riportare alla redditività YNAP.
Nel frattempo Richemont ha potuto deconsolidare pur rimanendo socio forte della nuova LuxExperience BV. Un piede nel lusso online, insomma, è rimasto.