Unicredit su Banco BPM : altri 30 giorni di sospensione, un risiko sempre più ridicolo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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La Consob blocca ancora la partita, il golden power, il TAR, Roma e Bruxelles, tutto scivola nella confusione... l'unica speranza è che sia una crisi positiva

Unicredit su Banco BPM : altri 30 giorni di sospensione, un risiko sempre più ridicolo

La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria”. L’abusato aforisma di Ennio Flaviano ci viene in soccorso mentre le ultime certezze sui paletti della finanza italiana vacillano.

Per carità la situazione è un ginepraio tale che persino i giudici dirimenti hanno le loro giustificazioni, ma di fatto, il quadro generale che emerge dà poche certezze e anzi sembra piuttosto un pasticcio, che una asseverato materializzarsi di procedure normate.

Unicredit sul Banco BPM, alla Consob piace congelare il dossier

All’articolo 40 del Regolamento Emittenti della Consob leggiamo chiaramente che l’offerta di acquisto (o di scambio come in questo caso) ha una durata massima di 40 giorni prorogabile a non più di 55 giorni.

L’offerta di scambio - quindi non in contanti ma in azioni Unicredit, esattamente 0,166 per ogni titolo del Banco BPM, che ai corsi di queste ore significa uno sconto del 6,46% - è partita il 28 aprile e poi, fatto straordinario ancora oggi contestato da alcuni giuristi – sospesa dalla Consob per 30 giorni a partire dal 22 maggio.
E’ ripartita il 23 giugno e sarebbe scaduta domani, il 23 luglio, se non fosse arrivato l’imponderabile, un’altra volta: la sospensione per altri 30 giorni.

Cosa intende l’Autorità? Non riusciamo a raggiungere la Consob al telefono e rimaniamo confusi nel campo delle ipotesi, a interpretare la delibera n. 23640 come se fosse la Sfinge e noi un Edipo male in arnese. Certo il decreto del TAR sul golden power messo in campo dal governo ha creato una bella confusione, colpendo il cerchio e la botte a più riprese, tutt’altro che dirimente, al punto che Unicredit e Banco BPM hanno potuto interpretarlo in maniera opposta.

Anche noi leggendo quelle 100 pagine a più riprese ne siamo usciti più confusi, che persuasi. Più paziente, anche per obblighi d’ufficio, la Consob esprime una interpretazione decisa: il Tribunale amministrativo ha bocciato i vincoli del governo (quindi del golden power del 18 aprile) sul rapporto impieghi/depositi e sul livello del portafoglio di project finance.

E’ esattamente la tesi di Unicredit e quindi la Consob sembra ancora una volta propendere per i desiderata di Piazza Gae Aulenti, come parve dalla prima sospensione dell’offerta.

Unicredit sul Banco BPM, sostanza e forma, i piani e la norma

Difficile criticare la volontà del governo di salvaguardare 18 miliardi di euro di crediti (se il Banco BPM applicasse lo stesso rapporto impieghi/depositi di Unicredit, dopo la conquista di Andrea Orcel, sarebbe questa l’entità del credito che si potrebbe contrarre, quasi un punto percentuale di Pil), ma insomma dire che nell’offerta di scambio di Unicredit sul Banco BPM, due banche fino a prova contraria italiane, c’era una questione di sicurezza nazionale, era francamente insostenibile. Pazienza se il buon Giancarlo Giorgetti, architetto indefesso del terzo polo, ci ha appeso la sua poltrona.

Siamo scivolati nel ridicolo e purtroppo si sono sporcati anche manager dal curriculum impeccabile.

Ora quest’ultima sospensione acquista un senso solo nelle more di un rilancio da parte di Unicredit, possibilmente in contanti, come ha dovuto fare Bper, aggiungendo 1 euro cash per portarsi a casa – comunque faticosamente la Popolare di Sondrio.

Arriverà? Sarà riprogettata l’offerta alla fine, come sarebbe necessario, visto il terremoto del golden power?
Sembra un po’ come la matematica di inizio secolo, quando i passi più decisi verso una norma completa scivolarono uno dopo l’altro in un labirinto di paradossi (Kurt Godel).
Sembra il caso di Milano in cui l’incapacità del Comune di gestire progetti miliardari ha partorito prassi facilone e persino ambizioni giuridiche pericolose, finché sull’orlo del riassesto con il nuovo PGT, è scoppiato il patatrac.

Ecco siamo lì. L’azionista del Banco BPM che senza troppi grilli per la testa volesse valutare l’offerta di 0,166 azioni di Unicredit per ogni azione posseduta nella banca di Piazza Meda è oggi correttamente informato?

In pratica ha davanti un primo documento di offerta che ignora accadimenti troppo importanti per essere trascurati: il golden power del governo, la pronuncia del TAR, la lettera della Commissione europea sempre contro il golden power, la delibera dell’Antitrust UE sulla eventuale cessione di sportelli in caso di integrazione Unicredit-Banco BPM…

Autorità da vagliare sempre dopo il lancio di un’offerta, ma in una casistica che in passato non era stata così bollente. Alla fine gli arriva un supplemento al documento di offerta che riporta: “le summenzionate incertezze in merito all’ambito di applicazione e all’interpretazione delle prescrizioni Golden Power non consentono di giungere a una valutazione conclusiva in merito”. L’azionista del Banco BPM, fra il serio e l’indignato, avrà sorriso: “Se non lo sanno loro…”.

Così arriva la seconda sospensione della Consob. Senza considerare tutto il caso di MPS su Mediobanca e le dichiarazioni di Orcel sulla privatizzazione di MPS da cui sarebbe stato escluso (ma Banca Akros ha smentito…): tutto riporta lì, ma ne stiamo lontani per evitare dei mal di testa.

Proviamo a fare un ragionamento: ma se la Commissione Europea ha richiamato il governo di Madrid per aver ostacolato l’offerta del BBVA sul Banco Sabadell e ha criticato anche il governo di Roma per aver boicottato con il golden power l’offerta di Unicredit sul Banco BPM, interverrà anche sul governo di Berlino quando cercherà di bloccare la scalata di Unicredit su Commerzbank?

O il mercato duro e puro è una questione solo dell’Europa meridionale. Ancora nuovi interrogativi…