Europa, titoli della Difesa in rally
pubblicato:Weekend di fuoco per Zelensky tra Washington e Londra. Giovedì von der Leyen porterà una proposta completa di riarmo europeo al Consiglio speciale UE, Londra si avvicina Bruxelles, al lavoro le maggiori cancellerie

In mezzo a tanta incertezza, un punto fermo sembra consolidarsi tra i mercati, la Difesa europea crescerà ancora e in maniera importante. L’avvio di ottava dei listini del Vecchio Continente, dopo la lite tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky e l’abbraccio tra il premier britannico Keir Starmer e lo stesso presidente ucraino, punta sui titoli bellici europei tutti premiati da acquisiti corposi.
Acquisiti sui titoli della difesa UE, a partire da Leonardo
Leonardo fa un balzo del 9,6% a 42,26 euro dopo un primo allungo a 45,5 euro. Ma anche il suo partner tedesco per i carri armati
Rheinmetall balza dell’11,25% a 1.117 euro. Gli acquisti sono poderosi su tutto il comparto.
La francese Thales guadagna l’10,31% e si porta a 211,4 euro, la sua connazionale Dassault Aviation fa un +12,33% a 276 euro, la britannica Bae Systems fa un balzo del 13,65% a 1.599 penny.
Ma il denaro premia anche la svedese SAAB Aktiebolag che segna un rialzo dell’8,12% a 345,48 corone.
Tornando a Piazza Affari anche Iveco, data la sua divisione Defence, segna un corposo guadagno di 6,91 punti percentuali a 16,16 euro, e Avio, nell’aerospazio ovviamente chiamato in causa, fa un rally del 6,63% a 18,02 euro.
Fincantieri si porta a 9,9 euro con un vantaggio di 4,81 punti sul riferimento (dopo un primo allungo a 10,31).
Acquisti diffusi insomma, ma c'è da subito una contropartita sulle finanze pubbliche UE con vendite diffuse sui titoli di Stato. L'altra faccia della medaglia sono infatti le spese dei governi europei per la difesa e in queste ore i mercati prezzano rendimenti in forte crescita per il rischio sui titoli di Stato. Il rendimento del BTP decennale italiano fa un balzo di 10 punti base al 3,57%, quello sul Bund tedesco aumenta di 8 punti base al 2,47% Lo spread si pone a 110 punti base, ma il debito è più caro per tutti, anche per Parigi e Madrid, segno che si avverte già una collegata pressione sulle finanze pubbliche europee.
Difesa, Londra si avvicina a Bruxelles sulle armi e si lavora a un piano da (ri)portare a Washington
Si stringono i legami a cavallo della Manica dopo la rottura tra Kiev e Washington seguita alla lite tra Zelensky e Trump culminata nella decisione del presidente ucraino di non firmare il celebrato accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti in un’ottica di pace.
Le diplomazie europee, già mentre Zelensky lasciava Washington per recarsi nella più amichevole cancelleria britannica a Londra, hanno avviato i tentativi di appeasement, modulando su vari toni la richiesta di un riavvicinamento dell’Ucraina all’alleato chiave statunitense, anche se non è più chiaro a questo punto quanto sia nei desiderata di Trump andare oltre le posizioni di Mosca per il futuro di Kiev.
Lo schema alternativo prende sostanza tra Parigi e Londra con l’idea di fornire per la sicurezza futura dell’Ucraina uno scudo armato europeo che possa prevenire nuove eventuali invasioni russe all’indomani della tregua. Un pilastro ancora instabile delle future trattative da porre alla base della tregua di un mese che in Europa si spera.
La Gran Bretagna getta il cuore oltre l’ostacolo annunciando un ordine di 5 mila missili leggeri multiruolo LMM per l’Ucraina, da produrre nell’impianto di Belfast della francese Thales. Un segnale non solo simbolico, visto che l’ordine vale 1,6 miliardi di sterline e Starmer sottolinea il raddoppio del proprio impegno, in stretta alleanza con gli alleati chiavi, affinché l’Ucraina abbia una voce forte al tavolo per una pace permanente nel Paese.
Ma anche l’Europa accelera. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha affermato: “Dobbiamo trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio indigesto per i potenziali invasori”.
Il meeting di alto livello a Londra comprendeva, oltre a rappresentanti dei maggiori stati europei, Canada e Turchia, il segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte, e il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa.
L’”urgenza” di cui von der Leyen parla per la sicurezza ucraina in vista del Consiglio speciale europeo di giovedì prossimo 6 marzo, acquista quindi un valore particolare.
Difesa, al consiglio europeo speciale del 6 marzo von der Leyen porterà un pacchetto completo per il riarmo
Si attende già in quella sede un pacchetto completo per il riarmo europeo che dovrebbe escludere le nuove spese militari dai vincoli del patto di Stabilità. La carota da offrire a Washington dovrebbe essere quella di un contingente armato di almeno 40 mila soldati europei da mandare in Ucraina a garanzia della pace, significa una spesa europea importante, ma anche un accoglimento dell’”Europa si difenda da sé” ripetuto da Trump in tutte le salse.
Senza l’appoggio logistico tecnologico aereo degli Stati Uniti resta impensabile, ma sarebbe un passo storico, mentre si ragiona sulle garanzie da chiedere alla Russia (forse contingenti di pace cinesi nei territori occupati che in parte dovrebbero passare a Mosca). La cornice Nato (presente appunto a Londra) sarebbe il terreno di confronto preferito con Washington, ma ogni passo a questo punto è da pesare (anche perché un piano di pace garantito dalla Nato in Ucraina potrebbe essere fumo negli occhi per Mosca).
Le posizioni sono però tutt’altro che granitiche, anche il governo italiano frena sull’invio di uomini, con toni diversi.
Gli uomini europei in Ucraina sono un punto anche dei piani di Parigi che riscopre una comunanza di vedute tra Emmanuel Macron e Starmer, un trait-d’union che unisce le due potenze nucleari in sede europea, ma il coinvolgimento in Europa di Italia e Germania è necessario da un punto di vista sia politico, che militare, inoltre senza l’appoggio degli Stati Uniti comunque non si potrebbe inviare in condizioni di sicurezza un contingente europeo in Ucraina.
Le incertezze non mancano in primo piano e dietro le quinte tra i vari Paesi membri, ma Friedrich Merz ha già affermato di volere rafforzare la dotazione militare tedesca e di voler lavorare per un rafforzamento dell’Europa e una sua maggiore indipendenza dagli Stati Uniti. Musica per le orecchie di Macron, anche se poi forse la probabile richiesta di condividere su scala europea la deterrenza nucleare potrebbe piacere meno a Parigi.
Altro nodo incerto giovedì prossimo sarà quella del finanziamento delle nuove spese del piano europeo di difesa, Eurobond? Quote di finanziamento nazionale per investimenti coordinati? E gli asset russi congelati, circa 230 miliardi di euro, saranno definitivamente requisiti come vorrebbe Starmer? E potrà essere ancora Zelensky a guidare l'Ucraina del dopo-guerra? Si dovrà chiarire anche questo.
Intanto stamane i titoli della difesa europea guadagnano già sulla certezza che, non si sa bene come, non si sa bene per quanto tempo, ma gli investimenti nel Vecchio Continente nel riarmo cresceranno.