SoftBank lascia Nvidia e punta tutto su OpenAI: la scommessa più audace di Masayoshi Son

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Dai chip ai modelli AI: una scelta strategica che ridisegna il baricentro dell’intelligenza artificiale globale

SoftBank lascia Nvidia e punta tutto su OpenAI: la scommessa più audace di Masayoshi Son
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La corsa di SoftBank Group per finanziare OpenAI racconta molto più di una semplice operazione di raccolta di capitale: è il segnale di una scommessa totale sull’intelligenza artificiale, forse la più ambiziosa mai fatta da Masayoshi Son.

SoftBank appronta un finanziamento da 22,5 miliardi di dollari a favore di OpenAI

SoftBank sta lavorando per chiudere entro fine anno un impegno di finanziamento da 22,5 miliardi di dollari a favore di OpenAI, ricorrendo a una combinazione di strumenti: vendita di partecipazioni, utilizzo di liquidità disponibile, prestiti a margine e possibili operazioni sul mercato dei capitali.

È una manovra complessa, che mostra quanto anche i grandi conglomerati globali debbano oggi spingersi al limite per sostenere i costi dell’AI di nuova generazione.

SoftBank ha venduto l’intera partecipazione da 5,8 miliardi di dollari in Nvidia

Il passaggio più simbolico – e più rilevante per i mercati – è però un altro: SoftBank ha venduto l’intera partecipazione da 5,8 miliardi di dollari in Nvidia, il leader mondiale dei chip per l’intelligenza artificiale.

Una scelta che ha un valore fortemente strategico: uscire dal principale fornitore di hardware dell’AI per investire direttamente nel cuore del software, dei modelli e dell’infrastruttura cognitiva.

Non solo Nvidia. Per fare spazio alla maxi-scommessa su OpenAI, SoftBank ha anche:

  • ceduto 4,8 miliardi di dollari della partecipazione in T-Mobile US;

  • rallentato drasticamente le nuove operazioni del Vision Fund;

  • imposto che qualsiasi investimento superiore ai 50 milioni di dollari richieda l’approvazione diretta di Son;

  • avviato una riduzione del personale.

La IPO di PayPay slitta al primo trimestre del prossimo anno

Parallelamente, il gruppo sta cercando di monetizzare altri asset: dalla possibile IPO di PayPay (rinviata al primo trimestre del prossimo anno) alla valorizzazione della partecipazione in Didi Global, fino al ricorso a una risorsa cruciale come Arm Holdings.

Le azioni Arm, triplicate rispetto al prezzo di IPO, consentono a SoftBank di espandere la capacità di prestiti a margine non utilizzati fino a 11,5 miliardi di dollari, trasformando il titolo in una leva finanziaria per sostenere l’operazione OpenAI.

Per SoftBank un enorme guadagno potenziale, ma solo su carta

Il motivo di tanta urgenza è chiaro. Ad aprile SoftBank ha investito in OpenAI a una valutazione di 300 miliardi di dollari. Da allora, secondo le fonti, la valutazione della società è esplosa, con trattative in corso per nuovi round che potrebbero triplicarla fino a quasi 900 miliardi di dollari. Se confermata, questa rivalutazione genererebbe per SoftBank un enorme guadagno potenziale su carta, rafforzando la logica dell’all-in.

Sam Altman ha parlato di una fase di “codice rosso”

Ma OpenAI ha anche un bisogno concreto e immediato di capitali. I costi per l’addestramento e il funzionamento dei modelli stanno crescendo in modo esponenziale, mentre la concorrenza di Google con Gemini si fa sempre più aggressiva.

Non a caso, il CEO Sam Altman ha parlato internamente di una fase di “codice rosso”, rinviando altri prodotti per concentrare risorse su ChatGPT.

Il contesto è ancora più ampio. OpenAI e SoftBank sono entrambi coinvolti in Stargate, un progetto da 500 miliardi di dollari per la costruzione di data center AI su scala gigantesca, considerato strategico anche per gli Stati Uniti nella competizione tecnologica con la Cina.

OpenAI punta a costruire 30 gigawatt di capacità di calcolo

Altman ha dichiarato che OpenAI punta a costruire 30 gigawatt di capacità di calcolo per un costo stimato di 1.400 miliardi di dollari, con l’obiettivo – quasi visionario – di aggiungere un gigawatt a settimana, quando oggi ogni gigawatt richiede oltre 40 miliardi di dollari di capitale.

È qui che emerge il lato più delicato della vicenda. La corsa ai data center, ai chip, all’energia e al raffreddamento sta spingendo tutti i grandi player tecnologici – da Meta in poi – verso livelli di capex senza precedenti, alimentando anche il timore di una possibile bolla dell’intelligenza artificiale se i ritorni economici non saranno all’altezza delle aspettative.

Dove si concentrerà il vero potere economico dell’AI?

In definitiva, la scelta di SoftBank di uscire da Nvidia per entrare ancora più a fondo in OpenAI non è solo un ribilanciamento di portafoglio. È una presa di posizione netta su dove, secondo Masayoshi Son, si concentrerà il vero potere economico dell’AI: non nei chip, ma nei modelli, nei dati e nella capacità di controllare l’infrastruttura cognitiva globale.

Una scommessa enorme, ad altissimo rischio.
Ma, come spesso accade con SoftBank, anche una scommessa che potrebbe ridisegnare gli equilibri dell’intero settore tecnologico globale.

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