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Germania in recessione tecnica, arriva la bolletta

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

L’inflazione pesa sui consumi e il secondo trimestre in rosso porta Berlino ufficialmente in recessione tecnica. Solo un piccolo passo indietro o qualcosa di peggio? Le previsioni in realtà migliorano e il primo trimestre del 2023 mostra un balzo del 6% sul primo quarto del 2022. Insomma il quadro è complicato, ma può essere decisivo per l’Europa

Germania in recessione tecnica, arriva la bolletta

Brutto maggio per la Germania, l’economia ha infatti inviato ai mercati una sfilza di dati economici negativi. L’ultimo venerdì scorso ha chiuso questa brutta sequenza con un -0,3% del Pil del primo trimestre tedesco sul quarto trimestre del 2022. Già negli ultimi tre mesi dell’anno scorso il Pil tedesco aveva perso lo 0,5% sul trimestre precedente. La definizione di due trimestri in calo ognuno sul precedente è recessione tecnica.

L’economia che da sola copre circa il 30% del Pil europeo ed è il primo partner commerciale di metà dei Paesi membri è insomma malata. Ma è solo un raffreddore o una malattia più pesante?

Germania, la corsa dei prezzi sfianca il gigante

Il comunicato dell’Istat tedesca (Destatis) è chiaro sull’analisi. La persistenza di prezzi elevati all’inizio dell’anno ha frenato l’economia e in particolare la spesa finale delle famiglie per i consumi che infatti nel periodo è calata dell’1,2%. Questi consumi privati tedeschi coprono da soli più del 50% del Pil, quindi, come in tutte le economie avanzate, fanno la differenza.

Insomma sono arrivate le bollette e gli scontrini dei supermercati e anche i consumatori tedeschi hanno tirato la cinghia, frenando la crescita generale dell’economia.

Le famiglie tedesche hanno speso meno in cibo e bevande, abbigliamento, mobili. Hanno anche comprato meno auto, anche se pesano stop a incentivi sulle plug-in e riduzione di quelli dell’elettrico.

Lo stato comunque spende meno, anche perché il rientro dal Covid è stato più lento economicamente in Germania, che altrove.

Il quadro generale è però molto europeo: il carovita si è radicato e i consumi non gli vanno più dietro.

In Germania infatti ad aprile i prezzi degli alimentari sono balzati del 17,2%, meno del 22,3% di marzo, ma comunque a un ritmo insostenibile per i carrelli. Rincari dappertutto dai latticini, ai cereali, al pesce, allo zucchero. L’alimentare guida l’inflazione generale tedesca al rialzo e minaccia i consumi.

A questo carrello pesante anche le famiglie tedesche arrivano dopo la botta delle bollette energetiche.

L’inflazione generale di aprile però è scesa al 7,2% dal 7,4% di marzo (sotto le attese). Quindi qualche segnale positivo c’è stato.

I prezzi dell’energia sono cresciuti del 6,8% quel mese. A marzo c’era stata una frenata al 3,5%, ma è stato lo shock energetico collegato alla guerra in Ucraina a stravolgere i dati. Destatis evidenzia che i prezzi dell’energia delle famiglie nell’aprile del 2023 mostrano un +21,1% sull’aprile del 2022.

Sono spese che erodono i bilanci familiari da più di un anno. Anche l’elettricità in un anno è cresciuta del 15,4% mentre il riscaldamento aumentava del 12,3% Sono dati che logorano.

Germania, i numeri del gigante

Il rallentamento era nell’aria, ma è utile riassumere qualche numero della Germania per capire meglio.

Nel 2021 (alla stessa data i quadri rapidi dell’FMI) la Germania ha registrato un Pil di poco più di 3.600 miliardi di euro. In pratica un terzo dell’economia europea, basti pensare che la Francia è a 2.500 miliardi e l’Italia a 1787 miliardi di euro.

Più del 52% del Pil sono appunto i consumi privati, ma c’è comunque anche tutto il resto.

La famosa industria tedesca, la prima manifattura d’Europa. Lì per fortuna le cose vanno bene. La produzione manifatturiera è cresciuta rispetto al primo trimestre 2022 del 3,2%, specialmente grazie ai veicoli a motore, ai rimorchi e ai semirimorchi. Ma il prodotto lordo di alcuni settori energivori come la produzione chimica e di metalli di base ha segnato un altro pesante calo e anche le costruzioni segnano il passo.

Eppure ci stanno provando. L’occupazione è forte in Germania, nel primo trimestre ha sfiorato i 45,6 milioni di persone, in crescita in un anno di 446 mila lavoratori (+1%). Il tasso di disoccupazione tedesco è soltanto del 5,6% (anche se in leggerissima crescita negli ultimi mesi).

L’indice PMI manifatturiero preliminare di maggio delude le attese con quota 42,9 punti, in netta fase di contrazione.

Un rallentamento con indicazioni ancora forti dal lavoro e dalle pressioni dei prezzi che si confermano però incentrate sul settore servizi, mentre all’importazione ci sono miglioramenti.

Per l’industria gli ordini in calo e la produzione che gli va dietro confermano che il clima è già cambiato e per la prima volta negli ultimi cinque mesi il pessimismo ha prevalso.

Germania, i segnali positivi

Non mancano comunque anche diverse indicazioni positive. L’economia tedesca mostra nel primo trimestre una crescita annuale del 6%. Rispetto insomma al primo trimestre del 2022 ha fatto un rally. Il rapporto debito/Pil della Germania è il più sano delle grandi economie, 66,3% a fine 2022.

L’inflazione, come detto, è in rallentamento dal 7,4 al 7,2%.

I salari dei lavoratori lordi nel primo trimestre sono cresciuti del 6,3% rispetto a un anno fa e i redditi immobiliari o imprenditoriali del 9,9% La media degli stipendi è cresciuta nel primo trimestre di un 5,7% lordo in un anno. Anche il salario minimo è stato aumentato lo scorso ottobre 2022.  Il rischio di una spirale salari-inflazione però non è stato vinto, perché in media i lavoratori hanno comunque perso potere di acquisto a fronte dei prezzi galoppanti.

Berlino insomma è a metà del guado e, se arrivano timidi segnali di miglioramento dopo un inverno di decoupling da gas russo meno duro delle attese, non mancano i segnali di debolezza.

Sui consumi soprattutto.

Ora qualcuno teme una “mild recession”, una recessione moderata nel 2023, anche se appena poche settimane fa la Commissione rivedeva le previsioni per l’anno tedesco da un -0,6 a un +0,2% del Pil. Il rischio che questi 12 mesi siano per la Germania e per il resto d’Europa un po’ più duri cresce. Ma le variabili rimangono davvero tante. Anche a Berlino.