Stellantis ancora in rosso, tra incertezze di mercato e di prospettiva
pubblicato:Ancora in calo i prezzi. Timidi segnali di ripresa commerciale in America e in Europa, ma dopo la sospensione della guidance e in attesa del nuovo CEO, l'azione non riesce a consolidare una base per la ripartenza

Senza fine. La caduta di Stellantis a Piazza Affari sembra incarnare la classica immagine del coltello che cade e rischia di ferire chiunque si avvicini. Anche oggi un -3,5% a 9,2 euro mette in forse la rimonta dai minimi del 24 aprile a 7,26 euro.
In realtà tra ottobre e febbraio il titolo della casa delle Jeep e delle Peugeot, delle Fiat e delle Chrysler sembrava volere costruire una base in area 11,9 euro, ma uno strappo al ribasso il 4 marzo ha spazzato via quel baluardo contro le vendite e ha anticipato ulteriori cali.
Il titolo della società ancora orfana di un amministratore delegato dopo l’addio di Carlos Tavares ha perso più del 70% dai massimi di circa un anno fa ed è tornata su livelli che non si vedevano dal 2020, né viaggia troppo distante dalla trendline strategica in forza dal lontano 2012 e in transito in questi giorni per i 6 euro circa. Neanche multipli di 5 volte, 5 volte e mezzo gli utili arrestano le vendite sui titolo. Neanche il dividendo da 68 centesimi staccato ad aprile (ma pagato agli inizi di maggio) ha arginato i ribassi, anzi dopo la distribuzione le cose sono peggiorate ancora.
Stellantis, qualche segnale decisionale
Difficile dire se a questo punto la strategia industriale conti di più o di meno di una governance definita nel guidare un’agognata ripresa dei prezzi che non pare in vista.
Senz’altro un nuovo manager potrebbe portare quella visibilità sui progetti del gruppo che in questa fase delicata fase di transizione del settore è una carenza grave.
Un nuovo piano industriale potrebbe restituire al mercato una view prospettica che da mesi manca, nonostante decisioni importanti siano state comunque prese.
Pensiamo alla recente sospensione del contestato piano di revisione della rete di distribuzione europea di Stellantis comunicata da Jean-Philippe Imparato pochi giorni fa a Verona.
Pensiamo all’investimento da 388 milioni di dollari annunciato ieri nel Metro Detroit Megahub, un fulcro per la distribuzione delle parti di ricambio nel mercato chiave degli Stati Uniti e un segnale all’amministrazione Trump sulla volontà di promuovere quegli investimenti in territorio statunitense che tanto premono alla Casa Bianca.
Stellantis, il caso Ford non depone bene sull'impatto dei dazi
Il dossier dei dazi è spinoso anche per le tre big a stelle e strisce (di cui fa parte anche Stellantis in quanto proprietaria di Chrysler). Appena pochi giorni fa il President e CEO di Ford Jim Farley ha denunciato un impatto da dazi da 1,5 miliardi di dollari quest’anno, a livello di ebit adjusted. Al lordo l’impatto sull’utile operativo di Ford salirebbe invece a 2,5 miliardi di dollari. Le condizioni operative sono allarmanti, per esempio Ford trasporta ormai i veicoli prodotti nel Messico e diretti nel Canada tramite “bonded carrier”, sistemi di spedizione che non pagano i dazi Usa e lo stesso fa per le componenti.
Ford ha smesso di esportare in Cina, ma continua a usare la Repubblica Popolare come un hub per le forniture ai mercati asiatici. Quasi l’80% delle sue componenti rispettano le direttive USMCA che scudano i rapporti commerciali tra Stati Uniti, Messico e Canada, ma non mancano le criticità.
Pesano sui 2,5 miliardi di impatti lordi attesi dai dazi le previsioni sui prezzi delle materie prime (anche se l’85% dell’acciaio usato da Ford è made in Usa), pesano i dazi su alcune componenti importate dalla Cina e ci sono poi oggi dei motori che in Cina vengono spediti e subiranno l’impatto del nuovo contesto tariffario.
Stellantis: i nomi per la guida, un altro trimestre difficile, gli spunti sull'ibrido europeo
Di tutto questo Antonio Filosa, il Chief Operating Officer (COO) per le Americhe di Stellantis in predicato per l’incarico di CEO dell’intero gruppo è sicuramente, amaramente consapevole. Così come lo sono altri candidati ipotizzati dalla stampa globale come José Muñoz (nuovo CEO di Hyundai Motor) o Mike Manley, ex manager di punta di Stellantis oggi ad Autonation.
Ancora nel primo trimestre i ricavi netti globali del gruppo Stellantis hanno mostrato un calo del 14% a 35,8 miliardi di euro. La minore produzione in Nord America ha contribuito al calo del 9% delle consegne consolidate (1,2 milioni di veicoli circa).
La sospensione della guidance 2025 a causa delle incertezze legate alle tariffe doganali ha confermato l’aspetto strategico di questo dossier e contribuito a quel clima globale dei mercati finanziari che di fronte alle ultime trimestrali si chiedono prima se viene confermata la guidance e dopo come sono andati i tre mesi.
Le questioni sono tante, dalla logistica, alla catena di valore e approvvigionamento, dalla domanda alla risposta del mercato.
È una notizia positiva quella di oggi: ad aprile per la prima volta nell’anno Stellantis supera la quota di mercato di un anno fa nell’Europa a 30. Un po' come dire che smette di perdere terreno, che non è proprio lo stesso che dire che rimonta.
Luca Napolitano, Commercial Operations Officer per Stellantis, ha sottolineato un “trend positivo della raccolta ordini” e di una conferma della leadership nel segmento strategico delle vetture ibride.
L’anno scorso, su 100 auto nuove vendute nell’Unione Europea, 33 erano a benzina, ma quasi 31 erano ibride.
Ma intanto i maggiori mercati del Vecchio Continente erano in affanno: -0,5% l’Italia, -1% la Germania, -3,2% la Francia. Soltanto la Spagna ha chiuso un 2024 in crescita con oltre un milione di auto vendute (+7,1%!).
Anche sul fronte della produzione l’anno 2024 è stato difficile per le quattro ruote europee. La manifattura di auto nel continente è calata di un drammatico 4,6% ad appena 11,4 milioni di auto prodotte nel Continente a fronte di 10,6 milioni di veicoli venduti (+0,8%).
Il mercato insomma in Europa e in America è ancora fragile. Stellantis dichiara segnali di ripresa sia di qua, che di là dall’Atlantico, ma niente di davvero concreto.
E in questa incertezza il titolo affonda ancora.