Francia, cade di nuovo il governo, impatto sulle borse
pubblicato:Lecornu fa un passo indietro poche ore dopo l'annuncio della nuova squadra di governo. Il presidente Macron accetta le dimissioni, Bardella chiede nuove elezioni e il mercato la prende male. Ecco cosa è successo nelle ultime ore

All’improvviso. Sono bastate poche ore alla nuova squadra di governo di Sebastien Lecornu per capire che quegli incarichi dell’esecutivo erano già carta straccia.
Il nuovo primo ministro, ancora voluto dal presidente francese Emmanuel Macron ha presentato stamane all’Eliseo le sue dimissioni e Macron le ha accettate, prendendo atto della nuova fase di una crisi politica che in Francia sembra davvero non finire mai.
Francia, la riproposta di un fronte macroniano impallina il nuovo governo
Le ragioni per il fallimento immediato del nuovo governo - è il mandato più breve della storia francese - c’erano tutte, ben chiare, già ieri sera.
Li abbiamo contati, compreso Lecornu, c’erano 10 nomi su 19 del nuovo esecutivo che ritornavano, confermando una forte continuità con quell’esecutivo di Bayrou caduto appena lo scorso 9 settembre.
Sono passati solo 27 giorni e siamo punto e capo, anche le doti diplomatiche di Lecornu, che d’altronde era già ministro delle Forze Armate nell’effimero governo Bayrou, non sono bastate.
Fallisce ancora, e non ce n’era davvero bisogno, la formula con cui Macron ha testardamente voluto degli esecutivi di fedelissimi che il Parlamento ormai disconosce apertamente da tempo con numeri bulgari.
Francia, l'Eliseo rischia di finire nelle mire della strana coppia Melenchon-Bardella
Era già chiaro che il governicchio non poteva sopravvivere politicamente e non sarebbe stato in grado di andare avanti.
Jean-Luc Melenchon, leader della France insoumise (terzo partito dell’assemblea con 71 seggi), aveva parlato ieri sera, dopo la lista di Lecornu, di “una processione di redivivi del partito repubblicano”.
Boris Vallaud, presidente del gruppo socialista (quarto partito dell’Assemblee con 68 seggi), ha denunciato l’ostinazione dei macronisti che portano ogni giorno un po’ di più il Paese nel caos”.
Jordan Bardella, che guida il partito lepeniano del Rassemblemant National che è leader all’Assemblea con 123 seggi tra diretti (ma RN è oggetto di una sorta di cordone ‘sanitario’ degli altri partiti che bocciano alleanze di governo) ha chiesto poco fa il ritorno alle urne, nuove elezioni insomma, dopo quelle già anticipate lo scorso luglio da una decisione dello stesso presidente Emmanuel Macron.
In molti ormai vedono proprio nell’Eliseo il bersaglio vero di questa insistita crisi politica. Sebbene non abbiano nulla in comune, proprio Melenchon e Bardella potrebbero stringere insomma un’alleanza contro la presidenza attuale, anche se poi la Costituzione lo blinda per cinque anni fino al 2027.
Con la crisi in corso e declassamento del rating del debito pubblico francese, la caduta dell’effimero governo di Lecornu è d'altronde un’altra sconfitta lampante di Macron. L’unica alternativa sarebbe un mandato a un politico socialista o di sinistra per un nuovo governo che dovrebbe dare le carte in Parlamento per ottenere nuove maggioranze.
Non esiste il voto di fiducia in Francia, ma se poi ogni proposta del governo viene bocciata, come sarebbe stato probabile per il nuovo esecutivo Lecornu, sorge un problema.
Francia, i numeri ancora pressanti del deficit
I numeri economici della Francia mostrano un debito elevato (debito/Pil sul 115%) e soprattutto un deficit preoccupante (5,4% la previsione di quest’anno).
Proprio il nodo dei tagli alla spesa pubblica da effettuare per ricondurre nell’alveo della sostenibilità la dinamica dei conti pubblici è stato poi il perno su cui la leva dei partiti anti-macroniani ha facilmente scalzato gli ultimi esecutivi.
I niet sugli interventi di una maggior contributo dei ceti più ricchi non hanno lubrificato le trattative, hanno anzi aumentato gli attriti. I Socialisti chiedono una ‘Zucman tax’, ossia una tassa del 2% sulla ricchezza sopra i 100 milioni di euro che potrebbe forse portare fino a 20 miliardo di euro l’anno. Di certo i mercati oggi non l’hanno presa bene e mandano un messaggio sempre più chiaro a Parigi e all’Eliseo.
Francia, i mercati vendono francese, dura reazione alla nuova crisi
Vendite violente colpiscono i titoli di Stato francesi: il rendimento dell’Oat in crescita di 7 punti base al 3,58% mette in difficoltà tutto il sovereign Ue che accusa il colpo con diffusi alleggerimenti delle posizioni.
Troppo presto per invocare il TPI della BCE (lo strumento straordinario con cui l’Eurotower potrebbe intervenire in caso di problemi nel meccanismo di diffusione della politica monetaria), sicuramente un costo del debito francese alla pari di quello italiano e con 86 punti base sul Bund tedesco non rallegra le cancellerie.
Anche l’azionario francese subisce un duro colpo con performance del Cac 40, il corrispondente del Ftse MIB italiano, che segna un sonoro -1,58%
Come spesso accade sono proprio i titoli finanziari a incaricarsi di veicolare il clima risk-off dei mercati. Si segnalano così forti vendite su Societé Generale (-6,21%), BNP Paribas (-4,63%) e Credit Agricole (-4,2%) Va male anche il colosso assicurativo Axa (-3,67%).
Sull’indice i movimenti non sono drammatici, anche se i primi affondi a 7.909 punti hanno compromesso i livelli chiavi di area 7.950 che proprio nelle ultime sedute l’indice aveva cercato di portarsi alle spalle.
Più pericoloso il quadro grafico di SocGen, per ora tengono i supporti di area 52,1-52,4 euro (top del 10 luglio e media mobile esponenziale oggi a 52,4), ma se nuove vendite dovessero portare i prezzi sotto i minimi del 26 agosto a 50,9, allora si potrebbe configurare un doppio massimo a 59,42 euro con un dannoso target in area 42,5 che riporterebbe i prezzi sui livelli di marzo.
Le prossime roventi giornate politiche francesi, dopo la caduta di governo più veloce della storia d’Oltralpe, forniranno, forse, indicazioni più chiare.