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Bitcoin da record, cosa succede e come si investe

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
7 min

Nuovi massimi per la criptovaluta in attesa dell'halving. Ecco cosa è già successo e cosa bisogna sapere se si valuta un investimento

Bitcoin da record, cosa succede e come si investe

Bitcoin dei record. L’asticella della criptovaluta più famosa del mondo è stata alzata a 71.830,5 dollari appena venerdì scorso, questo il massimo storico che potrebbe essere solo una tappa dell’irresistibile ascesa dei corsi avviata ormai dal novembre 2022. I nuovi record hanno superato anche i massimi di maggio e novembre 2021, quando poi un duro ripiegamento aveva afflitto i portafogli in blockchain di mezzo mondo.

Bitcoin, cosa è successo con l'arrivo dei nuovi ETF

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, a partire dai nuovi ETF in Bitcoin che, nonostante le resistenze della SEC (la Consob Usa), hanno ufficialmente “sdoganato” i nuovi criptoasset. Se ne è parlato per mesi, ma soltanto lo scorso 10 gennaio la SEC ha infatti ufficialmente approvato ben 11 ETF “fisici” sul prezzo spot del Bitcoin, dando il semaforo verde Ai fondi che replicano la criptovaluta di colossi come la iShares di BlackRock, 21Shares, ARK Invest, Invesco, Franklin Templeton, Fidelity, Wisdom Tree, Bitwise, Hashdex, Valkirie e VanEck.

La notizia ha riacceso le quotazioni della criptovaluta di  Satoshi Nakamoto, ma non ha esaurito l’interesse per questo discusso asset, nonostante le criticità che pure sono emerse negli ultimi anni, anche ma non solo sul fronte regolamentare (dal caso della FTX di Sam Bankman-Fried a quello della Binance di Changpeng Zhao, due casi peraltro molto diversi). Mancano infatti pochissime settimane all’halving del Bitcoin 2024, stimato per la metà di aprile circa. Cosa è l’halving?

Bitcoin, cos'è l'halving di cui parlano tutti

L’halving – spieghiamo brevemente per i non addetti ai lavori – è un meccanismo importante dell’architettura del bitcoin: ogni 4 anni in pratica vengono dimezzati i nuovi bitcoin che vengono creati per ogni blocco minato dai famosi miner che tengono in piedi la blockchain di questa criptovaluta. Il concetto è semplice si dimezza la produzione di nuovi bitcoin.

Infatti è già previsto un tetto massimo per questa criptovaluta, è di 21 milioni di bitcoin. Attualmente circolano circa 19,7 milioni di bitcoin, ma chiaramente se la creazione di nuove monete virtuali si dimezza, si crea potenzialmente un “effetto scarsità” che infatti ha storicamente incoraggiato le valutazioni di questo volatile asset.

Bitcoin in Europa

Ma in pratica per un italiano come si può investire in bitcoin, frazioni e derivati?

Premesso che si tratta di investimenti ad alto rischio e che quindi bisognerà sempre dedicare alle criptovalute una frazione del portafoglio per bilanciare il pericolo di perdite rapide, ci sono molti sistemi in Italia e all’estero per investire in bitcoin, nelle sue frazioni e nei derivati che già da tempo circolano su questo asset.

Va premesso un primato europeo su questi asset che circola da tempo. In pratica l’Europa ha permesso prima degli Stati e autorizzato diverse operazioni sulle criptavalute, legiferando in materia con il regolamento Mica.

Ci sono già circa 130 ETP europei su criptovalute, quotati su diverse borse del Vecchio Continente come Parigi, Amsterdam, Francoforte e Zurigo (non ancora prezzo Borsa Italiana).

Gli ETP non sono altro che gli ETF di cui sopra (anche se poi possono avere caratteristiche particolari diverse da quelle specifiche dei neo-autorizzati americani). ETP sta per Exchange Traded Product ed ETF sta per Exchange Traded Fund, tecnicamente i seconde sono un sottoinsieme dei primi.

Bitcoin, broker e piattaforme, CFD ed ETF...

Ma restiamo per terra. Ci sono per gli investitori diverse cose da guardare: dalla piattaforma di scambio/broker online, che permetterà “fisicamente” di metterci soldi e vendere e comprare, al tipo di prodotto che si compra, alla varia famiglia di criptovalute (citiamo almeno, oltre il bitcoin, Ethereum e il collegato Tether collegato al dollaro; BNB, ossia il Binance Coin; Solana; Cardano; Dogecoin…).

Se si compra un ETF su bitcoin, bisogna sapere se si tratta di un ETF che investe sui future sul bitcoin (come quegli ETF approvati già nel 2021 dalla SEC Usa) o sul “bitcoin spot” o bitcoin fisico, come gli ultimi ETF approvati in America. Nel primo caso probabilmente si rischia di registrare in portafoglio una volatilità, ossia un’altalena dei prezzi, ancora maggiore di quella che si registrerebbe sul bitcoin fisico.

