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Snam, dividend yield del 6,23%, ma debito elevato e grafico poco brillante

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
8 min

Luci e ombre dal bilancio, dati in crescita, dividendo +2,5%, ma i ricavi crescono molto di più degli utili anche per il peso del debito che non si arresta. E alcuni proventi potrebbero mancare quest'anno. Il gruppo comunque è ben posizionato non soltanto per la transizione ma anche per il nuovo assetto energetico italiano e con il calo dei tassi potrebbe rivelarsi un'opportunità

Snam, dividend yield del 6,23%, ma debito elevato e grafico poco brillante

Si conferma molto interessante anche il dividendo di Snam oggi. La cedola è stata accresciuta di appena il 2,5% ma con il suo rendimento del 6,23% sui corsi di queste ore (€ 4,459, -0,69%) è sicuramente degna d’attenzione.

Snam ha infatti appena pubblicato i dati 2023 e il titolo scende, anche se è un po' la parabola dei mercati di oggi inizialmente positivi poi in calo.

D’altronde il titolo di Snam, nonostante il carattere eminentemente difensivo di un gestore di infrastrutture nazionali di metano non è proprio vivacissimo, ma forse potrebbe regalare nuovi spunti agli osservatori, se non sui prezzi, almeno sulla cedola.

Snam, l'azione è in calo da tempo

Sul fronte grafico infatti l’azione non promette nulla di buono ed è inserita in un solido canale ribassista almeno dai massimi dello scorso maggio 2023. Il rischio di affondi sui supporti chiave a 4,275 euro e oltre perfino sui minimi dell’ottobre 2022 a 3,956 è concreto. Soprattutto se la nuova resistenza a 4,54 euro terrà ai diversi assalti subiti in questi giorni.

Dai 4,46 euro di queste ore i due affondi ipotizzati comportano un downside potenziale del 4,3% circa e dell'11,3% addirittura. Movimenti che al ribasso sarebbero tendenzialmente più rapidi, come dimostrato di recente dall’affondo tra i massimi di gennaio e i minimi di febbraio, quando il titolo ha bruciato il 12,8% del proprio valore in appena 18 sedute.

Nel mezzo c’è stata una cedola da 0,1128 euro che ha contribuito alla discesa dalla quale - come si intuisce – i corsi non si sono ancora ripresi.

Insomma i pericoli grafici per il titolo non mancano e anche se l’azione storicamente nel giro di qualche mese recupera il valore della cedola, spesso poi avvia una brutta china, come dimostrato dal fatto che, anche allargando il grafico, il trend ribassista si estende fino ai top del 26 maggio scorso sugli ormai lontanissimi 5,548 euro.

Se invece si amplia a qualche anno la visione, il quadro cambia e in maniera importante, perché il titolo è cresciuto non poco e si riconferma l’assunto di un’azione da cassettista, ossia da tenere lì per le cedole come riserva di valore e bilanciamento di eventuali rischi maggiori.

Ma i fondamentali e il contesto confermano questa impressione?

Snam, un 2023 a forti ricavi e deboli margini, ma tanti progetti

Di fronte a un balzo del 16,8% dei ricavi a 3,87 miliardi di euro non si può che restare a bocca aperta, soprattutto se parliamo di un titolo delle reti gas, una delle cose più prudenti e difensive che si possano immaginare. Significa oltre mezzo miliardo di giro d’affari in più da un anno all’altro, così ci guardiamo dentro e leggiamo che i business della transizione energetica hanno dato del pepe in più con un +59% che ha aggiunto altri 410 milioni di euro alle performance.

Significa efficienza energetica soprattutto, edilizia, superbonus, quindi sangue freddo, la festa potrebbe essere finita. Guardando da vicino infatti si legge che Renovit, la controllata di Snam che insieme a CDP Equity opera nell’efficienza energetica ha raggiunto nel 2023 un backlog di ben 1,2 miliardi di euro con commesse nel solo anno scorso di oltre 500 milioni.

Ma si sarebbe incompleti se non si accennasse anche a Bioenersys, che si occupa di biometano e ha sviluppato centrali a biometano e gas da ben 41 MW in funzione a fine 2023. E’ un business che dovrebbe raggiungere gli 80 MW nel 2027.

Né si può tacere l’idrogeno che è uno dei fronti forti di Snam, con progetti anche internazionali come quello del “Corridoio dell’idrogeno Italia – Austria – Germania”. Sull’idrogeno Snam ha un approccio di filiera e non può essere taciuto il suo 21,6% in De Nora, colosso dell’elettrolisi applicata anche all’idrogeno. Indirettamente si arriva pure in Germania dove è stata quotata la Thyssenkrupp Nucera che è al 25,9% di De Nora e al 50,2% di Thyssenkrupp.

Dalla vendita del 4,2% di De Nora l’anno scorso Snam ha realizzato 75 milioni, dalla quotazione della Thyssenkrupp Nucera altri 28 milioni di euro.

Ma le voci straordinarie (questi special items) non sono tutte positive, anzi, per esempio la svalutazione del biometano da FORSU (spazzatura) è costata ben 186 milioni di euro.

