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ChatGPT bloccato in Italia: è la fine dell’Intelligenza Artificiale? Cosa succede adesso

di Miriam Ferrari pubblicato:
3 min

Il Garante per la protezione dei dati personali ha bloccato l'utilizzo di chatGPT in Italia: per quale motivo e cosa succede adesso?

ChatGPT bloccato in Italia: è la fine dell’Intelligenza Artificiale? Cosa succede adesso

A poche settimane dal lancio della nuova versione chatGPT 4, tra l’entusiasmo e la curiosità degli utenti di tutto il mondo, arriva un colpo di scena: il Garante della Privacy ha bloccato l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in Italia a causa di problemi legati all’utilizzo e alla protezione dei dati.

È la fine dell’Intelligenza Artificiale? Che cosa succede adesso?

Si tratta, in realtà di una sospensione temporanea, in attesa della modifica della normativa legata alla protezione dei dati.

Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo e quali sono i motivi che hanno spinto il garante a sospendere l’utilizzo di chatGPT in Italia.

Stop a ChatGPT in Italia: ecco perché il Garante ha bloccato l’intelligenza artificiale

Facciamo un passo indietro e torniamo al 20 marzo scorso, nel momento in cui chatGPT aveva subito un’importante perdita di dati personali degli utenti. Queste ultime riguardavano principalmente delle conversazioni degli utenti, oltre a informazioni sul pagamento degli abbonati al servizio.

In merito all’accaduto, non è stata diffusa alcuna comunicazione agli utenti coinvolti e ciò ha fatto scattare i controlli e le antenne del Garante per la protezione dei dati personali.

Website Chatgpt Smartphone Chatbot Openai Website Afyonkarahisar Turkey February 2023 — Foto Stock

Quali sono i motivi del blocco di chatGPT

Uno dei motivi per cui il Garante per la Privacy ha bloccato chatGPT risulta proprio la mancanza di un’informativa sull’utilizzo dei dati personali: l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, quindi, rimane sospeso in Italia sino a quando non verrà modificata la normativa.

Ancora più grave – come ha spigato l’Autorità – sarebbe la mancanza di una base giuridica su cui sia possibile giustificare la raccolta e l’utilizzo dei dati personali per perfezionare e migliorare l’algoritmo.

Infine, la piattaforma chatGPT – amata o odiata che sia – prevede un utilizzo limitato: l’Intelligenza Artificiale non è a disposizione di tutti, in quanto il servizio è riservato ai cittadini che hanno compiuto almeno 13 anni.

In tal senso, non esiste nessun tipo di controllo o verifica dell’età anagrafica dell’utente, con il rischio di una diffusione capillare anche tra le fasce di popolazione più giovani.

Stop a chatGPT: cosa succede adesso?

Con il blocco di chatGPT in Italia si prospetta la fine dell’Intelligenza Artificiale?

Probabilmente no, in quanto la sospensione è meramente temporanea, sino a quando non verrà adottata una normativa chiara sulla privacy e sull’utilizzo dei dati personali degli utenti.

Ma che cosa succede adesso, dopo che il Garante ha bloccato l’utilizzo di chatGPT?

Dal momento del blocco sono scattati i 20 giorni di tempo entro i quali Open AI dovrà comunicare le misure adottate per accogliere le richieste e risolvere le problematiche denotate dal Garante per la protezione dei dati personali.

Qualora la società decidesse di non risolvere le problematiche sottolineate dal Garante della Privacy italiano, andrebbe incontro a una sanzione fino a 20 milioni di euro oppure fino al 4% del suo fatturato globale annuo.

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