Azimut su nuovi record, ecco cosa dà la carica al titolo
pubblicato:Un report di Mediobanca fa il punto sui piani per The New Bank (TNB) e il mercato compra le azioni dell'asset manager. Ecco i livelli, gli obiettivi, i piani

Azimut da record oggi a Milano.
Il gestore indipendente, che in controtendenza a un mercato finanziario italiano in consolidamento scorpora asset e crea una nuova banca, non è stato mai tanto apprezzato come oggi a Piazza Affari: 33,06 euro, massimo storico segnato ancora in questi minuti in una seduta in cui il titolo invia un nuovo segnale rialzista in controtendenza a un mercato oggi debole in generale.
Azimut, lo strappo rialzista sul grafico invia un altro segnale di forza
Il balzo del 4,2% di Azimut a 32,98 euro appare ancora più rilevante se si guarda l’istogramma dei volumi che mostra a metà seduta il passaggio di mano di oltre 1 milione di pezzi a fronte di una media giornaliera dell’ultimo mese di meno di mezzo milione. Il gap up in avvio ha subito avuto ragione dei top del 28 agosto a 31,17 euro, altra seduta con oltre un milione di pezzi e precedente record. Era però già dall’inizio di luglio, con il superamento dei lontani massimi del maggio 2015.
Già quella un’altra epoca, ma è anche vero che oltre questi parametri bisogna andare sulle candele mensili per vedere i trend di lungo periodo che ora proietterebbero un lato alto del canale impostato dai minimi del 2011 in area 36,6 già il prossimo mese, un altro potenziale rialzo di circa il 10% in breve, che suggerisce però di mantenere i piedi per terra, nel concreto pericolo di breve di richiusura del gap di oggi e di prese di beneficio.
Nel breve il titolo di Azimut è inserito in un canale rialzista impostato dai bottom del 19 giugno a 25,51 euro oggi in transito intorno ai 30,9 euro, ma ancor più rilevante pare la media mobile a 100 sedute oggi in transito a 28,74 euro. Già a inizio mese questo supporto dinamico ha rilanciato al rialzo i corsi, dopo averli sostenuti strategicamente tra maggio e giugno, prima della successiva accelerazione.
Azimut, la spunta del report di Mediobanca
L’accelerazione odierna del titolo Azimut, comunque un protagonista di Piazza Affari con un saldo ruolo nel Ftse MIB, ha anche scaldato l’indice settoriale di riferimento, il Ftse Italia All Share Financial Services che in queste ore segna un rialzo dello 0,32% nonostante i cali dell’1,73% di Mediobanca e dello 0,53% di Banca Ifis nello stesso paniere.
Proprio da Mediobanca però, che ha alzato il prezzo obiettivo su Azimut da 35 a 40 euro con una conferma dell’outperform, giunge la leva per i rialzi di oggi. Gli analisti di Piazzetta Cuccia stimano una valutazione di uscita di TNB, la The New Bank che l’asset manager sta forgiando, nell’ordine dei 2,28-2,42 miliardi di euro.
"Con un utile netto previsto di 160 milioni di euro nel 2029 e 190 mln nel 2030, sia l'earn-out della banca che l'Exit 1 appaiono raggiungibili. Tuttavia, l'Exit 2 - che richiede una valutazione di 3,39 mld di euro - sembra improbabile”.
Questo ci riporta proprio ai fondamentali di Azimut e a quel driver fondamentale che adesso diventa il nuovo progetto al centro di una stagione industriale tutta particolare.
Azimut, le tappe del piano su The New Bank
La data più vicina è il prossimo 6 novembre, quando il gruppo guidato dai CEO Giorgio Medda e Alessandro Medda e presieduto da Pietro Giuliani pubblicherà i dati del terzo trimestre del 2025.
Si tratta di un evento che sarà particolarmente seguito per via della crescente attenzione del mercato per l’operazione straordinaria più importante del gruppo negli ultimi anni, ossia la creazione di The Next Bank (TNB) con FSI SGR che sarà il maggiore azionista della nuova realtà con una quota dell’80% del capitale. Azimut del veicolo di controllo del gruppo avrà ‘soltanto’ il 20%.
Il mercato però come visto parla già di Exit. Per comprendere bisogna riassumere le indicazioni fornite già con la presentazione dello scorso maggio, quando il management di Azimut mise in fila i pagamenti programmati e potenziali per l’operazione. La valutazione degli incassi da TNB è potenzialmente di 1,2 miliardi di euro, al closing della vendita dell’80% alla FSI di Maurizio Tamagnini è previsto un incasso di 240 milioni di euro. Sono poi previsti, sempre per Azimut, 210 milioni di cash deferred, cassa differita pagata con dividendi o riserve dalla stessa TNB o al momento dell’uscita di FSI. Infine è previsto un potenziale earn-out di circa 760 milioni di euro legato a vari obiettivi (ROC per FSI, ammontare conti correnti, conti deposito) all’uscita di FSI.