E poi c’è Abu Dhabi: che c’entrano gli Emirati? Nel giugno 2020, quando alla guida di Snam c’era ancora Marco Alverà un pugno di investitori internazionali, tra i quali Snam, GIP, Brookfield, Ontario Teachers, NH Investments, comprò in consorzio il 47,7% di ADNOC Gas Pipelines investendo poco meno di 10 miliardi di dollari e valutando l’intera ADNOC Gas Pipeline Assets circa 20,7 miliardi in un progetto che coinvolge la settimana riserva mondiale di gas alle centrali e industrie emiratine. Per capire la quota bisogna passare dalla Galaxy Pipelines nel Jersey di cui Snam controlla il 12,33%, ma è una partecipazione che con la rivalutazione al fair value delle tariffe contrattuali fino al 2040 ha reso proventi per 65 milioni di euro l’anno scorso.

Anche i proventi da partecipazioni rendono conto dello scacchiere sempre più internazionale del gestore nazionale della rete gas Snam: i proventi da partecipazioni nel 2023 sono stati ben 315 mln (+ 7 mln) e il maggior contributo è venuto dalla greca DESFA (fra l’altro premi d’asta sul punto d’export verso la Bulgaria e sull’ingresso del terminal LNG), mentre sono scesi i contributi del Tarvisio, ossia della condotta di gas verso l’Austria TAG (Trans Austria Gasleitung GmbH controllata all’85% circa).

Un altro grande progetto storico come il Sea Corridor (TTPC), ossia il gasdotto verso Tunisi, o il più recente TAP che porta il gas azero in Puglia ed è stato fondamentale per bilanciare lo sganciamento dal gas russo. D’altronde su questo fronte – è ahimé un termine appropriato – Snam ha giocato e gioca un ruolo strategico nazionale dalle dimensioni geopolitiche.

Sono 331 i milioni investiti nell’acquisto della FSRU BW Singapore (l’unità galleggiante di rigassificazione destinata a Ravenna) e 410 i milioni spesi per l’acquisto del rimanente 49,9% del Sea Corridor. A Snam fanno riferimento anche la FSRU di Piombino e per il progetto simile dell’”area Charlie” da disporre a largo di Vado Ligure nel 2026. Sono tutti pezzi del delicato equilibrio energetico italiano del dopo-Russia.

Strategico infine il rigassificatore di Rovigo, sarebbe ormai in arrivo la vendita del 70,68% di Adriatic LNG controllata dall’americana Exxon. L’acquirente designato sarebbe l’olandese VTTI, un esporto del gas liquefatto controllato dalla famosa Vitol, da IFM Investors e anche dall’emiratina ADNOC. L’unico rigassificatore italiano adatto alle navi “super-grandi” ha il resto delle quote in mano a Qatar Energy (22%) e alla stessa Snam (7,3% circa), ma quest’ultima ha un diritto di prelazione e lo stesso amministratore delegato Stefano Venier si è detto pronto a salire fino al 30%

E’ un dossier caldo insomma. Come tanti altri di Snam.  

Snam, il peso del debito

Un problema specifico dell’industria delle reti e in particolare anche di Snam è il debito. Con i tassi in rialzo si è fatto sempre più oneroso un po’ per tutti, Snam compresa, che ha visto balzare del 79,7% gli oneri finanziari l’anno scorso, fino a 221 milioni di euro. Una voce di costo che ha pesato non poco sulla marginalità e che però potrebbe fornire invece spunti positivi se davvero a giugno o a settembre la BCE comincerà a tagliare i tassi.

La dinamica del debito di Snam è infatti molto pericolosa: complici anche diversi fattori straordinari (ma non solo) l’indebitamento finanziario della società è balzato da 11,92 a 15,27 miliardi di euro a fine 2023. Un salto a piedi giunti del +28% sul ventre molle delle esposizioni. Il patrimonio netto della società è di “appena” 7,68 miliardi di euro. Quindi il rapporto debt/equity è quasi a 2. I tassi hanno contribuito non poco al costo del debito, anche perché il costo medio del debito lordo è cresciuto dall’1,1% del 2022 al 2% nel 2023 contribuendo alla crescita degli oneri finanziari di cui sopra.

Oltretutto bilanciamento e crediti ecobonus hanno compresso il free cash flow in territorio negativo per ben 2,36 mld.

Detto questo va anche considerata, dai cassettisti almeno, la qualità patrimoniale del gruppo che su un capitale immobilizzato di 23 miliardi ha immobili, impianti e macchinari per 18,94 miliardi di euro, ben più dei 15,27 miliardi di euro di debito.

Snam, valutazioni e prospettive

Complessivamente quindi Snam si conferma un protagonista strategico ed economico di questa fase di transizione, ma per chi guarda ai portafogli bisogna aggiungere due considerazioni sul titolo.

Oltre all’impostazione grafica non troppo incoraggiante di cui sopra, Snam sconta un P/E al netto delle poste straordinarie di 12,91, non bassissimo ma tutto sommato accettabile. Mentre l’EPS si pone a 34,75 centesimi.

In definitiva ci sono grandi progetti e grandi investimenti, il piano presentato il 25 gennaio parla di investimenti per 11,5 miliardi di euro dal 2023 al 2027, ma promette anche una crescita ogni anno del 7,4% dell’ebitda adjusted e del 4% dell’utile netto adjusted.

Forse è troppo presto per entrare nel titolo, ma sicuramente è un’azione da tenere d’occhio, anche in vista dei previsti proventi collegati al PNRR e del taglio dei tassi che potrebbe ridare fiato ai margini.

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