Uno dei sistemi più diffusi e rodati per l’investimento in criptovalute è il semplice ricorso a un’app, un’applicazione sul telefonino e/o sul PC che permette molto rapidamente di comprare e vendere.

I nomi più noti e diffusi sono Bitpanda, Coinbase, Kraken, Trade Republic, eToro, Degiro, ma si potrebbero citare anche XTB, Scalable, Capital.com, Ava Trade. Sono tanti insomma e si moltiplicano.  Spesso anche le banche commerciali offrono servizi di trading su criptovalute, ma in tutti questi casi è ovviamente importante sorvegliare costi e commissioni del broker/piattaforma/banca e anche cosa poi veramente si compra e vende.

Innanzitutto è utile capire la differenza tra un exchange, una “borsa” di criptovalute come Binance, che in pratica consente scambi diretti tra gli investitori (tu vendi un bitcoin, io lo compro), e un broker, che invece fa sempre direttamente da controparte negli scambi con i clienti (si vende e si compra sempre al broker, che ci guadagna, ma garantisce gli scambi e la liquidità). Le piattaforme sono in genere più complicate e senza garanzie su liquidità, velocità etc., ma più “economiche”, mentre i broker sono più semplici e immediati, ma leggermente più complicate.

Per esempio ormai anche Fineco offre una operatività sulle criptovalute, ma è possibile operare con CFD e knock out oppure con ETP armonizzati (i famosi ETF).

Cosa è un CFD (Contract for difference)? È un derivato negoziato fuori mercato (OTC) in questo caso con sottostante dei future su Bitcoin. Il gioco quindi si complica e non a caso in una scala da 1 a 7 l’indicatore di rischio dà un rischio massimo di 7, quindi è bene leggere attentamente il KID del prodotto, prima di ogni intervento.

Un altro strumento proposto da Fineco è il Knock Out. Cos’è? Anche in questo caso è un derivato e in particolare una categoria di opzioni con barriera collegate al bitcoin. In parole semplici ci sono due tipi di knock out in Fineco, intraday (quindi con operazione entro la giornata) e a 30 giorni lavorativi. Tutto viene semplificato nell’alternativa “up”/”down”: salirà o scenderà il prezzo?

Una cosa molto diversa sono gli “ETP su Bitcoin”. Fineco offre operatività sul BTCetc - ETC Group Physical Bitcoin (DE000A27Z304) e sul 21Shares Bitcoin ETP (ABTC) (CH0454664001).

Il primo, della tedesca ETC Issuance GmbH, è un’obbligazione al portatore di legge tedesca trattata in dollari, si chiama BTCE e ha grado di rischio 6. In pratica il BTCE è coperto da bitcoin fisici e quindi si ha una esposizione relativamente diretta. Ogni BTCE valeva alla data di emissione (giugno 2020) 0,001 bitcoin, ma il diritto si è ridotto nel tempo di una commissione del 2% l’anno (costi di gestione). In questo momento un BTCE vale circa 61,4 euro.

Il secondo ETP proposto da Fineco è il 21Shares Bitcoin ETP (ABTC). In questo caso è tecnicamente un’obbligazione non fruttifera ai sensi della legge svizzera con grado di rischio 7. L’incidenza dei costi è dell’1,61% Questo ETP cerca di replicare le performance del bitcoin basandosi sui prezzi in dollari di Cryptocompare. Il sito di 21shares spiega che questo ETP è al 100% garantito fisicamente dal bitcoin. In questo momento vale 22,6 euro.

Sono tutte soluzioni un po’ complesse e rendono l’idea della varietà dei prodotti concretamente offerti nel mondo delle criptovalute.

Diversi broker, spesso a canone mensile gratuito, offrono soluzioni più variegate e semplici. Come per tutte le soluzioni di investimento si dovrà vedere caso per caso e i rischi di perdere denaro sono concreti, statisticamente spesso dal 70 all’80 per cento (e oltre).

Restando sulle criptovalute e sul bitcoin va ricordato il tema del wallet: se si comprano criptovalute fisiche, per esempio su un exchange, spesso sarà necessario poi avere un “portafoglio” o “wallet” che può essere fisico, ossia la classica chiavetta magari a rischio di hacking o phishing o semplicemente smarrimento nel tempo, o software, come per esempio il connesso servizio di wallet di eToro.

In generale comunque i broker tendono a offrire strumenti che replicano l’andamento delle criptovalute e le loro performance e che consentono anche di esporsi per frazioni di valore, come per esempio appunto un millesimo di bitcoin.

Un lavoro di “replica” che è perfetto per gli ETF che infatti hanno saputo bene integrare questa asset class.