Risiko, un calendario che stringe su Mediobanca

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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In vista dell'assemblea chiave del 16 giugno si pesano gli schieramenti. In gioco non soltanto l'offerta su Banca Generali, ma anche le mire di MPS

Risiko, un calendario che stringe su Mediobanca

Sta per cominciare un giugno rovente per Mediobanca. L'amministratore delegato Alberto Nagel dovrà ottenere il 16 giugno 2025 in assemblea una maggioranza sostanziale per il suo piano di conquista di Banca Generali.

Per Nagel questo progetto di un polo di wealth management (Mediobanca + Banca Generali) è alternativo alla conquista della stessa Mediobanca da parte di MPS.

A Siena l’ad del Monte dei Paschi Luigi Lovaglio la pensa diversamente: le due cose potrebbero stare insieme.

Qualche data può aiutare a chiarire il quadro.

Mediobanca, il calendario recente del risiko chiarisce

Il 25 novembre scorso Unicredit ha annunciato un’offerta pubblica di scambio sul Banco BPM (è in corso e durerà fino a luglio, anche se l’ad Andrea Orcel ha sostanzialmente dichiarato che le condizioni imposte dal governo con il golden power non la rendono più conveniente da un punto di vista economico).

Il 24 gennaio 2025 MPS ha annunciato un’offerta di scambio su Mediobanca. I soci principali di MPS sono diventati governo (11,73%), Delfin/Eredi Del Vecchio (9,78%) e Caltagirone (5%) con l’appoggio esterno di Banco BPM e Anima. L’impressione generale è che l’idea di un terzo polo MPS-Banco BPM sostenuta da Caltagirone, Delfin e governo si stata frustrata dall’offerta di Unicredit per lo stesso Banco BPM.
Così si dirige MPS su un’offerta di scambio con Mediobanca. Si crea un potenziale ponte che tramite le quote importanti di Caltagirone e Del Vecchio passa da MPS a Mediobanca a Generali, dove gli stessi sono azionisti di peso.

Una battuta di arresto arriva il 24 aprile 2025 con l’assemblea di Generali: la lista di maggioranza di Mediobanca sostenuta dall’ad Alberto Nagel (ha il 13,1% della compagnia assicurativa triestina) ottiene l’appoggio dell’assemblea alla sostanziale riconferma del consiglio di amministrazione del Leone di Trieste.

Mediobanca, le idee diverse di Nagel e Lovaglio

Pochi giorni dopo un altro colpo di scena: il 28 aprile 2025 Mediobanca annuncia un’offerta pubblica di scambio su Banca Generali. La banca guidata da Alberto Nagel propone in pratica le proprie azioni di Generali in cambio di quelle della sua controllata Banca Generali.
Quindi il cda di Generali, appena nominato dalla stessa Mediobanca, dovrà decidere se scambiare la maggioranza di Banca Generali (poco più del 50%) con azioni proprie, circa il 6,5% del proprio capitale.

Il piano per il polo del wealth management di Nagel romperebbe il legame storico Mediobanca-Generali che dura da quasi 70 anni, ma potrebbe forse scaricare le ambizioni di Caltagirone e Delfin direttamente su Generali, conservando l’indipendenza di Mediobanca oggi a rischio.

Questa almeno l’idea di Nagel, che però si scontra con quella di Luigi Lovaglio, che con MPS tenta di rilevare una banca tanto diversa e leggermente più grande di quella senese, ossia la stessa Mediobanca.
Per Lovaglio l’eventuale conquista di Banca Generali da parte di Mediobanca non è un problema per la sua offerta sulla stessa Mediobanca, i due scenari sono complementari e in fondo il manager aveva sempre detto che Generali non era strategica nelle sue intenzioni.

L’ad di MPS ha ottenuto un forte appoggio all’assemblea del 17 aprile 2025 e, come Nagel, nelle ultime settimane ha viaggiato molto all’estero per cercare di portare dalla propria parte i grandi investitori di Mediobanca che potrebbero consegnargli le azioni (dopo le cedole siamo a 2,533 azioni di MPS per ogni azione di Mediobanca, che significa oggi uno sconto del 12% circa). 

Ma veniamo alle prossime date. 

