Chip war: stop agli investimenti tech Usa in Cina, una questione commerciale?
pubblicato:La Casa Bianca blocca investimenti Usa nelle tecnologie "critiche" cinesi, dai microprocessori all'intelligenza artificiale. Ampio spettro per questa nuova barriera, ma ci vorrà un anno e anche l'Europa dovrà prendere una propria posizione

Ordine esecutivo della Casa Bianca: gli investimenti statunitensi in Cina su tecnologie “critiche” per la sicurezza nazionale devono essere fermati.
I progressi nei settori dei semiconduttori, della microelettronica, delle tecnologie quantistiche, dell’intelligenza artificiale in alcuni “Paesi sotto attenzione” (countries of concern) potrebbero potenziare la loro capacità di minacciare "la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
Perché questi Paesi sono impegnati in strategie complete e di lungo periodo che puntano a, facilitano o in altro modo supportano progressi in tecnologie e prodotti che sono critici per le capacità militari, di intelligence, di sorveglianza e “cyber” di questi Paesi.
Inoltre questi Paesi eliminano le barriere tra i settori civili e commerciali da un lato e i settori industriali militari e della Difesa dall’altro, non soltanto nel campo della ricerca e dello sviluppo, ma anche acquistando e redirezionando tecnologie all’avanguardia con l’obiettivo di ottenere il dominio militare.
Lo afferma Joseph R. Biden Junior, non Donald Trump e così dà il via a un’altra stretta commerciale sulla Cina, l’ennesima manovra anti-globalizzazione che all’insegna della sicurezza nazionale contrasta il libero mercato e la diffusione delle conoscenze in nome di un malinteso interesse nazionale che domani potrebbe essere rivolto anche contro l’Europa.
Ma stiamo sul pezzo.
In pratica la Casa Bianca impone la notifica di transazioni finanziarie che dagli States potrebbero investire denaro nelle tecnologie critiche nella Repubblica Popolare, a Hong Kong e a Macao (questi i “paesi critici”, ma potenzialmente domani la lista si potrebbe allargare).
Non solo la notifica, ma anche il divieto in molti casi.
Vengono infatti bloccate le transazioni sulle tecnologie critiche che saranno identificate dal governo Usa come pericolose. La lista di “tecnologie e prodotti critici per la sicurezza nazionale” potrà essere corretta, integrata, ridotta e così via, ma stabilisce in pratica una piattaforma di blocco degli investimenti tecnologici Usa verso il mercato cinese.
Ci vorrà comunque un anno prima che entrino in vigore i nuovi divieti e le nuove notifiche. Sembra inoltre che sia tagliato fuori il biotech.
Stop Usa a investimenti tech in Cina: ma quali tecnologie?
Il perimetro delle tecnologie da bandire è sostanzialmente ampio e generico:
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Semiconduttori e microelettronica: il Tesoro sta valutando il divieto di investimenti statunitensi in entità della Repubblica Popolare Cinese impegnate nello sviluppo di software per la progettazione automatica di apparecchiature elettroniche (EDA) o di attrezzature per la produzione di semiconduttori; di tecnologie per la progettazione, la fabbricazione o il confezionamento di circuiti integrati avanzati o per l’installazione o la vendita di supercomputer. Il Tesoro sta anche valutando la possibilità di richiedere la notifica degli investimenti Usa in entità cinesi impegnate nella progettazione, fabbricazione e nel confezionamento di circuiti integrati meno avanzati.
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Tecnologie dell'informazione quantistica: il Tesoro sta valutando la possibilità di proibire investimenti Usa in entità cinesi impegnate nella produzione di computer quantistici e in alcuni componenti; nello sviluppo di alcuni sensori quantistici o nello sviluppo di reti quantistiche e sistemi di comunicazione quantistica. Il Tesoro non sta attualmente considerando un obbligo di notifica separato per le tecnologie dell'informazione quantistica.
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Alcuni sistemi di intelligenza artificiale: il Tesoro sta valutando la possibilità di richiedere la notifica per gli investimenti Usa in entità cinesi impegnate in attività relative ai software che incorporano un sistema di intelligenza artificiale (AI) ed sono progettati per determinati usi finali che potrebbero avere applicazioni militari o di intelligence e rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale. Il Tesoro sta anche richiedendo commenti su come modellare un divieto degli investimenti degli Stati Uniti nelle entità cinesi impegnate in una serie ristretta di attività relative al software che incorpora un sistema di intelligenza artificiale ed è progettato per usi finali particolari con implicazioni per la sicurezza nazionale, ad esempio, per la sorveglianza militare. Il Tesoro accoglie con particolare favore il feedback sulle definizioni in questa categoria e le loro potenziali implicazioni e cerca di garantire che tali misure siano opportunamente adattate nel regolamento finale.
Come visto infatti i dettagli sono in fase di elaborazione e se ne possono ottenere ulteriori qui e qui.