Spunta il concetto di Exit, che è definito come la quotazione di TNB su un mercato regolato (non quindi su EGM, ma su MTA) o l’uscita di FSI a sua volta definita come riduzione sotto il 5% del capitale.
Un’intervista recente al CEO di TNB Paolo Martini ha fatto il punto qualche giorno fa sullo stato di avanzamento del progetto e sui prossimi obiettivi.
The New Bank, fortemente voluta da Giuliani, assorbirà una parte consistente della rete, già oggi opera business unit indipendente con 920 ritorse. Martini ha posto l’obiettivo di masse da 45 miliardi di euro per TNB e di una IPO entro 5 anni, che chiaramente con queste premesse acquista un altro significato: il listing si tradurrebbe infatti in quella cassa differita fino a 210 milioni per Azimut. Ma gli step, come anticipato con la citazione dal report di Mediobanca che oggi incoraggia i prezzi di Azimut, potrebbero essere tre.
Un primo earn-out da 190 milioni di euro è subordinato al pagamento della componente differita e al fatto che FS raggiunga un ritorno sul capitale investito (ROIC) di 2,4x sul 90% dei proventi ricevuti da FSI e dai Co-investitori in occasione di eventuali distribuzioni di dividendi o riserve effettuate da TNB oppure in occasione della citata quotazione di TNB su un mercato regolamentato oppure alla exit di FSI da TNB (partecipazione sotto al 5,00%)
Un secondo earn-out fino a € 200 milioni corrisponde alla Exit 1, dopo il primo earn-out, prevede che FSI raggiunga un ritorno sul capitale investito (ROIC) oltre 3,0x e si calcola a valere su una percentuale variabile tra il 40 e il 50% dei proventi ricevuti da FSI e dai Co-investitori sopra tale soglia (ossia sopra il 3,0x di ROIC) o in funzione del livello medio dei conti correnti e dei depositi vincolati dei clienti Azimut presso TNB.
Un terzo earn-out infine, corrispondente all’Exit 2, di massimi € 374 milioni (che porterebbero complessivamente l’incasso di Azimut dall’80% di TNB a 1,2 miliardi), sempre subordinato all’integrale pagamento della componente differita e dei primi due earn-out, punta al raggiungimento da parte di FSI di un ROIC di 3,0x e si calcola su una percentuale variabile tra il 10 il 35% dei proventi ricevuti da FSI e dai Co-investitori sopra di tale soglia nonché in funzione del livello medio dei conti correnti e dei depositi vincolati dei clienti Azimut presso TNB.
Azimut, l'identity card di Banca TNB
Ma oltre alle milestone ci sono le persone e il business, senza i quali le tappe non avrebbero significato.
Oggi il perimetro di TNB conta 27 miliardi di masse (già in crescita di 3 miliardi dalla partenza), ci sono 920 consulenti, con 30 ingressi nel 2025, e circa 100 mila clienti.
Già solo la rete Azimut coinvolta nell’operazione, quasi la metà dei circa 2.200 consulenti che Azimut conta su scala globale, è una parte fondamentale del deal e per questo sono studiati meccanismi di incentivazione e di condivisione simili a quelli già presenti storicamente in Azimut: “I consulenti finanziari, i dipendenti e i manager potranno arrivare ad avere fino al 20% di Tnb attraverso strumenti di co-investimento”, ha ricordato non a caso Martini.
Ma anche la partnership tecnologica con la ION di Andrea Pignataro, che sarebbe pronta a investire in TNB fino a una quota che Bloomberg valutava prima dell’estate nel 6%, restituisce appeal al piano, visto che, a conti fatti, si tratta di immaginare la banca digitale del futuro e ION è sicuramente uno dai major player di Piazza Affari nel campo del fintech.
Il percorso insomma sarà carico di novità e sfide.
Già oggi la componente advisory, la consulenza di TNB, varrebbe 3 miliardi di euro, ci saranno poi le gestioni patrimoniali dirette, l’offerta di Azimut e anche l’offerta di terzi. Per un modello immaginato su tre fasce: private (Hugh-Net e Ultra-High-Net Individuals), corporate (PMI) e istituzionali. I director di TNB avrebbero già sotto presidio una fascia alta da 6,5 miliardi di masse, mentre la fascia private (da 500 a 2,5 mln) assorbirebbe 200 wealth manager; poi si aggiungerebbe il private banking.
Tutto spalmato su una struttura capillare con 12 ceo territoriali.
Un progetto cui oggi, con la spinta di Mediobanca, il mercato sembra credere ancora di più.