Fed al bivio: parte la riunione più attesa dell’anno
pubblicato:Le vendite al dettaglio USA sorprendono al rialzo (+0,6% ad agosto), ma la Fed deve bilanciare un mercato del lavoro in rallentamento e le richieste aggressive di Trump per tassi più bassi. In Europa, lo ZEW tedesco rimbalza, mentre la produzione industriale dell’Eurozona mostra segnali timidi di ripresa

Powell sotto i riflettori
La riunione della Federal Reserve prende il via oggi, in un clima insolitamente carico di tensione per un meeting di politica monetaria.
A rendere più movimentata l’attesa c’è stata anche la decisione di una corte d’appello che, nella serata di lunedì, ha bloccato il tentativo dell’ex presidente Trump di rimuovere la governatrice Lisa Cook: la mossa le consentirà di partecipare al vertice, salvo nuovi sviluppi.
Al tavolo ci sarà anche Stephen Miran, appena confermato dal Senato come consigliere economico e pronto a prendere parte ai lavori.
Caso Fed–Lisa Cook
La Casa Bianca ha annunciato che presenterà ricorso in appello contro la decisione del tribunale che ha bloccato il tentativo del presidente Donald Trump di rimuovere la governatrice della Federal Reserve Lisa Cook.
Il portavoce Kush Desai ha dichiarato che il presidente ha agito “per giusta causa” e che l’amministrazione “si aspetta una vittoria definitiva sulla questione”.
Il mercato scommette su 25 punti di taglio
Il mercato scommette quasi all’unanimità su un taglio di 25 punti base mercoledì, ma l’attenzione sarà tutta sulle sfumature che il presidente Powell lascerà trapelare in conferenza stampa: toni più hawkish o più accomodanti faranno la differenza per le prossime mosse.
Al momento gli operatori scontano ulteriori tre tagli da un quarto di punto ciascuno entro fine 2025.
A giugno, le proiezioni del cosiddetto “dot plot” della Federal Reserve indicavano l’intenzione di mantenere i tassi reali – quelli nominali al netto dell’inflazione – intorno all’1%.
I future sui tassi prezzano sei tagli da un quarto di punto entro il 2026
Mercoledì arriverà un nuovo aggiornamento, ma i mercati sembrano già muoversi in direzione diversa.
I future sui tassi prezzano infatti sei tagli da un quarto di punto entro il 2026, ipotizzando un costo del denaro che scenda al di sotto del livello attuale dell’inflazione.
Le ragioni dietro le attese di taglio dei tassi
Le ragioni di questa scommessa sono due: da un lato la crescente preoccupazione dei funzionari della Fed per la tenuta del mercato del lavoro, dall’altro le forti pressioni politiche esercitate dal presidente Trump, che chiede un abbassamento dei tassi di ben tre punti percentuali.
Un livello che, anche con l’inflazione in linea con l’obiettivo del 2%, porterebbe i tassi reali in territorio negativo, condizione tipica delle fasi di crisi più che di espansione.
Wall Street potrebbe festeggiare, almeno per ora
Nel breve termine Wall Street potrebbe accogliere con favore un simile scenario, ma il rischio è che venga meno un ancoraggio fondamentale per l’economia, lasciando la banca centrale senza margini quando i “mari” si faranno più agitati.
Le vendite al dettaglio di agosto sono salite
Intanto, i dati macro USA hanno riservato qualche sorpresa. Le vendite al dettaglio di agosto sono salite dello 0,6%, il doppio rispetto alle attese (+0,3%) e in linea con il dato rivisto di luglio, segnalando una tenuta dei consumi nonostante il rallentamento dell’occupazione e le pressioni inflazionistiche.
La produzione industriale è cresciuta ad agosto
Ad agosto l’industria americana ha mostrato un piccolo segnale di ripresa. La produzione industriale è cresciuta dello 0,1% su base mensile, meglio delle attese che indicavano un lieve calo (-0,1%) e in recupero rispetto a luglio, quando era stata rivista a -0,4%. Su base annua il ritmo rimane positivo (+0,9%), anche se in rallentamento rispetto al +1,3% del mese precedente.
Un contributo importante è arrivato dal comparto manifatturiero, che ha segnato un +0,2% mensile, in controtendenza rispetto al -0,2% stimato dagli analisti e al -0,1% di luglio (rivisto da dato invariato). Anche qui, però, la crescita annua rallenta: +0,9% ad agosto contro il +1,3% rivisto del mese precedente.
Arrivano segnali contrastanti dall'economia dell'area euro
Sul fronte macroeconomico europeo, invece, arrivano segnali contrastanti. In Germania, dopo il forte scivolone di agosto, l’indice ZEW di settembre ha mostrato un rimbalzo deciso, risalendo a 37,3 punti dai 2,6 del mese precedente.
Una ripresa che riflette aspettative più positive per i prossimi mesi, ma che non basta a compensare la debolezza della valutazione corrente: la componente sulla situazione economica attuale infatti è scesa ulteriormente a -76,4 punti, quasi 8 in meno rispetto ad agosto.
Più incoraggianti, seppur sotto le attese, i dati della produzione industriale nell’Eurozona: a luglio è cresciuta dello 0,3% su base mensile, dopo il calo rivisto dello 0,6% di giugno. Gli economisti si aspettavano un incremento leggermente più robusto (+0,4%), ma il segnale resta comunque di una timida ripresa del comparto manifatturiero.
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