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Bond in valuta estera: rischio o opportunità?

di Enrico Danna pubblicato:
3 min

Un investitore italiano che voglia diversificare il proprio portafoglio, fa bene a considerare la possibilità di acquistare bond in valuta straniera? Rischi ed opportunità

Bond in valuta estera: rischio o opportunità?

Un investitore italiano che voglia diversificare il proprio portafoglio, fa bene a considerare la possibilità di acquistare bond in valuta straniera?

Questa operazione può essere considerata un’opportunità o, alla fine della fiera, determina solo un incremento dei rischi?

E, nella seconda ipotesi, quali possono essere, nello specifico, le negatività cui si può andare incontro?

Bond in valuta estera: occhio all’emittente

Innanzitutto, quando si acquista un titolo (qualsiasi esso sia), occorre analizzare la solvibilità e la solidità dell’emittente. Può essere un singolo Stato, la Banca Europea per gli Investimenti, oppure una Società pubblica o privata, quotata in borsa o meno. Uno dei parametri cui prestare attenzione, è sicuramente il “rating”, ovvero il grado di affidabilità che apposite agenzie internazionali, rilasciano all’emittente, sulla base dei requisiti economici, finanziari, patrimoniali presenti e prospettici.

I titoli che rientrano nella cosiddetta area “investment grade”, sono quelli che presentano un rischio di solvibilità alto e le cui probabilità di default (ovvero il non riuscire a far fronte agli impegni contratti, ergo risultare insolvente nel rimborsare i debiti assunti) sono estremamente basse, se non prossime allo zero. Viceversa, ci sono titoli decisamente meno appetibili, a livello di solidità patrimoniale, ma, proprio per questo, più remunerativi.

Il discorso è ovvio: se l’emittente è meno affidabile, per attrarre i risparmiatori, dovrà offrire condizioni a lui più vantaggiose, ovvero rendimenti più elevati. Così facendo, però, per la Società che emette le obbligazioni, il costo del debito, aumenta. Rischio e rendimento: occorre sempre soppesare le due voci e trovare il giusto equilibrio.

Bond in valuta: il rischio cambio

Oltre al rischio emittente, se si acquistano bond in valuta straniera, si corre anche il cosiddetto rischio valutario. Che, diciamo subito, può essere sia un rischio che una opportunità (la medaglia ha sempre due risvolti). Che cosa significa? Vuol dire che, ad esempio, acquistiamo un bond in dollari americani, oltre al tasso nominale che ci offre quel titolo, dobbiamo anche considerare che il valore di acquisto, delle cedole, di rimborso o di negoziazione, saranno influenzati dall’andamento del cambio euro/dollaro.

Nello specifico, potremmo trovarci in una situazione favorevole o sfavorevole a seconda della congiuntura economica delle due macro aree valutarie e delle conseguenti oscillazioni dei rispettivi valori di cambio. Fluttuazioni che potrebbero essere marginali o anche consistenti a seconda del periodo economico e della forza delle rispettive economie.

Lo stesso discorso vale, ovviamente, per tutti i bond emessi in valuta diversa dall’euro sapendo che, per sua natura, una obbligazione in dollari americani o in franchi svizzeri, daranno sicuramente meno patemi d’animo di un titolo emesso in rand sudafricani o in altre valute similari.

Ecco perché, quando si sceglie un titolo, occorre prima verificarne tutti gli aspetti, comprese le modalità con le quali si colloca all’interno del portafoglio investimenti. Un corretto mix, compatibile con esigenze, tempistiche e grado di rischio, è sempre la soluzione migliore.

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