Vivendi apre su TIM, ma le partite europee sono tante

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Canal+ resta la colonna della società di casa Bolloré, ma ora con l'acquisto di Lagardere entreranno 7 miliardi di ricavi l'anno e il colosso che è primo azionista di TIM e secondo di Mediaset sarà sempre più integrato e completo con un'offerta che va dalle riviste, ai libri, ai videogiochi, passando per la comunicazione di impresa e molto altro

Vivendi apre su TIM, ma le partite europee sono tante

 

Stamattina in Italia si parla di Vivendi perché secondo il Sole 24 Ore ci sarebbe un'apertura su Telecom Italia. I francesi finora hanno frenato sulla vendita della rete e sul prezzo ritenuto basso (ma gli analisti hanno spesso calcolato il contrario), ma ora sarebbero aperti a nuove opzioni, compresa la vendita delle quote e la decisione delegata a un'assemblea ordinaria e non straordinaria che quindi non prevederebbe minoranze di blocco.

C'è l'offerta vincolante di KKR sulla rete Netco e su Sparkle che ormai sarebbe salita dai 23 miliardi da sempre indicati a 24-25 miliardi di euro secondo MF. Tenendo conto di earn out, offerte separate e molto altro, ma insomma una spintarella che forse potrebbe fare la differenza, anche se poi il direttore finanziario Francois Laroze di Vivendi ha ripetuto quella cifra dei 30 miliardi di euro che in questi numerosi mesi è parsa uno scoglio insormontabile alla chiusura di un accordo.

Sono certo dichiarazioni da maneggiare con cura. E' vero che le quote di TIM Vivendi se l'è trovate in portafoglio quasi per caso, ma è anche vero che il gruppo di casa Bolloré ha abituato il mondo degli affari a trappole e astuzie. Forse però per capirci qualcosa di più è utile ricordare che questo colosso dell'editoria e dei media è molto di più di qualche partita italiana: è un protagonista europeo alle prese con le trasformazione dell'industria dell'intrattenimento e della comunicazione. E gli ultimi dati trimestrali aiutano a spiegarlo.

Vivendi, 7,1 miliardi in 9 mesi, Canal+ e Havas sono i pilastri

Nel terzo trimestre 2023 Vivendi ha registrato una crescita dei ricavi del 2,5% a 2,426 miliardi di euro, grazie soprattutto all’aumento del giro d’affari di Canal+ (+81 mln), la piattaforma streaming francese con film e tv della società, e di Havas (+21 mln), lo storico ramo di comunicazione d'impresa e pubblicità

Nei primi nove mesi del 2023, il gruppo francese ha registrato ricavi in crescita del 3,3% a 7,124 miliardi di euro. Le crescite di Canal+ e Havas sono state in parte bilanciate dal calo di 25 milioni dei ricavi di Vivendi Village (eventi dal vivo). 

Vivendi ricavi consolidati dei 9 mesi

7,124 miliardi di euro

+3,3%

Canal+

4,459 € mld

+3,9%

Havas

2,004 € mld

+4,3%

Prisma Media

224 € mln

-6,0%

Gameloft

213 € mln

-0,9%

Vivendi Village

144 € mln

-15%

Vivendi, con l'operazione Lagardere una rivoluzione non solo francese

Ma sono molti altri i dossier di peso del gruppo guidato dal CEO Arnaud de Puyfontaine, a partire dall’acquisizione di Lagardere, colosso transalpino attivo nell’editoria (da Hachette a radio Europe 1), con la catena di duty free Relay.

Il 9 giugno scorso la Commissione Europea ha approvato l’acquisizione a patto che Vivendi cedesse il 100% di Editis, ossia case editrici francesi note come Robert Laffont, Nathan, Le Robert and Pocket e la rivista Gala.

In entrambi settori l’acquisizione di Lagardere avrebbe potuto creare problemi per la concorrenza in Francia. Vivendi ha così annunciato un accordo per la cessione di Editis a International Media Invest (IMI), una società del miliardario ceco Daniel Kretinsky, l’imperatore del carbone con grandi partecipazioni nelle catene commerciali di mezza Europa (Groupe Casino tra gli altri) e che a settembre ha venduto quote importanti di Le Monde a Xavier Niel, il fondatore e padrone di Iliad.

Quanto alle riviste di Vivendi, Prisma Media, il ramo riviste, ha già stretto un accordo per la cessione di Gala a Group Figaro, l’editore del celebre quotidiano controllato dalla società della difesa Groupe Dassault. Prisma Media è il più grande editore francese di riviste, ma sta appunto cedendo la rivista femminile Gala perché ritenuta dalla Commissione UE in concorrenza troppo stretta con la Paris Match di Lagardere. 

In conclusione Vivendi pensa di chiudere l’acquisizione di Lagardere entro la fine di quest’anno 2023 e ha ribadito l’intenzione di mantenerne l’integrità (niente spezzatini insomma).

Ma l’operazione non è stata semplice e sono già passati più di due anni dall'avvio delle grandi manovre. E stata però una delle più importanti operazioni nel settore europeo dei media degli ultimi anni. Uno spartiacque per l’industria secondo molti operatori

Vivendi, ci sono anche i videogiochi e tanti dividendi

Se però la gallina dalle uova d’oro rimane Canal+ con 4,459 miliardi fatturati nei nove mesi (+3,9%) su 7,1 mld complessivi, Vivendi ha comunque anche tanti altri interessi. A partire dai videogiochi di Gameloft che però nei nove mesi hanno segnato un calo dei ricavi dello 0,9% a 213 milioni di euro e nel terzo trimestre hanno visto il fatturato perdere il 22% (ma l’anno scorso i tre mesi erano stati straordinari). Su questo fronte oltretutto il gruppo ha registrato lo l’allargamento strategico del business dai giochi per cellulari a quelli per PC/Console con il lancio di Disney Dreamlight Valley e la chiusura degli uffici di Budapest che occupavano 100 persone nei videogame per il mobile.

Vivendi in Italia si fa notare da anni. Oltre a essere il primo azionista di Telecom Italia con il 23,75%, è, con più del 23% il secondo socio di MFE-MediaforEurope (la ex Mediaset), tra diritti di voto attivi e azioni sotto la gestione del trust Simon Fiduciaria. La battaglia sopita in MFE è tornata alla memoria di molti con la scomparsa di Silvio Berlusconi.

Sull'esito di questo quote, come di quelle di TIM, come di quelle di Universal Music Group (UMG) non traspare però una strategia chiara.

Da quando nel 2021 Vivendi ha deconsolidato il 70% del colosso della musica UMG distribuendo dividendi speciali, la Universal è solo una partecipazione finanziaria, nella prima metà dell'anno ha comunque distribuito dividendi da 49 milioni di euro contro i 36 milioni della prima metà del 2022.

Sempre nel semestre la stessa Lagardere ha garantito dividendi da ben 106 milioni (vs. € 32 mln) ed MFE ha pagato cedole per 28 milioni (invariate).
Altri 29 milioni sono giunti da FL Entertainment e il colosso spagnolo della telefonia Telefonica ha pagato dividendi per 9 milioni di euro.

La vera voragine rimane insomma proprio Telecom Italia sulla quale a fine 2022 la svalutazione delle quote fino a 0,2163 euro ha portato a una perdita secca di 1,347 miliardi di euro (valore di mercato di oggi 26,6 centesimi).

Ma in fondo è solo una delle tante partite del gruppo.