Tenaris, come valutare il rialzo di oggi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Prosegue il buyback da 1,2 miliardi, ma dai prezzi del petrolio greggio non giungono buone nuove. Ecco il quadro

Tenaris, come valutare il rialzo di oggi
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Seduta brillante per Tenaris che si avvia a chiudere gli scambi con un rialzo di oltre tre punti percentuali nonostante nuovi ribassi del petrolio greggio.

In queste ore il titolo del colosso delle forniture all’industria petrolifera di proprietà della famiglia Rocca guadagna il 3,62% e si riporta a 15,74 euro, mettendo sotto pressione, proprio su questi livelli, un’area di resistenza che dalla fine di luglio ha sempre arginato i tentativi di rimonta delle azioni.

Tenaris, dal petrolio greggio segnali di debolezza

Al contrario petrolio greggio WTI cede lo 0,79% e si riporta a 61,88 dollari al barile, dopo pericolosi minimi a 61,37 dollari che violano supporti chiave, il cui cedimento potrebbe portare a vendite assai più consistenti, forse persino in direzione dei minimi di maggio in area 56 dollari.

Non è un timore infondato visto che l’area dei 61,7 dollari è sotto assedio dall’alto dalla metà di agosto e un suo cedimento, dopo i ripetuti test delle ultime settimane, non sarebbe privo di conseguenze dal punto di vista tecnico.

Per il petrolio d’altronde oggi non mancano le novità. Oggi il cartello dell’Opec si è riunito senza sostanzialmente decidere nulla di preciso (ha espresso soddisfazione per l’adesione dei membri ai livelli produttivi concordati), ma già da due giorni il mercato vende petrolio perché sconta che a novembre il cartello dell’Opec+ decida innalzamenti della produzione ben superiori a quelli di 137 mila barili di petrolio al giorno decisi a ottobre.

Secondo due delle fonti citate da Reuters, si valuterebbe addirittura un aumento doppio o triplo rispetto a quell’ultima aggiunta di produzione, quindi da 274 mila a 411 mila barili di petrolio al giorno in più sul mercato.

Un mare di greggio che soprattutto la Russia vorrebbe vendere sul mercato per recuperare entrate dopo le pressioni sui proventi da idrocarburi giunte dalle sanzioni dell’Occidente.
Circa 23 ore fa però la segreteria dell’Opec ha fermamente bocciato su X i report dei media che affermavano che il gruppo degli Otto membri Opec stava progettando un aumento della produzione di 500 mila barili. Tali voci sono state definite “imprecise” e “fuorvianti”.

Il mercato si prepara dunque a mosse meno decise.

Anche dall’America non arrivano segnali di forza per il petrolio greggio. L’EIA ha appena pubblicato la variazione delle scorte di petrolio USA: gli stock sono cresciuti di 1,79 milioni di barili, oltre gli 1,5 milioni attesi dagli analisti e l’erosione di 607 mila barili della rilevazione precedente. Segnali di debolezza sul fronte della domanda che si riflettono anche nei cali di queste ore.

Tenaris, il buyback tra i driver dei prezzi

E per il titolo di Tenaris, storicamente molto correlato con l’andamento delle quotazioni del petrolio greggio e del WTI in particolare, non sono spunti positivi. La società ha comunicato ieri di aver raggiunto il 3,08% del capitale proprio, ossia di avere riacquistato 33.059.955 azioni proprie nell’ambito del piano di buyback da 1,2 miliardi di dollari annunciato il 6 giugno 2025. Si tratta di un driver essenziale per i prezzi del titolo a Piazza Affari e quindi la prima tranche del citato buyback da 600 milioni di dollari, appena conclusa, lascia spazio per le prossime tranche da monitorare con attenzione. Il numero di azioni di Tenaris emesse sul mercato è di circa 1 miliardo di titoli per una capitalizzazione pari ai prezzi attuali a circa 16,85 miliardi di euro, per cui un buyback da 1,2 miliardi potrebbe portare in teoria a un apprezzamento dei corsi del 7,2%.

Ma proprio la forzatura delle resistenze chiave di area 15,74 euro potrebbe cambiare il quadro per azionisti messi alla prova da una svalutazione dei corsi che tra i top di febbraio a 19,44 euro e i minimi di aprile a 13,66% ha raggiunto il 30%.

L’azione da allora – la fase, ricordiamo, in cui maggiormente la guerra dei dazi di Trump mordeva i pilastri della globalizzazione penalizzando le quotazioni del petrolio - ha recuparato il 15%, ma i movimenti delle ultime ore pongono le basi per allunghi ancor più significativi. Con il balzo di oggi il titolo ha superato la media mobile esponenziale a 50 sedute e quella a 100 sedute, mentre la media esponenziale a 200 sedute, fra tutte queste quella più assimilabile al trend di lungo periodo, transita oggi per quota 15,81 euro, vicino ai 15,88 che ospitano il 38,2% di ritracciamento di tutta la citata discesa registrata tra febbraio e aprile.

Successivi target a 16,06 euro permetterebbero nuovi allunghi fino almeno a 16,36 euro, per la chiusura del gap down apertosi nei prezzi tra questi due livelli tra il 30 e il 31 luglio scorsi.

Tenaris, l'ultima trimestrale accolta male e con previsioni poco entusiasmanti per il resto dell'anno

Quel giorno - il 31 luglio 2025 - il gruppo fu colpito in Borsa da violente vendite in concomitanza con la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre che aveva visto le vendite nett4e perde il 7% per tornare a 3,08 miliardi di dollari, mentre l’ebitda balzava da 650 a 730 milioni di dollari e l’utile per azione del 68% a 0,50 dollari.

La società confermava che nella seconda metà del 2025 era previsto un moderato declino delle vendite, rispetto alla prima parte dell’anno, per via dell’attesa di una minore attività di perforazione e di un minor contributo dei progetti in pipeline.

Con il rischio aggiuntivo per i margini di aumenti derivanti dai dazi Usa.

Il prossimo 29 ottobre i dati del terzo trimestre forniranno indicazioni, ma il contesto continua a essere sfidante, quindi anche gli allunghi di oggi andranno ponderati con cura.

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