Vacanze, decolla prima il prezzo del biglietto
pubblicato:Caro vacanze: i prezzi del biglietto aereo sono riusciti a battere i record dell'anno scorso, anche se il carburante costa meno. Interviene persino Mister Prezzi (a luglio), chissà cosa farà.

Salasso in vista per il vacanziero italiano, si comincia già in aeroporto, ma poi anche il resto sconterà l’inflazione e la speculazione.
Già la prima tappa del biglietto aereo però è una mazzata, la compagnie sono riuscite a segnare nuovi record dopo che già l’anno scorso le tariffe avevano bastonato i sopravvissuti al Covid e ai lockdown.
L’allarme rincari è risuonato così forte che oggi Benedetto Mineo, il Mr Prezzi, ossia il Garante per la sorveglianza dei prezzi, ha convocato le compagnie aeree per capire come mai i prezzi dei biglietti siano decollati ben prima dei turisti italiani e nonostante un calo del costo del carburante.
Vacanze: quanto sono saliti i prezzi dei biglietti aerei
Il Corriere della Sera domenica scorsa calcolava che le tariffe dei voli italiani (interni e verso l’Europa) erano salite in media del 47,5%!
Alla fine il salasso già visto nel 2022 diventa quest’anno un record, un caro-biglietti che non si vedeva da decenni, con una bella e prevedibile accelerazione a giugno (+52%), nonostante il cherosene sia diminuito del 22% tra aprile e giugno.
Sulle cifre non si può essere esattissimi: ogni volo e ogni accessorio sposta l’asticella.
Basta in realtà considerare che anche il trolley da cappelliera è diventato un lusso da 20-30 euro che gonfia il costo del biglietto non poco, soprattutto se si viaggia con famiglia.
Poi per scegliere il posto magari ti chiedono 10 euro, per non parlare dello slalom tra assicurazioni, noleggio auto, albergo e servizi vari. E se l’assicurazione sembra ormai in decisa crescita, lo è anche il malumore degli aspiranti passeggeri.
Alla fine la tariffa standard per uno zainetto 40x20x25 cm (da pesare bene altrimenti scatta comunque la multa) diventa insostenibile e si cominciano a guardare le navi, i noleggi auto, i treni, i pullman verso una fuga dai prezzi che deprime la partenza.
Vacanze italiane, all'arrivo altri salassi
Si cede così al costo aggiuntivo di uno o più bagagli o si trova un’alternativa terribilmente scomoda, si cambia destinazione, si guarda alle offerte per destinazioni impensate, magari proprio danneggiando il turismo italiano che tanto si sa, quando arrivi, è lì con il coltello tra i denti per i prezzi degli alberghi, dei ristoranti, delle auto a noleggio, di tutto.
E sarà pure che l’alimentare in un anno è cresciuto a due cifre e che la bolletta elettrica è cara, sarà che magari alla fine che per una volta il cameriere guadagna qualcosa in alta stagione perché si è stancato di essere sfruttato 14 ore al giorno per una miseria, ma se un ristorante ti chiede 100-150 euro a persona per una cena decente, il cliente mangia, ma è l’oste che ingrassa.
Ma restiamo ai biglietti aerei.
Vacanze, costo del carburante in calo (biglietto no)
La questione dei rincari è europea. Per dirne una il 28 giugno Olivier Jankovec, il direttore del’ACI Europe, ossia dell’Associazione degli aeroporti europei ha affermato che in Europa i prezzi dei biglietti aerei sono cresciuti del 30% sul 2022.
E già il 2022 era stato una mazzata per le famiglie, mentre le compagnie ripetevano che non c’era personale (lo avevano licenziato durante il Covid) e si faceva fatica a ripartire dopo la pandemia.
Non avevano previsto il ritorno della gente in vacanza, ma il costo di questa strategia fallimentare su domanda e organizzazione lo hanno pagato tutto i cittadini (o sul biglietto o con i sussidi pubblici).
Quest’anno la scenetta si ripete con un’aggravante. I prezzi scoppiano di nuovo, ma non c’è più neanche la scusa del carburante, il cui costo è però crollato del 22% nel frattempo.
Certo le compagnie ti dicono che stanno usando il carburante contrattualizzato l’anno scorso quando il prezzo era raddoppiato sul 2021, ma perché deve essere il passeggero a pagare anche questo errore?
Che poi quella del carburante è una boutade visto che da anni e anni andare da Milano in Grecia o in Europa costa molto, ma molto meno che andare in Sicilia o in Sardegna. Alla faccia del turismo nazionale.
Intendiamoci i bilanci delle compagnie aeree sono ancora in convalescenza, i ricavi volano, ma i gruppi chiudono in rosso e spesso sono alle prese con risanamenti finanziari e ristrutturazioni. In Italia ne sappiamo qualcosa, visto che siamo vendendo Ita Airways a Lufthansa.
