Chip ancora in affanno, non piacciono le stime di Texas Instruments

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Un'altra seduta difficile per i semiconduttori europei nonostante l'accordo commerciale Usa-Giappone

Chip ancora in affanno, non piacciono le stime di Texas Instruments

Ancora una seduta difficile per i semiconduttori che accusano più di molti altri settori le incertezze della guerra commerciale degli Stati Uniti e dei suoi impatti.

In queste ore alcuni dei maggiori gruppi europei e statunitensi del chip perdono quota, nonostante l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone che riduce i dazi al 15% incoraggi altri settori come l’auto. 

La seduta è ancora una volta difficilissima per STM che segna un ribasso del 4,5% e torna a quota 26,88 euro. I minimi a 26,83 euro hanno violando la trendline rialzista in forza dai minimi del 7 aprile scorso, un brutto segnale. In rosso anche la tedesca Infineon (-3,14%).

Chip, reazione dura alle stime di Texas Instruments

Ad appesantire tutto il comparto dei semiconduttori contribuisce in maniera decisiva l’americana Texas Instruments, che in queste ore perde sul Nasdaq l’11,31% addirittura dopo la pubblicazione, ieri a mercato chiuso, di dati che pure erano in forte crescita.

La storica società di Dallas nel secondo trimestre ha accresciuto i ricavi del 16% a 4,44 miliardi di dollari battendo il consensus raccolto da LSEG a 4,36 miliardi di dollari.

Anche l’utile operativo è balzato del 25% a 1,56 miliardi di dollari e l’utile netto del 15% a 1,29 miliardi.

L’utile per azione del gruppo guidato dal presidente e CEO Haviv Ilan è cresciuto del 16% a 1,41 dollari, ben oltre gli 1,35 dollari del consensus LSEG.

Al mercato non sono però piaciute, fin dal trading after-hours, le previsioni per il terzo trimestre del 2025 che prevedono ricavi tra 4,45 e 4,8 miliardi di dollari e un utile per azione tra 1,36 e 1,60 dollari. Il consensus raccolto da S&P Global Market Intelligence è per l’eps a 1,49 dollari contro il punto medio della guidance di Texas Instruments posto a 1,48 dollari.
Il punto medio delle previsioni dei ricavi è poi a 4,62 miliardi di dollari circa e il consensus S&P è proprio a 4,6 miliardi di dollari. Ma evidentemente il mercato voleva molto di più. In particolare non è piaciuto la marcia indietro del management che ad aprile era parso molto più ottimistico sul recupero della domanda di chip da parte del settore auto nel resto dell'anno e ora non esclude che si sia trattato solo di una reazione ai potenziali dazi Usa. Al momento non ci sono dazi diretti sul settore dei semiconduttori, ma cominciano a pesare gli impatti indiretti sulle attrezzature nella filiera.

Chip, affonda in Europa ASM International dopo ordini deludenti

La giornata si è aperta molto male l’olandese ASM International che in queste ore perde ad Amsterdam l'8,67% dopo la pubblicazione dei dati.
ASM ha registrato ricavi trimestrali in forte crescita a 835 mld, ma leggermente sotto il consensus (a 838 mld quello raccolto da S&P), e ha visto l'utile balzare da 159 a 202 mln (da 164,7 a 173 mln l’adjusted).
Diversi osservatori hanno posto l’accento sul calo dei nuovi ordini a 702,5 milioni di euro contro attese a 842,9 milioni di euro nel consensus raccolto da Visibile Alpha. Un altro segnale di debolezza della domanda che non è piaciuto a tutto il settore del silicio che, ancora in queste ore, palesa un crescente pessimismo.