Mediobanca, il calendario stringente per l’assemblea

Il prossimo 4 giugno 2025 si riunisce il patto di consultazione di Mediobanca. Riunisce in accordi storicamente a sostegno del management guidato da Alberto Nagel l’11,87% del capitale: azionisti di peso non solo finanziario come Mediolanum (3,49%), la Finpriv all’1,72% di Mediobanca divisa tra le stesse Generali, Pirelli, Stellantis, TIM e Unipol (a riprova della complessità degli intrecci), i Gavio, il gruppo Lucchini e molti altri. Si riuniscono le forze per la prossima assemblea del 16 giugno 2025 di Mediobanca che dovrà appunto approvare o bocciare l’offerta su Banca Generali.

La situazione per l’assemblea sarà quella congelata il 5 giugno 2025, la record date per la comunicazione sulle titolarità di diritto di voto all’assemblea di Mediobanca.

Mediobanca, gli schieramenti

Gli schieramenti prendono dunque inevitabilmente forma. In molti casi non si hanno posizioni esplicite, ma deduzioni derivanti dalle ultime mosse in questo complesso scenario di consolidamento bancario.
Per esempio chi ha votato all’assemblea di MPS a favore dell’offerta potrebbe bocciare la proposta di Mediobanca per un’offerta su Banca Generali. Ma anche questa linea di pensiero non è unanime.

Pochi giorni fa Il Sole 24 Ore evidenziava che secondo Lorenzo Pelliccioli, consigliere di Generali e presidente di De Agostini, non sarebbe razionale approvare l’offerta di Mediobanca su Banca Generali in assemblea e poi consegnare le proprie azioni di Mediobanca all’offerta di MPS.
Mediolanum, numero uno del patto di consultazione di Mediobanca, però al contempo diceva che anche i consulenti (i cosiddetti proxy advisor) si erano divisi e che sulla carta entrambe le operazioni potevano quindi essere considerate valide.

Di conseguenza se sembra pacifico che il patto di consultazione con l’11,87% di Mediobanca appoggerà l’offerta per Banca Generali, non è detto che alcuni suoi componenti, come Mediolanum poi non accettino anche di consegnare le proprie azioni a Caltagirone e Delfin.

Il quotidiano MF-Milano Finanza, grande osservatore di questa partita, ha sottolineato che dal 24 aprile scorso è stato scambiato circa il 15% del capitale di Mediobanca in Borsa con sedute frenetiche come quelle della prima metà di maggio e anche le ultime due.

Quindi il quadro delle partecipazioni nel gruppo potrebbe essere mutato in vista della prossima scadenza del 5 giugno.

Caltagirone ha sulla carta il 7,4%, ma potrebbe avere sfiorato il 10% (oltre il 9,99% ci vuole il via libera della BCE), Delfin già al 19,81% non può aver superato il 20% per gli stessi problemi autorizzativi.
Ma poi c’è Enasarco che avrebbe costruito secondo La Stampa una quota del 2% su input del governo e quindi potrebbe votare contro l’operazione Mediobanca-Banca Generali.
All’ultima assemblea di MPS hanno votato in favore dell’operazione su Mediobanca gli istituzionali Vanguard, Norges Bank, Fidelity e Amundi, che assommerebbero un 7,9% del capitale di Mediobanca che quindi potrebbe votare contro l’operazione su Banca Generali a favore degli orientamenti di Caltagirone e Delfin.

Ma i fondi spesso seguono le indicazioni dei proxy advisor nelle assemblea e un pezzo da novanta per la consulenza assembleare come ISS suggerisce agli azionisti di Mediobanca di votare a favore dell’offerta su Banca Generali. D’altronde lo stesso ISS ha suggerito di votare contro l’offerta di MPS su Mediobanca, quindi mantiene un approccio coerente.

A favore di Nagel sarebbe anche BlackRock che ha il 3,5% circa di Mediobanca, ma non si possono escludere sorprese dell’ultimo minuto.
Unicredit ha costruito dal niente una posizione del 6,5% su Generali che poi ha allineato alla lista di Caltagirone-Delfin: dopo i forti volumi delle ultime sedute, non è da escludere che abbia comprato anche qualcosa di Mediobanca.

Né si può escludere, come successo in passato in Generali, che dei prestiti titoli dell’ultimo momento, influenzino stavolta in Mediobanca i rapporti di forza.

Di certo ancora le prossime settimane del risiko saranno caldissime anche per Mediobanca.