Come se poi da anni non fossero le pseudo-low cost straniere a fare il mercato dei voli. E questo è un altro grosso problema, anche se le cose forse stanno cambiando.
Vacanze: low cost Italy? Ahi ahi ahi…
I più anziani forse la ricordano ancora la reclame di Alpitour del 1989. C’erano questi turisti improvvisati su una quattroruote nel deserto che si schiantavano su una duna e arrivava un uomo a cammello che chiedeva: “Turisti fai da te? No Alpitour? Ahi, ahi, ahi.” Irresistibile.
Quell’anno Alitalia annunciava l’acquisto di 25 MD-80 per 800 miliardi di lire, le cose andavano bene, anche l’Alisarda dell’Aga Khan Karim annunciava altri acquisti di aerei.
Ma c’erano anche scioperi tra i dipendenti che chiedevano un aumento dei salari e intanto negli Stati Uniti già le prime low cost facevano capolino, anche se soltanto negli anni Duemila avrebbero conquistato il mercato europeo con quelle belle tariffe da 10 euro che ormai sono solo un lontano ricordo.
Evidentemente si poteva fare, ma forse oggi non si può più e alla fine la gente semplicemente viaggerà di meno o viaggerà diversamente.
I dati del traffico aereo in Italia ormai hanno recuperato. Se ancora nel 2022 il numero dei passeggeri era del 14,6% sotto il livello del 2019 (nonostante un raddoppio), nei primi 5 mesi di quest’anno siamo su un -1% (69,84 milioni di passeggeri contro 70,34 mln nel 2019) e dalle prenotazioni forse si riandrà in pareggio.
Gli scali principali crescono sempre a due cifre Orio Al Serio, Fiumicino, Malpensa, Napoli, anche Catania va bene.
Da tempo si denuncia in Italia lo strapotere delle low cost che controllano interi scali e interi territori facendo il bello e il cattivo tempo senza dare più quei grandi sconti che poi erano il motivo per cui la gente li sceglieva e si sobbarcava magari decine di chilometri e posteggi dispersi per raggiungere un aeroporto secondario.
Bergamo Orio Al Serio è il re delle low cost italiane, da solo controlla nei primi 5 mesi del 2023 il 14% del traffico low cost italiano, ma questo dominio ha un nome quasi incontrastato nella tabella dei voli dello scalo: Ryanair.
La compagnia più o meno irlandese guidata dallo scoppiettante Michael O’Leary è la vera compagnia di bandiera italiana. Anche se appunto è straniera. L’anno scorso hanno viaggiato da aeroporti italiani oltre 164 milioni di passeggeri, di cui 64,5 milioni in Italia (sì meno che all’estero, ma i biglietti erano appunto carissimi e si sono registrati mille difficoltà tra scioperi e inceppi dell’offerta). Bene da sola Ryanair ha trasportato 45,7 milioni di passeggeri, cioè il 27,8% del totale, più di un quarto di tutto il traffico passeggeri italiano!
Non c’è stata proprio partita. La seconda compagnia è stata ITA Airways (la ex Alitalia), ma con appena 6,4 milioni di passeggeri, la terza Easyjet con 3,2 milioni di passeggeri, la quarta l’ungherese rampante Wizz Air (3,1 milioni di passeggeri), quindi la spagnola Volotea (2,7 milioni di passeggeri).
Poi non stupisce che in Italia faccia il bello e il cattivo tempo. In Sicilia ha litigato con la SAC di Catania e abbandonato l’Aeroporto di Comiso (se l’è preso Aeroitalia).
A Venezia ha litigato con il Comune per una nuova addizionale e ha cancellato 6 rotte e un aereo su quattro. Gli attriti sono tanti e in diversi posti.
La foto di Michael O’Leary che annuncia 80 nuove rotte della compagnia nell’Estate 2023 a gennaio, è sicuramente da rivedere. Quest’anno fanno 25 anni che la compagnia opera in Italia, ma di sconti non se ne vedono più e il mercato italiano ha bisogno di più concorrenza sui prezzi, anche se fare la compagnia aerea non è affatto facile e il disastro storico di Alitalia lo dimostra.
Quando però gli scali ricontrattano con Ryanair le tariffe aeroportuali, chiedono un maggior contributo al vettore che però appunto domina e spesso con un tratto di penna può segare il turismo di una regione, si dovrebbe anche ricordare il contrario.
Nel 2022 Ryanair ha fatturato 4,8 miliardi di euro con un bel balzo rispetto agli 1,6 miliardi di un anno prima. Bene, dall’Italia sono arrivati 1,188 miliardi, ossia il 24,75% del giro d’affari della compagnia, con la Spagna lontana a 873 milioni.
Quindi loro hanno un quarto del nostro traffico aereo, ma noi abbiamo un quarto del loro fatturato.
Forse oggi Mister Prezzi gli ricorderà anche questo.