Unidata, il CFO Giacometti ci racconta i piani del gruppo
pubblicato:Il nuovo piano industriale permette di fare il punto sulla nuova dimensione nazionale della società di telecomunicazioni

Unidata è una società di telecomunicazioni, di servizi cloud e IoT (Internet of Things) storicamente radicata a Roma e nel Lazio. L’acquisizione della milanese TWT ha però proiettato il gruppo, nell’ultimo anno, su una dimensione nazionale e ha imposto un cambiamento profondo del perimetro delle attività.
La nuova “taglia” si è tradotta anche nel translisting sullo STAR, il segmento ad alti requisiti di Borsa Italiana, e, dopo i dati dei primi nove mesi del 2023, la società ha aggiornato il Piano industriale al 2026.
Al CFO Roberto Giacometti chiediamo chi è oggi Unidata e come è cambiata
“Unidata è ormai un’impresa con circa 55 mila clienti seguiti direttamente e tramite un network di circa 370 partner in tutta Italia. Sono soprattutto imprese cui forniamo connettività e servizi avanzati, il segmento consumer occupa appena il 4,8% del giro d’affari. Abbiamo sedi a Roma, Milano e Bari, dove lavorano oltre 200 dipendenti. Siamo un importante operatore infrastrutturale nel Lazio, ma con l’operazione TWT, valutata 58 milioni di euro, abbiamo sviluppato in maniera forte il lato servizi e l’impronta geografica delle nostre attività”.
I progetti infrastrutturali di telecomunicazione sono ancora un aspetto importante delle attività di Unidata?
“Oggi controlliamo una rete in fibra proprietaria di oltre 6.200 chilometri, che cresce di circa 100 km al mese.
Nel 2020 abbiamo siglato un accordo con il fondo infrastrutturale europeo CEBF per la copertura delle aree grigie del Lazio e abbiamo un ruolo angolare nell’abbattimento del digital divide nella nostra regione.
Con Azimut abbiamo avviato il progetto Unitirreno per un cavo sottomarino di circa 900 km tra Sicilia e Liguria, con punti di giunzione a Fiumicino e in Sardegna.
Sempre con Azimut abbiamo siglato un accordo di investimento per un nuovo datacenter romano da 20 mila metri quadri, il progetto Unicenter.
Ma le infrastrutture, che coprono oggi il 34,8% dei ricavi sono solo la strada sulla quale vogliamo far correre le nostre idee e i nostri servizi: il loro peso si diluirà con lo sviluppo del piano industriale. Sarà su servizi come il cloud e l’IoT, sulle opportunità trasversali dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity, che si giocherà la nostra strategia”.
Con l’acquisizione di TWT, nei nove mesi Unidata ha praticamente raddoppiato i ricavi a 64,6 milioni di euro e l’ebitda adjusted reported a 15,8 milioni. È balzato però anche il debito netto da 9,6 milioni a 51,7 milioni. Da questa base cosa si propone il nuovo piano industriale?
“Ci siamo posti dei target ambiziosi, ma concreti, basati sui nostri numeri e le nostre attività reali. Già quest’anno chiuderemo con 97 milioni di fatturato e con un debito ridotto a 46 milioni di euro.
Nel 2026 puntiamo a ricavi fra i 130 e i 140 milioni, con una crescita media annuale dell’11%, e miriamo a un ebitda tra i 37 e i 41 milioni di euro, con un ebitda margin del 28-29% Una stringente disciplina dei costi darà impulso alla nostra redditività, già nel primo semestre abbiamo recuperato 7 punti di marginalità con una forte gestione operativa e rinunciando ad attività poco redditizie. Intendiamo finanziare ben 56 milioni di euro di capex accumulati nell’arco del piano e consolidare la situazione patrimoniale con un taglio della posizione finanziaria netta a 23 milioni di euro a fine periodo”.
In quale direzione agirà Unidata?
“I tre pilastri del nostro piano industriale sono le nostre attività core tradizionali: Rete, Cloud e IoT. Confermeremo il nostro ruolo di operatore primario della digitalizzazione delle imprese italiane. All’offerta base di fibra e servizi di connessione alle imprese uniremo i servizi cloud basati sui nostri attuali due datacenter di Roma e Milano cui si aggiungeranno altri investimenti.
In ambito IoT stiamo già lavorando per il settore idrico, per il gas, per l’agricoltura. La misurazione digitale dei consumi e la valorizzazione dei dati diventeranno efficientamento e promozione delle infrastrutture e dei territori. Lavoriamo già con alcune utility e scorgiamo importanti opportunità, anche alla luce delle indicazioni del PNRR”.
Il passaggio al segmento STAR ha proiettato Unidata su un altro benchmark. Il titolo ha risentito dell’aumento di capitale che ha accompagnato il translisting e di questa fase complessa dei mercati. L’azione è scivolata sugli attuali 38 euro circa. Ritenete che gli attuali multipli di mercato non esprimano il vostro valore?
“Siamo consapevoli delle difficoltà dei mercati azionari in questa fase di forte concorrenza del reddito fisso, ma riteniamo che i nostri multipli siano a fortissimo sconto. D’altronde il consensus degli analisti ci proietta oltre i 60 euro. Il nostro dialogo con gli investitori resta però improntato alle best practice, quindi pensiamo che il nostro valore sarà riconosciuto.
Abbiamo sempre agito all’insegna della trasparenza: abbiamo iniziato a pubblicare le trimestrali prima ancora di averne l’obbligo, abbiamo iniziato a pubblicare la DNF nel 2021 e nello stesso anno abbiamo adottato i principi contabili internazionali, siamo passati dall’Elite all’EGM allo STAR. Adesso siamo diventati appetibili per una platea più internazionale ed europea, sappiamo che diversi investitori internazionali stanno guardando le opportunità italiane.
Sul fronte della liquidità dei nostri mercati sarebbero probabilmente utili nuovi strumenti di sistema, l’esperienza dei PIR dovrebbe essere rinnovata e forse sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento di CDP e dei fondi pensione.
In questa fase sfidante dei mercati, restiamo fiduciosi nei nostri fondamentali e guardiamo con ottimismo al futuro”.