Stop Usa a investimenti tech in Cina: ma quali operazioni finanziarie e di chi?
Saranno bloccati investimenti di cittadini statunitensi, di società sottoposte alle leggi USA (comprese quelle straniere sotto giurisdizione statunitense), “any person in the United States”. I vincoli potrebbero essere allargati per esempio a cittadini Usa a conoscenza diretta di transazioni operate da stranieri.
Saranno bloccati investimenti Usa (come sopra definiti) nel business sulle tecnologie critiche di persone straniere interessate dal provvedimento.
Alcuni tipi di investimento di cittadini Usa in attività di stranieri interessati dal provvedimento e che riguardano altre tecnologie critiche saranno invece oggetto di notifica.
Al centro dei divieti i cittadini statunitensi che dovranno notificare e al contempo non potranno svolgere determinate transazioni coinvolgenti questo ampio spettro di tecnologie critiche.
Saranno coperte dal bando anche certe operazioni di capitale (per esempio fusioni, acquisizioni, operazioni di private equity e venture capital), investimenti greenfield (un tipo di investimenti esteri diretti), joint venture e anche alcune transazioni per il finanziamento di debito di soggetti Usa.
Ci saranno però (forse) delle eccezioni specifiche per gli investimenti in alcuni titoli quotati Usa e in ETF.
In particolare i vincoli (divieti e notifiche) riguarderanno attività nelle tecnologie critiche di entità sottoposte a giurisdizione cinese, che hanno la sede principale nei Paesi della lista, che sono controllate da individui o entità di Repubblica Popolare, Hong Kong o Macao.
Stop investimenti Tech Usa in Cina, e l'Europa?
Il provvedimento è tutto da sviluppare e definire, con tutti i suoi dettagli e le sue genericità sarebbe facilmente aggirabile e abusabile al tempo stesso, ma ci vorrà appunto un anno.
Sicuramente il prossimo agosto potrebbe diventare un tema caldo in vista delle elezioni presidenziali 2024, anche se sostanzialmente Biden conferma la linea di Trump di sostanziale chiusura alla Cina in ambito tecnologico e di difesa e rafforzamento del dominio tecnologico globale Usa.
Bruxelles (e ancor di più Roma) sceglierà sempre Washington e le democrazie compiute al posto di Pechino o Mosca, ma questa polarizzazione domani potrebbe costarci molto, basti pensare alla perdita di proventi dai mercati cinesi incassata da ASML o al caso Pirelli o al rischio gli investimenti statunitensi nelle produzioni tecnologiche domestiche non soltanto soppiantino quelle cinesi, ma anche le poche europee.
La sicurezza delle nostre democrazie passa sempre di più per la tecnologia, ma allora anche la nostra sovranità tecnologica (europea, italiana…) andrà difesa da una china che per ora si è già dimostrata molto costosa per il Vecchio Continente.
Il dominio tecnologico statunitense in Europa e nel mondo ha avuto e ha le sue ombre, la tutela dei nostri dati, dei nostri prodotti e dei nostri affari nel settore va centralizzata e sottoposta al controllo democratico dell’Unione Europea perciò l’Italia e ancor di più l’Europa dovrebbero pretendere la dimostrazione del pericolo cinese, la sua misurazione scientifica e numerica, non la semplice asserzione del “pericolo giallo” che nessuno sottovaluta, ma nessuno neanche dovrebbe confondere con gli interessi di parte.
Sarebbe probabilmente la più corretta e necessaria ri-definizione dell’Atlantismo in questa epoca complicata che vede da decenni l’Europa sotto assedio geopolitico, energetico e tecnologico su più fronti.
Ma davvero pensiamo che il cavo o la stampante cinese inviino tutti i nostri dati all’uomo nero cinese?
Davvero una simile banale operazione di ingegneria inversa non è alla portata delle nostre autorità? Senza dimenticare che era Obama che sorvegliava le telefonate della Merkel con l’aiuto dell’intelligence olandese fra il 2012 e il 2014.
Detto questo i dati sono potere, ma sono soprattutto soldi in questa fase. Ormai in una singola auto ci sono migliaia di chip e tantissimi sono e saranno dappertutto domani, dal cellulare al tubo dell'acqua, forse al vestito o all'occhiale: di certo tanti tanti soldi.
Quanto alle tecnologie come l’intelligenza artificiale, che secondo i suoi stessi fondatori potrebbe mettere a rischio l’umanità intera, l’Unione Europea ha fatto bene a fare i propri regolamenti, ma il mercato resta dominato da tecnologie statunitensi.
Senza considerare che è più la sfida del motore di ricerca di Microsoft a quello di Google che altro, una montagna di miliardi e di dati, più che una questione di sicurezza nazionale.
Certo le implicazioni per la sicurezza ci sono, ma forse solo piattaforme comuni, trasparenza e condivisione tecnologica le potrebbero davvero affrontare in maniera appropriata.